Ancora una volta, la sanità veneta prima in Italia: il Veneto è la miglior Regione per la capacità di erogare i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in sanità. Lo attesta il monitoraggio annuale effettuato dal Ministero della Salute, che ha valutato oltre 30 parametri di efficienza, ponendo il Veneto al primo posto tra le regioni finanziate direttamente dai fondi statali (le realtà autonome delle province di Trento e Bolzano e il Friuli Venezia Giulia finanziano la sanità direttamente con fondi propri) con 209 punti totali, contro 208 della Toscana, 207 del Piemonte, 205 dell’Emilia Romagna. Tutte le altre Regioni valutate si sono attestate sotto la soglia dei 200 punti.
«Pare proprio che anche stavolta nessuno sia profeta in patria – commenta soddisfatto il governatore Luca Zaia – perché, mentre qui da noi non passa giorno che qualche catastrofista parli, a vanvera, di sfascio, tagli e nefandezze varie, a livello nazionalecontinuano ad arrivare attestati di efficienza. Il ministero certifica che il rispetto dei Lea in Veneto è al 100%, cioè al massimo. Un successo il cui merito va prima di tutto ai nostri sanitari, capaci di andare spesso anche oltre i semplici doveri contrattuali e a chi lavora giorno per giorno per migliorare l’intera organizzazione del settore più complicato del mondo nel quale si devono erogare, solo in Veneto, oltre 80 milioni di prestazioni l’anno con un budget che, con i suoi 9,3 miliardi l’anno, sembra enorme, ma in realtà è stato colpito da sette anni di tagli lineari, trattato alla stessa stregua dei peggiori senza un minimo di premialità, senza applicare i sacrosanti costi standard».
Il monitoraggio del ministero presenta anche un dato “storico” dal 2012 al 2016, dal quale emerge che la sanità veneta è stata sempre promossa a pieni voti: al secondo posto nel 2012, al quinto nel 2013, all’ottavo nel 2014, al quarto nel 2015, al primo nel 2016.
«Nella varie tabelle ministeriali il Veneto è in regola da anni – prosegue Zaia – e questo significa continuità nella qualità e nella virtuosità. Arrivare in alto è difficile, ma restarci stabilmente è un’impresa, che alla sanità veneta è riuscita e continuerà a riuscire, con il nuovo Piano Sociosanitario in arrivo, con l’affinamento costante dell’organizzazione, con gli investimenti continui in tecnologie, con l’informatizzazione. Il tutto riuscendo a essere anche l’unica Regione italiana a non aver mai imposto addizionali regionali per la sanità, lasciando nelle tasche dei veneti circa 1,2 miliardi l’anno».
Ma il meglio per la sanità veneta arriverà a breve: «con l’autonomia anche in sanità, il Veneto potrà migliorare ulteriormente le sue performance. Basti pensare, per fare solo un esempio, che siamo pronti a gestire totalmente in proprio le borse di specialità con cui daremo i medici che servono all’intero sistema e che ci proponiamo di sperimentare l’assunzione negli ospedali di medici non ancora specializzati, che impareranno al meglio lavorando a fianco di primari eccellenti e di colleghi esperti e preparatissimi».
Orgoglioso del risultato conseguito è anche il titolare della sanità veneta, Luca Coletto: «si tratta di una promozione a pieni voti, con il primo posto tra le Regioni italiane. Una promozione – aggiunge – che non è un’opinione, per quanto autorevole, e non è la nostra. E’ l’esito di una valutazione rigorosa di oltre 30 parametri di qualità fatta dal ministero, anche comparando le diverse Regioni. Quel 209, il punteggio più alto assegnato in Italia, è un motivo di orgoglio per tutti i protagonisti del settore, ma è anche la risposta più secca alle polemiche con le quali quasi ogni giorno si tenta di gettare discredito sul lavoro di decine di migliaia di sanitari, il più delle volte con ben poco nobili fini di strumentalizzazione politica».
«Scorrendo le 115 pagine del Rapporto – aggiunge Coletto – è bello notare come, alla base della promozione, ci siano i cardinidella nostra organizzazione, come l’efficienza ospedaliera e la qualità delle cure con i tassi di ospedalizzazione più contenuti d’Italia, la diffusione dell’assistenza territoriale, la corretta gestione della spesa farmaceutica, il livello delle tecnologie, la percentuale di rispetto delle pur sempre migliorabili liste d’attesa».
© Riproduzione Riservata