Elezioni in Trentino: anche qui l’esito delle urne cambia completamente il panorama politico locale, con il centro destra che si affermalargamente doppiando praticamente il centrosinistra a trazione Pd, mentre le forze autonomistiche escono decisamente ridimensionate, sia quelle che hanno gareggiato da sole (Patt, Autonomia Dinamica) che all’interno della formazione di centro destra.
Il sottosegretario alla sanità Maurizio Fugatti incassa oltre 123.000 voti alla guida di una colazione di centro destra che vede la Legalargamente primeggiare con oltre il 27% dei voti, doppiando il Pd fermo al 13,97% e il Patt fermo al 12,97% che ha subito un vero e proprio sboom rispetto alle elezioni del 2013. Sotto le attese il risultato di M5s che si ferma al 7,24% (contro l’attesa di un risultato a doppia cifra).
All’interno della coalizione di centro destra, detto della Lega, le altre otto formazioni politiche hanno avuto un ruolo di mera testimonianza e di vettore per la rielezione dei loro promotori, visto che navigano tutte attorno al 2%–4%, con uno, massimo duerappresentanti eletti ciascuna, con l’eccezione di Fratelli d’Italia che non riesce ad esprimere eletti. Scarso anche l’apporto di Forza Italia che, nonostante la mobilitazione di Silvio Berlusconi, non è riuscita ad andare oltre il 2,81%. Da segnalare che ben 9 formazioni politiche delle 22 in lizza non sono riuscite a conquistare seggi, testimoniando come l’eccessiva parcellizzazione dell’offerta politica sia poco gradita dall’elettorato.
Da parte sua, la Lega ripercorre i fasti della DC di un tempo con ben 12 consiglieri eletti oltre il presidente, il doppio del record storico di tre legislature addietro e una tale forza le consentirà di avere in mano le leve del potere per agire sul cambiamento promesso in campagna elettorale per disincrostare l’Autonomia speciale dal sistema di potere messo in piedi in decenni di governo dal centro sinistra. Anche se per Fugatti non sarà facile mettere assieme una squadra di governo capace di incidere rapidamente su una “macchina” provinciale guidata da dirigenti spesso legati ai potentati del centro sinistra che li ha nominati. E da lavorare ci sarà anche sulla vasta galassia delle società e degli enti funzionali di cui la Provincia di Trento si è dotata negli ultimi anni per sfuggire agli obblighi del pubblico per agire nel campo dell’economia e della ricerca, che potrebbero a ben ragione fungere da volano per il recupero della distanza dall’Alto Adige che negli ultimi dieci anni si è alargata fino a 10 punti di Pil.
Tornando agli sconfitti, sia il candidato presidente Dem, Giorgio Tonini, che il presidente della Provincia uscente, Ugo Rossi del Patt, si sono congratulati con Fugatti per la clamorosa vittoria. «Mi sono complimentato con Maurizio Fugatti, perché è il nuovo presidente e gli ho augurato buon lavoro – ha dichiarato Tonini -. La nostra opposizione sarà intransigente sulla difesa dell’autonomia, perché vediamo una contraddizione con l’impostazione nazionalista di Salvini. Avremo invece un atteggiamento selettivo quanto alle proposte di governo e sosterremo ciò che ci convince, per essere costruttivi sulle questioni di governo in Consiglio provinciale».
Tonini analizza anche una delle ragioni della sconfitta: «per la nostra coalizione la rottura con il Patt ha reso impossibile una missione già difficile. Il fatto però che il Patt abbia tenuto è una buona notizia. C’è un percorso comune da ricostruire e non ho mai smesso di sperare in un riavvicinamento. Questo risultato è una conferma di quello delle politiche, aggravato dalla rottura col Patt». E se il Patt non si fosse impuntato sulla candidatura di Rossi a prescindere (nonostante in non eccellente risultato conseguito durante i cinque anni a sua guida dell’Autonomia), il risultato delle urne avrebbe potuto anche essere diverso. Ancora un esempio di come i personalismi in politica non paghino e, soprattutto, non formino i leader e, tantomeno, gli statisti capaci di vedere oltre il loro stretto interesse personale.
Del risultato in Trentino Alto Adige si congratula il presidente del Consiglio regionale Veneto, Roberto Ciambetti, secondo cui «il risultato elettorale in Trentino e Sud Tirolo conferma il mutamento profondo dello scenario politico in un andamento che non è solo italiano, pensiamo a quanto è accaduto in Baviera, Belgio in Lussemburgo. Il voto di Trento e Bolzano è un voto europeo, va proiettato nel grande cambiamento che sta segnando una Europa che ha sostanzialmente sfiduciato la classe dirigente che l’ha guidata negli ultimi decenni – i cittadini hanno abbandonato una classe politica succube alla grande finanza, una classe politica succube alle agenzie di Rating che vorrebbero determinare con le loro AAA e con l’arma dello spread le condizioni di vita e i destini di intere nazioni».
Per Ciambetti «i Trentini e i Sudtirolesi hanno scelto di scrivere la storia e penso che assisteremo nei mesi a venire a una forte innovazione non solo nelle loro province ma nell’intero NordEst nel rispetto delle singole specificità, ma anche nella coscienza delle opportunità che il fare squadra assieme può aprire».
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