Concessioni autostradali già scadute, un “tesoretto” per il governo a caccia di risorse

All’insegna dell’appello «riprendiamoci le nostre autostrade», Dario Balotta (Onlit) e Giorgio Ragazzi inviano una lettera aperta ai ministri Toninelli e Tria. 

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Concessioni autostradali

Il tema delle concessioni autostradali scadute è nuovamente portato alla ribalta da Dario Balotta dell’Onlit e dal prof. Giorgio Ragazzi, che hanno inviato una lettera aperta ai ministri Danilo Toninelli (Infrastrutture e trasporti) e Giuseppe Tria (Finanze).

«La concessione dell’ATIVA (Torino-Quincinetto e tangenziali di Torino) è scaduta ad agosto 2016, quella della A21 (Torino-Piacenza) è scaduta nel giugno 2017. Entrambe queste autostrade sono ormai largamente ammortizzate e non abbisognanodi nuovi investimenti. Il contratto di concessione prevede che, a fine concessione, l’infrastruttura venga devoluta gratuitamente al concedente cioè allo Stato (MIT). Questo in teoria» scrivono Balotta e Ragazzi.

«Nella pratica, gli “amici” dei concessionari presenti e attivi ad ogni livello istituzionale sollevano una questione ideologica, sbandierando lo spauracchio della “nazionalizzazionequando si tratterebbe semplicemente di rispettare i contratti a suo tempo liberamente sottoscritti tra concedente (lo Stato) e il concessionario – evidenziano Balotta e Ragazzi -. I concessionari, oltre a riscuotere i pedaggi, ormai fanno solo manutenzione, spesso di qualità discutibile come ha dimostrato il caso di Genova, che il Ministero potrebbe facilmente assegnare in gara senza creare alcun nuovo “carrozzone” pubblico».

Balotta e Ragazzi fanno due conti: «le due autostrade piemontesi oggi in mano al gruppo Gavio hanno un’altissima redditività: il MOL (margine operativo lordo) dell’Ativa è di 75 milioni, quello della A21 addirittura 125 milioni, il 67% dei ricavi! Con questi proventi lo Stato potrebbe ampiamente coprire gli indennizzi di subentro vantati dai concessionari uscenti. Non è poi chiaro a che titolo queste società continuino ad incassare i pedaggi e trattenere gli utili per il periodo in cui gestiscono in proroga la concessione dopo la data di scadenza. Gli utili ottenuti dopo la scadenza dovrebbero almeno essere computati a sconto dell’indennizzo di subentro, sempre che ci fosse una controparte (lo Stato) serio ed autorevole».

Nella loro lettera a Toninelli e Tria, Balotta e Ragazzi sostengono che «se il governo pentastellato vuole veramente cambiare politica nel settore, quale migliore occasione di questa? Non sarebbe contraddittorio perseguire la revoca della concessione all’ASPI, non certo solo per la disgrazia del ponte Morandi, e poi riassegnare per gara queste due concessioni, per le quali sarebbe molto probabilmente preferito lo stesso gruppo Gavio? E lo stesso può dirsi anche per la concessione di Autobrennero(A22), anche questa ampiamente scaduta nell’aprile 2014, che continuando a gestire in proroga ha accumulato utili netti per 300 milioni. Questi fondi dovrebbero essere “girati” allo Stato come corrispettivo della proroga».

Se lo Stato ritornasse titolare delle concessioni autostradali, sia di quelle in capo ad Aspi a seguito della revoca per il dramma di Genova, sia di quelle già scadute o in via di scadenza, si genererebbe un bel tesoretto per le casse asfittiche del governo pentastellato. Oltre a utilizzare i fondi così incassati per avviare un programma straordinario di messa in sicurezza delle infrastrutture autostradali, si potrebbe manutentare anche la rete ordinaria, oltre ad abbassare il costo dei pedaggi autostradali, che su alcune tratte sono decisamente oltre il livello di guardia.

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