La produzione industriale è calata assai più del previsto a luglio. La tendenza annua è tornata in territorio negativo per la prima volta dopo due anni. Il dato aggiunge rischi al ribasso sulla previsione di crescita del PIL di 1,1% per l’anno in corso (recentemente rivista al ribasso). Una nota più positiva è venuta invece dal calo della disoccupazione nel II trimestre, che ha visto simultaneamente una forte crescita degli occupati e una diminuzione sia dei disoccupati che degli inattivi. Solo per i beni strumentali si registra una certa tenuta dei livelli produttivi: è inoltre l’unico raggruppamento di industrie a mantenere una moderata crescita tendenziale a luglio.
Secondo l’Istat, a luglio 2018 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è calato dell’1,8% rispetto a giugno. Nella media del trimestre maggio-luglio il livello della produzione registra una flessione dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti.
L’indice destagionalizzato mensile mostra diminuzioni congiunturali in tutti i comparti: variazioni negative segnano i beni strumentali (-2,2%), i beni di consumo (-1,7%) e i beni intermedi (-1,2%); in misura più contenuta diminuisce l’energia (-0,8%). Corretto per gli effetti di calendario, a luglio 2018 l’indice è diminuito in termini tendenziali dell’1,3% (i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 21 di luglio 2017). Nella media dei primi sette mesi la produzione è cresciuta del 2,0% su base annua.
Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a luglio 2018 una lieve crescita tendenziale della produzione industriale solamente per il raggruppamento dei beni strumentali (+0,7%); variazioni negative si registrano, invece, per i beni intermedi (-2,2%), i beni di consumo (-1,9%) e l’energia (-1,4%).
I settori di attività economica che registrano la maggiore crescita tendenziale sono l’attività estrattiva (+2,8%), la fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (+1,8%) e la fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (+1,3%). Le maggiori flessioni si registrano invece nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-6,4%), nella industria del legno, della carta e stampa (-5,8%), nella metallurgia e prodotti in metallo (esclusi macchine e impianti) (-2,8%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-2,8%).
Secondo Paolo Mameli, economista di banca Intesa Sanpaolo, «i risultati della produzione industriale confermano le previsioni di un rallentamento della crescita del Pil italiano per il 2018 dall’1,3% all’1,1% mentre per il 2019 la crescita cala da 1,2% allo 0,9%. E le attese vanno verso una conferma del calo della crescita».
Viceversa, va meglio il settore occupazionale. Il II trimestre 2018 ha visto un deciso aumento dell’occupazione (+387.000 occupati ovvero +1,7% in un anno), pur in una fase di decelerazione della crescita del Pil, e sebbene la crescita occupazionale almeno su base tendenziale resti confinata ai dipendenti a termine. Peraltro, nel trimestre la discesa del tasso di disoccupazione si è accompagnata a quella del tasso d’inattività. A luglio il tasso dei senza-lavoro è ulteriormente sceso, a 10,4% (sebbene per via soprattutto di un rimbalzo degli inattivi).
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