Forse un disguido, forse un errore nella riattivazione dell’impianto fermo per la manutenzione ordinaria per un paio di giorni, ma il fatto è che sabato scorso per parecchie ore al mattino la fognatura che avrebbe dovuto essere trattata e depurata dall’impianto del Linfano che serve i comuni di Arco e di Nago-Torbole è finita tal quale nelle acque del fiume Sarca e, poco dopo, in quelle del lago di Garda.
L’allarme è stato dato da alcuni ciclisti che percorrevano la pista sull’argine del fiume in tarda mattinata quando si sono accorti di un consistente flotto di acqua marrone dal “profumo” inconfondibile che si riversava nel fiume. Immediato l’allarme ai vigili del fuoco e all’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (Appa) che ha proceduto a fare le indagini del caso, mentre i sindaci di Arco (Alessandro Betta) e di Nago-Torbole (Gianni Morandi) si sono recati sul posto per verificare la situazione.
Intanto il guaio era fatto e il carico della mattina – solitamente il più copioso unitamente a quello della sera) degli scarichi fognari è finito nel lago più grande d’Italia inquinandolo. I tecnici dell’Appa hanno effettuato campionamenti lungo tutta la costa per verificare il livello dei colibatteri fecali presenti in acqua. I sindaci hanno disposto il divieto di balneazione lungo la costa valido fino a revoca, cosa che comporterà disagi per i numerosi turisti presenti in loco per approfittare di un settembre particolarmente caldo. Una situazione che con tutta probabilità nelle prossime ore sarà amplificata dai media d’oltralpe, particolarmente sensibili a quanto accade sul bacino lacustre ormai casa di molti tedeschi ed austriaci.
Per cercare di metterci una pezza, gli amministratori locali hanno chiesto al gestore degli impianti idroelettrici sul Sarca di aumentare la cacciata d’acqua di un 10% per incrementare la portata del fiume e cercare di diluire l’inquinamento nel lago. E se l’esito delle analisi dovesse essere infausto, non si esclude di ricorrere anche all’apertura straordinaria dello scolmatore Adige-Garda (usato solo rarissimamente dalla sua costruzione nei primi anni Cinquanta ad oggi per difendere dagli allagamenti dell’Adige la pianura veronese), facendo defluire dal secondo fiume d’Italia centinaia di metri cubi d’acqua come fosse un enorme sciacquone di Wc per tentare di ripulire il lago di Garda.
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