Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e il Governatore della regione del Veneto, Luca Zaia, hanno firmato a Venezia negli spazi della magnifica Scuola di San Rocco, il nuovo Protocollo di legalità per la realizzazione della Superstrada Pedemontana Veneta, attualmente la più grande infrastruttura in corso d’opera in Italia, con un costo complessivo pari a 2.258 milioni, per 94 chilometri di percorso attraverso 36 comuni tra le province di Vicenza e Treviso, con 16 caselli e con una percentuale già cantierata del 50% circa.
«Oggi è una giornata storica – ha detto Zaia ringraziando Salvini per la decisione di venire in Veneto a firmare – perché andiamo avanti nella realizzazione di un’infrastruttura che risolverà i problemi di viabilità di mezzo Veneto e perché abbiamo siglato non solo un Protocollo importante e articolato, ma un vero e proprio accordo di responsabilità, con il quale ci si allinea ancor di più alle direttive del Ministero e dell’Autorità anticorruzione, al punto che, se emerge qualcosa di strano su un’azienda che sia anche precedente al Protocollo di oggi, essa dovrà comunque andarsene. Vogliamo smentire – ha aggiunto – lo stereotipo di un Paese dove, se c’è una carriola, c’è anche chi ruba, e faremo tutto quanto umanamente e tecnicamente possibile per riuscirci. Tutti gli atti di questo progetto – ha voluto rimarcare Zaia – sono pubblici e visibili a tutti. E’ con la trasparenza e con Protocolli forti come questo che si combatte in concreto la malavita e le sue infiltrazioni».
«Il modello con il quale si sta realizzando la Pedemontana Veneta – ha sottolineato il ministro Salvini – può essere portato a esempio anche per il resto d’Italia. E’ un modello pubblico-privato positivo. Firmando questo Protocollo riaffermiamo un’idea di crescita, di sviluppo, di futuro, perché non siamo stati votati per fermare. E diciamo anche chiaro e forte che siamo decisi a combattere duramente contro il crimine organizzato, contro la delinquenza che, dove ci sono soldi, cerca sempre di intrufolarsi, utilizzando tutte le armi in nostro possesso, a cominciare dalla trasparenza riaffermata con la firma di oggi».
Un modello innovativo anche per quanto riguarda l’aspetto dei pedaggi, è stato sottolineato. «Per onestà intellettuale – ha detto al proposito Zaia – non dobbiamo dimenticare che, con questa formula, il concessionario ha in realtà rinunciato a miliardi di guadagni certi, perché non incasserà i pedaggi. Questi li incasserà la Regione, che pagherà un canone annuo sulla base di stime di traffico redatte sul piano squisitamente tecnico. Ciò che si incassa – ha concluso – va al Veneto dell’autonomia e dell’identità».
Sull’andamento dei lavori, il Governatore ha detto che «il primo tratto di 7 chilometri tra Breganze e Marostica è già finito e potrebbe essere aperto entro ottobre. Poi procederemo per stralci: mano a mano che si concluderanno i lavori tra un casello e l’altro dei 16 previsti, quel tratto verrà subito reso disponibile all’utenza».
Il Protocollo è stato siglato anche dai prefetti di Treviso, Maria Rosa Laganà, e Vicenza, Umberto Guidato, dai rappresentanti degli ispettorati del lavoro delle due province, Roberto Parrella per Treviso e Francesco Bortolan per Vicenza, dal rappresentante della Società Superstrada Pedemontana Spa, Matterino Dogliani, e dalle organizzazioni sindacali dei territori attraversati dall’arteria.
Sulla firma della terza convenzione scocca la polemica dei consiglieri regionali Dem Claudio Sinigaglia e Andrea Zanoni secondo i quali «la nuova convenzione tra Regione e Sis per la realizzazione della Pedemontana è un azzardo per le casse pubbliche e rischia di trasformarsi in pesante macigno per le generazioni future. Il ministro Salvini l’ha letta e avallata? È a conoscenza di tutti i dubbi espressi sia da Anac che Corte dei Conti? Questa operazione può trasformarsi in un boomerang per la Regione. Zaia – secondo Sinigaglia e Zanoni – oggi ha ribadito di aver chiesto un sacrificio al concessionario con la terza convenzione, visto che non incasserà i pedaggi. In realtà, oltre ad aver ottenuto un aumento del contributo pubblico, da 600 a 900 milioni, per costruire l’opera, il concessionario, grazie al canone di disponibilità, avrà entrate certe per 12.1 miliardi di euro in 39 anni. Il rischio d’impresa, di cui doveva farsi carico, finisce invece sulle spalle della Regione, che si è impegnata ad erogare un canone annuo crescente, perché in teoria dovrebbe aumentare anche il traffico, per un’esposizione complessiva da brividi».
Un accordo da non andare troppo fieri, sottolineano Sinigaglia e Zanoni: «certo, in teoria, la Società Pedemontana Veneta avrebbe potuto incassare 18 miliardi dai pedaggi, ma è una cifra calcolata su flussi fin troppo ottimistici. Così, adesso, se il traffico dovesse essere inferiore alle aspettative, sarà la Regione a dover far quadrare i conti, scaricando un vero e proprio macigno sulle spalle delle future generazioni. Un’idea davvero lungimirante chissà se qualcuno gliel’ha illustrata anche a Salvini».