Alle elezioni in Trentino del prossimo 21 ottobre a contendersi uno dei 35 scranni da consigliere provinciale in palio ci sarà un esercito di ben 707 candidati (in leggera flessione dai 754 della tornata elettorale del 2013 in quanto molte liste non sono state presentate al completo dei posti disponibili, come metà dei candidati femmina in ossequio alle nuove norme elettorali che impongono la parità di genere), ben 11 aspiranti candidati presidente (ma il gioco politico è limitato a solo due) e ben 22 listeper una parcellizzazione del voto davvero spinta agli estremi.
L’ufficio elettorale centrale della provincia di Trento ha concluso le operazioni di sorteggio per stabilire l’ordine in cui i candidati presidenti e le liste a loro collegate appariranno sulla scheda che sarà consegnata agli elettori. In ordine di apparizione, ad aprire la sceda sarà Paolo Primon (Popoli Liberi) seguito da Filippo Castaldini, (Casa Pound), Maurizio Fugatti(Lega), Federico Monegaglia (Riconquistare l’Italia), Roberto de Laurentis (Tre), Ugo Rossi (Patt), Giorgio Tonini (PD), Ferruccio Chenetti (Moviment Ladin de Fascia), Antonella Valer (Liberi e uguali), Mauro Ottobre (Autonomia Dinamica) e Filippo Degasperi (M5S).
Quanto alle alleanze, le elezioni in Trentino ruotano sostanzialmente attorno a due: quella più grande si è coalizzata attorno alla Lega che propone il sottosegretario alla sanità Maurizio Fugatti come candidato presidente. In lui si riconoscono ben nove liste: oltre al suo partito, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Progetto Trentino, Agire, Civica Trentina, Associazione Fassa, Udc e Autonomisti Popolari. Un’alleanza quotata in circa il 30-35% dei consensi elettorali, con la Lega che farà bottino ai danni delle altre formazioni.
L’altro polo è costituito da quanto rimane del centro sinistra e si coalizzato attorno alla figura dell’ex senatore Dem Giorgio Tonini, candidato alla presidenza per Pd, Upt e Futura 2018. Quest’alleanza è stimata attorno al 20-25% dei voti. Tra Tonini e il candidato leghista si svolgerà la battaglia per la conquista del governo provinciale, anche se sarà difficile che entrambe le coalizioni raggiungano la soglia del 40% indispensabile per conquistare 23 seggi del Consiglio provinciale, data l’eterogenea presenza di altri 9 candidati presidente che eroderanno, chi più, chi meno, il consenso alle due alleanze maggiori.
Tra gli altri candidati alle elezioni in Trentino, spicca quella dei pentastellati capeggiata dal consigliere provinciale uscente Filippo Degasperi, accreditato di un circa 10-12% dei consensi e circa 2-3 consiglieri provinciali, più o meno in linea con il risultato del voto del 2013 quando gli eletti furono due, salvo una, Manuela Bottamedi, che ha mollato il Movimento per accasarsi prima nelle braccia del Patt, salvo poi fare una pausa nel gruppo misto per accasarsi definitivamente tra le fila di Forza Italia dove tenta di fare un bis obiettivamente difficile. A meno di stravolgimenti dell’ultima ora, la forza dei M5s non dovrebbe crescere in modo apprezzabile, anche perché gran parte dei voti che ha conquistato alle Politiche dello scorso 4 marzo potrebbero tornare a casa tra le forze della sinistra minori che alle Provinciali si presentano in modo autonomo.
Futuro magro per il Patt del presidente uscente della Provincia, quell’Ugo Rossi che non ha saputo interpretare bene l’umore della popolazione e l’andamento dell’economia provinciale. Alla corsa delle Provinciali 2018 il Patt corre in solitaria (nel 2013 era in alleanza con il centro sinistra) e difficilmente andrà oltre ad una pura testimonianza, visto che l’area autonomistaè presidiata anche da altri partiti formatisi proprio a seguito di uscite dal Patt, alcuni con il centro destra e altri con candidature autonome, come quella del partito di Ugo Rossi, che difficilmente andrà oltre i due, forse tre consiglieri provinciali, dimezzando comunque il risultato di cinque anni fa.
Tra le formazioni minori, l’arrivo di una novità assoluta, quella di Riconquistare l’Italia guidata da Federico Monegaglia che si propone come movimento sovranista. Tra le schegge dell’arcipelago della sinistra, la “bicicletta” tra Leu e Altro Trentino a sinistra con Antonella Valer. Pura testimonianza con scarsissime possibilità di riuscita per il Moviment Ladin de Fascia guidato da Ferruccio Chenetti che si oppone all’altra formazione di impronta ladina, Associazione Fassa, che milita nelle fila dello squadrone guidato dall’esponente leghista. Difficile che centri il seggio anche Casa Pound guidata da Filippo Castaldini e Paolo Primon alla guida della propria lista personale Popoli Liberi. Ci prova anche l’ex presidente degli artigiani trentini, Roberto De Laurentis che ha lanciato Tre.
Una sorpresa potrebbe infine venire da Autonomia Dinamica, la creatura afferente all’arcipelago autonomista messa in piedi dall’ex deputato Patt Mauto Ottobre che si candida anche a presidente che all’ultimo ha offerto “asilo politico” al consigliere provinciale uscente di Civica Trentina, Claudio Civettini, vittima dell’ukaze fugattiano sulla sua ricandidatura all’interno dell’alleanza di centro destra in quanto transfuga leghista. Stando alle indiscrezioni, i mal di pancia che agitano sempre più fortemente la base della Lega dopo la formazione della lista dei candidati, molti consensi di quello che era il Carroccio potrebbero riversarsi proprio su Civettini, dando origine ad un risultato a sorpresa, contribuendo soprattutto all’erosione del consenso all’alleanza guidata dal candidato leghista, allontanandolo dalla fatidica soglia del 40%.
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