Se per la provincia di Trento l’aeroporto Catullo di Verona rappresenta (almeno per l’ex maggioranza di centro sinistra autonomista uscita fortemente battuta dalle elezioni provinciali dove ha trionfato la Lega) un investimento strategico per assicurare al Trentino i collegamenti internazionali e, come tale, assicurerà il proprio apporto all’aumento di capitale, viceversa gli azionisti storici dello scalo, il comune e la provincia di Verona, preferiscono lasciare favorendo così la crescita della quotadell’azionista privato Save.
Una situazione criticata da Dario Balotta, presidente di Onlit (Osservatorio sui trasporti): «non partecipare all’aumento di capitaledel Catullo Spa lanciato da Save Spa da una parte dei soci pubblici racchiusi in Aerogest è un errore strategico e ciò vale in particolare per il comune e la provincia di Verona che vedranno ridursi proporzionalmente il valore della loro partecipazione dello scalo scaligero».
Secondo Balotta «così facendo s’indebolirà la presenza pubblica a favore di Save che già può contare del controllo societario fino a tenere “strozzato” il Catullo e in “naftalina” lo scalo di Montichiari, favorendo così l’aeroporto di Venezia e di Treviso, dove Saveha i suoi interessi principali».
Emerge intanto con la recente nota della Corte dei Conti che il comune di Villafranca non poteva cedere le sue quote dell’aeroporto Catullo senza gara, cosa sostenuta anche dall’Anac. «Questa nuova censura dei magistrati amministrativi vale come avvertimento ai soci pubblici di non cedere il controllo a Save senza osservare le normative vigenti – sottolinea Balotta -. Dello stesso tenore è stata la lettera inviata dall’Onlit al collegio dei sindaci di Catullo qualche giorno fa. Ora ci attendiamo che il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, anche tramite l’Enac prenda i dovuti provvedimenti normativi per “riavvolgere” la pellicola di un brutto film che sta lasciando in asso il territorio del Garda, senza attendere l’esito delle indagini della Magistratura. Il danno erariale è evidente, come anche la diluizione delle quote pubbliche a favore della Save in netto contrasto con quanto riportato nei pareri deliberati da Anac, Antitrust e Corte sei Conti».
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