Vertice interregionale pesca del NordEst sull’istituzione di un Sic in alto Adriatico

Pan: «l’istituzione di nuove aree marine protette non  penalizzi pescherecci e acquacoltura». Zannier: «preoccupazione sull’attività ittica». Caselli: «coniugare la salvaguardia con l’attività dei pescatori». 

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pesca del NordEst

Il mondo della pesca del NordEst chiede lo stop all’istituzione da parte del ministero dell’Ambiente, in ossequio alle direttive europee, di nuove aree Sic (Siti di interesse comunitario) e Zps (Zone di protezione speciale) nell’alto Adriatico per la salvaguardia di specie marine vulnerabili come delfini e tartarughe, oltre a vari tipi di uccelli migratori, per consentire il completamento del monitoraggio avviato dai Gruppi di azione locale della pesca (Flag) finalizzato all’elaborazione di una proposta di delimitazione di zone di tutela più ristrette e rapportate all’effettive necessità di salvaguardia delle specie a rischio, in modo da evitare pesanti ricadute sul comparto ittico.

È l’appello contenuto nel documento sottoscritto dagli assessori regionali all’agricoltura e pesca di Emilia Romagna (Simona Caselli), Veneto (Giuseppe Pan) e Friuli Venezia Giulia (Stefano Zannier) e inviato al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, e per conoscenza anche al titolare delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo (Mipaaft), Gian Marco Centinaio, a conclusione dei lavori del Comitato di gestione del Distretto di pesca Nord Adriatico, organismo per la gestione di programmi e progetti comuni per lo sviluppo del settore della pesca marittima e dell’acquacoltura, di cui fa parte anche un rappresentante dello stesso Mipaaft.

La riunione è stata convocata dall’assessore friulano Stefano Zannier, coordinatore pro-tempore del Distretto, per fare il punto della situazione alla luce delle preoccupazioni espresse dalle categorie interessate per l’impatto negativo che la prevista nascita di un’area marina protetta di grandi dimensioni, la fascia compresa entro 12 miglia dalla costa adriatica che parte da nord di Ravenna e arriva fino alla laguna di Grado, con annesse misure di tutela, rischia di avere sul settore della pesca marittima e dell’allevamento di molluschi delle tre Regioni interessate. Di qui la richiesta dei tre assessori regionali di una sospensione dell’iter burocratico-amministrativo per la nascita delle nuove aree marine protette, per una valutazione più approfondita delle questioni sul tappeto.

«Nessuno di noi nega la necessità di intervenire con norme e strumenti adeguati – sottolinea l’assessore regionale all’agricoltura e pesca dell’Emilia-Romagna, Simona Caselli – per assicurare la tutela di specie marine meritevoli di una particolare azione di salvaguardia come i delfini e le tartarughe, la cui popolazione è peraltro in crescita negli ultimi anni. Al tempo stesso, non si possono sottovalutare le ripercussioni negative che norme eccessivamente rigide e mal congegnate potrebbero avere su un comparto che in Emilia Romagna annovera 600 imprese per la pesca marittima e oltre 2.100 allevamenti di molluschi (vongole e cozze), per un totale di oltre 4mila occupati».

«Le sorti della flotta peschereccia dell’Alto Adriatico e le prospettive di sviluppo sostenibile della piccola pesca artigianale potrebbero essere messe a repentaglio, se non si individua un modo per coniugare la salvaguardia delle specie marine protette con l’attività quotidiana e artigianale dei piccoli pescherecci e degli allevamenti in mare di molluschi – afferma l’assessore all’agricoltura e pesca del Veneto, Giuseppe Pan -. Le imprese di pesca venete, con una flotta di 660 pescherecci, garantiscono reddito e lavoro a circa 5.000 persone tra imbarcati e indotto: occorre pertanto garantire sostegno a questo comparto strategico nell’ottica dello sviluppo sostenibile. Dai dati scientifici raccolti dal mondo della ricerca, emerge come non sia la pesca la minaccia prevalente per le popolazioni di delfini e tartarughe che vivono nell’Adriatico – sottolinea  Pan – bensì altre attività umane o l’inquinamento. Non può essere criminalizzata la pesca e, soprattutto, proibirla in queste aree non è la soluzione del problema. Le tre regioni che affacciano sull’Alto Adriatico chiedono più tempo, in modo che i gruppi di azione costiera possano raccogliere dati scientifici aggiornati su attività e impatto ambientale, e suggeriscono di definire in modo più specifico e puntuale le aree marine per la preservazione e conservazione dei delfini, delle tartarughe marine e quelle dell’avifauna lungo le aree costiere, in modo che l’importante e condivisibile obiettivo di tutelare l’ambiente e il patrimonio marino non si traduca in un divieto integrale di pesca».

Dal canto suo, l’assessore friulano alla pesca e agricoltura, Stefano Zannier, afferma che «con questa decisione vogliamo ovviamente garantire la tutela delle specie protette, ma riteniamo gli strumenti proposti inefficaci e tecnicamente poco motivati. Dal canto suo, la Regione Friuli Venezia Giulia mantiene una posizione vigile anche alla luce delle applicazioni di vincoli del passato basati su dati tecnici a volte troppo esegui».

Per superare i problemi e le difficoltà evidenziate dagli operatori del settore nell’ambito di una riunione del Comitato consultivo del Distretto di Pesca del Nord Adriatico che ha preceduto l’incontro del Comitato di gestione, i tre assessori regionali hanno inoltre chiesto congiuntamente un incontro urgente al ministro Costa per farsi portavoce delle richieste avanzate delle categorie interessate.

Sul tappeto del vertice della pesca del NordEst, oltre alla creazione di un’amplissima area Sic per la salvaguardia di delfini e tartarughe marine, c’è anche la proposta del ministero di creare tante piccole aree Zps entro le prime tre miglia dalla costa in tutto il nord Adriatico per salvaguardare gli habitat naturali di varie specie di uccelli migratori.

Il Comitato di gestione del Distretto di pesca Nord Adriatico ha poi deciso di allargare la composizione del proprio Comitato consultivo agli esperti del mondo scientifico, con la costituzione di una apposita commissione ad hoc. Inoltre è stata rinnovata la richiesta al Mipaaft di consentire l’utilizzo congiunto dei finanziamenti del Feamp, il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, per sostenere l’attività dell’Osservatorio del Distretto. Infine è stato fatto il punto sui progetti di cooperazione territoriale con la Croaziaproposti dalle tre Regioni del Distretto che vedono attualmente l’inizio del conto alla rovescia per l’avvio del progetto Smartfish per lo sviluppo della piccola pesca costiera e la messa a punto finale del progetto strategico Argos, per una gestione comune.

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