All’avvio della scuola in Veneto mancano il 50% dei presidi

Dirigenti scolastici costretti a scavalco impossibili, alcuni con anche 75 km di distanza l’uno dall’altro. Donazzan: «esito di un fallimento organizzativo dello Stato. Indispensabile l’autonomia regionale nell’istruzione». 

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Scuola riparte diseguaglianze nella scuola

La scuola in Veneto, alla vigilia dell’apertura dell’anno scolastico, parte con una scuola dove mancano all’appello circa il 50% dei presidi, alcuni dei quali costretti ad azioni di scavalco difficili se non impossibili.

«Il caso del preside del liceo di Mogliano Veneto costretto ad accettare la reggenza dell’istituto comprensivo di Murano – Burano – Torcello, oppure quello della collega di Puos d’Alpago chiamata alla gestione di ulteriori 5 scuole a Cortina, e quindi a ben 75 chilometri di strade di montagna di distanza, sono sintomatici dell’assoluto caos organizzativo in cui versa la scuola italiana, in cui stanno venendo al pettine tutti i nodi degli ultimi 10 anni – dichiara l’assessore regionale all’istruzione del Veneto Elena Donazzan -. Blocco della spesa pubblica, pochissimi concorsi indetti e, come nel caso di quello per dirigenti scolastici, poi addirittura “congelati”. Intanto molti insegnanti e presidi sono andati in pensione, non ci sono state le giuste immissioni in ruolo per il fabbisogno necessario o, come nel paradosso degli insegnanti diplomati magistrali, in ruolo ma “con riserva”: un termine astruso nel diritto del lavoro che mai si potrebbero applicare al privato. Altro esempio lampante di disorganizzazione sono gli insegnanti precari da 20 anni, ovvero licenziati ogni anno e riassunti per lo stesso servizio e nella stessa amministrazione: nel privato avrebbero condannato il datore di lavoro alla loro assunzione come minimo».

Quanto alla carenza di presidi in Veneto, Donazzan definisce la situazione «particolarmente grave: ne mancano quasi il 50%, il che significa che un dirigente scolastico, con le gravi responsabilità di organizzazione interna, di gestione di minori e dei compiti complessi che oggi la scuola affronta, deve occuparsi dell’istituto in cui è titolare con magari 2.000 studenti e poi anche di un altro istituto di dimensioni analoghe».

Donazzan è a fianco dei “suoi” presidi e di tutto il personale scolastico regionale: «bene ha fatto il preside di Mogliano Veneto, con toni pacati ma fermi, a denunciare la sua situazione paradossale, ma tutt’altro che unica. Come bene ha fatto pure la preside di Puos d’Alpago che con coraggio e fermezza si è dichiarata pronta al licenziamento piuttosto di accettare questa assurda imposizione. Due situazioni paradossali, impossibili da gestire al meglio con una difficoltà logistica così oggettiva e con il rischio di vanificare gli sforzi che la Regione per mantenere il presidio del territorio anche nelle situazioni più difficili e disagevoli, perché dove permane una scuola, lì le famiglie continuano a vivere. Ecco che per le isole di Venezia, o per alcune realtà montane, la Regione del Veneto ha attuato politiche che non tenessero conto dei soli numeri degli allievi, ma della importanza della presenza della scuola, degli insegnanti e dei presidi».

La soluzione non può che essere istituzionale, con il passaggio della competenza in tema di scuola dallo Stato alla regione Veneto nell’ambito dell’assetto autonomistico. «così non si può veramente più andare avanti e credo – conclude Donazzan – che l’unica risposta sia nella gestione autonoma dell’Istruzione, per fare investimenti e programmazione coerenti con le esigenze del territorio».