Laimburg Report 2016–2017: presentata la nuova relazione scientifica del Centro di Sperimentazione agricola dell’Alto Adige

La pubblicazione riporta i risultati conseguiti con importanti progetti di ricerca del Centro di Sperimentazione, relativi a quattro tematiche fondamentali: “Qualità”; “Agrobiodiversità”, “Altitudine – Montagna” e “Salute delle piante”.

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Il Centro di Sperimentazione Laimburg ha presentato il Laimburg Report, la relazione biennale (2016 e 2017) sulla propria attività. La pubblicazione riporta i risultati conseguiti con importanti progetti di ricerca del Centro di Sperimentazione, relativi a quattro tematiche fondamentali: “Qualità”; “Agrobiodiversità”, “Altitudine – Montagna” e “Salute delle piante”.

La nuova edizione del Laimburg Report offre una panoramica sui progetti di ricerca terminati e in atto e sui risultati ottenuti in ambito agricolo e della trasformazione degli alimenti. La pubblicazione fornisce inoltre i dati basilari riguardanti il Centro di Sperimentazione Laimburg: la nuova struttura organizzativa interna dopo la riorganizzazione e gli 11 laboratori attivi, con tutte le attività e le prestazioni proposte. Il rapporto biennale di 124 pagine è indirizzato sia agli specialisti che a tutti coloro che si interessano di agricoltura e di prodotti agroalimentari ed è disponibile in due versioni: tedesco/inglese e italiano/inglese.

Presso il Centro di Sperimentazione Laimburg sono oltre 150 le persone che ogni anno lavorano a quasi 330 tra progetti di ricerca e di sperimentazione inerenti a tutti i settori del mondo agricolo altoatesino, dalla fruttiviticoltura alle colture integrative (orticole e piccoli frutti) passando dall’agricoltura di montagna per giungere alla trasformazione e alla qualità degli ortofrutticoli e ai prodotti innovativi per tutte le aziende che operano nel settore alimentare. In questo modo, l’intera catena della produzione degli alimenti, dalla coltivazione al prodotto finito, è oggetto di interesse da parte del Centro di Sperimentazione Laimburg.

Le prove in pieno campo sono condotte in zone caratterizzate dalle più diverse condizioni pedoclimatiche, dislocate nell‘intero territorio provinciale. In 11 laboratori specializzati si effettuano analisi altamente affidabili correlate ai progetti di ricerca da una parte e si offrono servizi a privati dall‘altra.

Ma chi decide quale sarà il programma di attività del Centro di Sperimentazione Laimburg? «In qualità di istituzione dedita alla ricerca applicata, il Centro è particolarmente attento alle problematiche concrete della prassi agricola e degli agricoltori, ai quali si impegna a fornire soluzioni elaborate e risposte adeguate laddove sono richieste», ha sottolineato il direttore del Centro Michael Oberhuber. A tal fine, il programma di attività viene elaborato e definito ogni anno seguendo una procedura impegnativa, in stretto accordo tra mondo della ricerca e mondo agricolo.

Irrigazione adeguata al reale fabbisogno e Smart Farming

Nel tempo del cambiamento climatico e della scarsità della risorsa “acqua” è necessario adeguare l‘apporto idrico al reale fabbisogno delle piante e alle condizioni della zona di coltivazione. Presso il Centro sono in corso diverse prove di irrigazione – tra esse, nell’ambito di un progetto pluriennale si valuta se la subirrigazione possa essere presa in considerazione, in Alto Adige, come una modalità alternativa. Questa tecnica irrigua prevede l’interramento, ad una profondità di circa 30 cm e ad una distanza di 20 – 40 cm dalle file, dei tubi di irrigazione con irrigatori a goccia integrati. Se i risultati della subirrigazione, relativi a parametri quali la disponibilità idrica, sono simili a quelli forniti dalla normale irrigazione a goccia, la nuova modalità di apporto dell’acqua irrigua presenta anche degli inconvenienti: gli irrigatori si intasano facilmente, in gran numero diventano inefficienti ed una loro riparazione o sostituzione è molto impegnativa. La subirrigazione, inoltre, limita fortemente la possibilità di effettuare lavorazioni meccaniche del terreno.

Accanto alla verifica dell’efficienza e allo sviluppo di nuovi sistemi irrigui, il Centro di Sperimentazione si occupa anche dell’applicazione di moderne tecnologie di informazione e di comunicazione in agricoltura. Un esempio: presso il Centro è stato progettato un sensore optoelettronico di nuova laimburg reportgenerazione per la misurazione dell’accrescimento dei frutti. I dati rilevati con il sensore permettono non solo di emettere un parere in merito alle condizioni generali in pieno campo, ma potranno anche essere impiegati, in futuro, per fornire una stima del calibro dei frutti e della quantità che potrà essere raccolta: informazioni fondamentali per le organizzazioni che si occupano di commercializzare i prodotti. «Se simili tecnologie innovative vengono utilizzate in modo mirato, possono rappresentare un plusvalore assoluto non solo per l’agricoltura, ma anche per tutti i settori ad essa correlati»: di ciò è convinto Walter Guerra, responsabile dell’Istituto di Fruttiviticoltura.

Agrobiodiversità e selezione varietale

Presso il Centro di Sperimentazione Laimburg si attua un proprio programma di miglioramento genetico del melo e della fragola. Già oggi, però, ci si chiede quali altre colture potrebbero risultare adatte alla coltivazione nelle condizioni altoatesine. «Il nostro obiettivo consiste nel raccogliere dossier informativi pratico-agronomici su possibili nuove colture quali ad esempio il pero interspecifico, il nocciolo, l’uva da tavola o l’Asimina triloba. Questi documenti vengono messi a disposizione degli agricoltori, che possono così decidere se prendere in considerazione l’ipotesi di passare ad altre colture», afferma Walter Guerra, responsabile dell’Istituto di Fruttiviticoltura.

La salute delle piante e la difesa da specie invasive di parassiti

«La base delle nostre attività è rappresentata dalla regolazione degli organismi dannosi e quindi dalla garanzia della produzione delle nostre colture», spiega il responsabile dell’Istituto della Salute delle Piante, Klaus Marschall. L’operatività dell’Istituto copre l’intero percorso dall’individuazione della causa della patologia (diagnostica) alle prove sperimentali in pieno campo. A ciò si aggiungono diversi test effettuati in condizioni controllate, in laboratorio ed in serra. Alla base della gran parte delle attività si trovano richieste provenienti dal mondo agricolo, le cui soluzioni vengono poi trasferite nella prassi.

Attualmente l’istituto si occupa, tra il resto, di parassiti invasivi quali Drosophila suzukii o la cimice asiatica(Halyomorpha halys). In laimburg reportquest’ultimo caso, si tratta di un insetto proveniente dal continente asiatico che attacca diverse piante coltivate e non, appartenenti alle drupacee, alle pomacee e ai piccoli frutti. Ad oggi ha provocato nel Veronese ingenti danni all’agricoltura. In Alto Adige è in atto un monitoraggio dedicato sin dal 2016, allo scopo di controllarne la diffusione e studiarne il ciclo biologico ed il potenziale di danno per poter elaborare efficaci misure di difesa.

Curare l’allergia alla betulla mangiando mele?

Forse nel prossimo futuro potranno esserci buone notizie per le persone che soffrono di allergia ai pollini: nell’ambito del progetto AppleCare Italia-Austria (Interreg V-A), il Centro di Sperimentazione Laimburg e l‘azienda sanitaria dell’Alto Adige collaborano con partner del Tirolo del Nord all’elaborazione di una terapia contro gli effetti dell’allergia alla betulla, che prevede il consumo di mele. «Se il nostro approccio trova riscontro, a questi pazienti potrebbe essere messa a disposizione un’alternativa all’immunoterapia di facile applicabilità, che non necessita di alcuna prescrizione medica e di costo contenuto» commenta il responsabile del settore Genomica Applicata e Biologia Molecolare, Thomas Letschka, che coordina il progetto.

La “prova“ dell’origine dei prodotti agricoli

Con le sue mele DOP, l’Alto Adige è uno dei più importanti produttori di mele dell’Unione Europea. Per proteggere frutticoltori e consumatori e per garantire la qualità della merce, la “prova” dell’origine dei prodotti è fondamentale. Con il progetto “Analisi isotopica”, il Centro di Sperimentazione Laimburg, Eco-Research e la Libera Università di Bolzano sviluppano una tecnica che permette di provare l’origine geografica di un prodotto agricolo. Il procedimento si basa sul rapporto isotopico dell’elemento naturale Stronzio (Sr). «Attualmente siamo in grado, con questa tecnica, di distinguere mele prodotte in Val Venosta da mele prodotte nella Bassa Atesina» – chiarisce il responsabile dell’Istituto di Chimica Agraria e Qualità Alimentare, Aldo Matteazzi -. Siamo comunque in procinto di estendere le nostre ricerche anche ad altri comprensori italiani e mondiali. In definitiva vogliamo mettere a disposizione del mercato un metodo affidabile che garantisca la provenienza geografica delle mele e di qualunque altro prodotto agricolo».

Valutare la qualità delle mele in modo non distruttivo

«I danni che insorgono sui frutti durante la conservazione ne riducono fortemente la qualità e contribuiscono ad innervosire il consumatore che li individua solo al momento di consumare la frutta», afferma Angelo Zanella, esperto in tecniche di conservazione e responsabile dell’Istituto di Agricoltura Montana e Tecnologie Alimentari. Ecco allora che diventa importante sviluppare tecnologie che consentano di prevedere la qualità dei frutti già durante la conservazione, per contrastare la comparsa di danni in questa fase. Con il progetto “Monalisa”, il Centro di Sperimentazione Laimburg in collaborazione con Eurac Research, con la Libera Università di Bolzano e con altre istituzioni europee ha sviluppato metodi innovativi e non distruttivi per la valutazione e la previsione della qualità delle mele, tenendo ben presente il loro potenziale di utilizzo nella pratica. «In futuro vogliamo sostituire le tecnologie convenzionali “distruttive” con metodi innovativi che non prevedono la distruzione dei frutti da controllare, con l’obiettivo di stimare e valutare meglio la qualità delle frutta» sottolinea Zanella.

Dare nuova vita a vecchie varietà locali di cereali

Le vecchie varietà di cereali non sono a rischio soltanto qui. Le varietà locali, tradizionali, che si sono adeguate alle condizioni di coltivazione della loro regione di origine, rappresentano un’eredità “viva” naturale e culturale. In Alto Adige sono già 81 le vecchie varietà non più coltivate. Per salvare questo materiale di grande valore, il Centro di Sperimentazione Laimburg si è impegnato a fondo e già nel 1993 ha dato inizio alla raccolta sistematica delle laimburg reportvarietà locali. Per quanto riguarda i cereali, fino al 2016 è stata assicurata la sopravvivenza a 147 varietà locali altoatesine. Per ciascuna di esse sono state raccolte ed inserite in una banca dati le informazioni più importanti riguardanti la loro origine, l’utilizzo tradizionale ed eventuali fotografie. Per garantire il più a lungo possibile la germinabilità è necessario cha la conservazione della semente avvenga in modo appropriato. Negli ultimi anni, il Centro di Sperimentazione ha descritto dal punto di vista agronomico e qualitativo varietà locali di segale, farro e grano saraceno, al fine di definire i parametri per un loro rinnovato utilizzo.