Fusione delle Cciaa di Udine e Pordenone: presentato l’accordo

Fedriga: «bene accordo per Camera commercio unica». Bini: «rispettate specificità territorio con senso responsabilità». 

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fusione delle Cciaa di Udine e Pordenone

La Camera di commercio unica “di transizione” derivante dalla fusione delle Cciaa di Udine e Pordenone è stata presentata a Villa Manin di Passariano (Codroipo, Ud) alla presenza del governatore della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, dell’assessore regionale alle attività produttive, Sergio Emidio Bini, dal presidente di Unindustria Pordenone, Michelangelo Agrusti e dal presidente della Camera di commercio di Udine, Giovanni Da Pozzo.

«Una soluzione che rispetta le volontà del territorio ed alla quale questa Amministrazione regionale fa da garante per dare al sistema delle imprese risposte mirate a esigenze diverse» ha affermato Fedriga, sottolineando come la regia della Regione si è basata sul rispetto e il riconoscimento dell’autonomia degli enti camerali e dei loro associati. «Per questo – ha spiegato Fedriga, introducendo quella che sarà la seconda fase del percorso – abbiamo già avviato la richiesta al Governo di avere la competenza in materia, affinché Udine e Pordenone decidano come meglio organizzarsi».

Il riferimento è alla riattivazione della Commissione paritetica e all’ottenimento da parte dello Stato della competenza regionale sulle Camere di commercio che, una volta ricevuta, potrebbe veder determinato un riordino con tre enti: Venezia Giulia, Udine e Pordenone. «Di sicuro – ha affermato Fedriga – non sarà la Regione a dire alle associazioni datoriali come fare perché credo che debbano essere le stesse aziende a decidere come meglio organizzarsi».

Sia il presidente della Camera di commercio di Udine, Giovanni Da Pozzo, che il presidente di Unindustria Pordenone, Michelangelo Agrusti, hanno riconosciuto il ruolo determinante svolto dalla Regione attraverso l’azione del governatore Fedriga nell’opera di mediazione e di dialogo che ha favorito il raggiungimento dell’accordo.

Agrusti, a nome del tessuto economico della Destra Tagliamento, dopo aver ringraziato Giovanni Da Pozzo per la collaborazione leale ed affidabile, ha detto che «anche quando è infuriata la polemica più aspra abbiamo continuato a incontrarci per capire – e questo è avvenuto sin da febbraio – se potevamo trovare il bandolo della matassa quando in realtà tutto sembrava muovere verso i ricorsi. La preoccupazione di chi si è seduto al tavolo delle trattative – ha spiegato ancora Agrusti – era che questa Regione, così piccola e complicata, non subisse traumi irreparabili. Ho sempre profuso il mio impegno all’unità del Friuli Venezia Giulia ed anche in questa specifica circostanza ho lavorato affinché il tessuto non si disintegrasse». Secondo Agrusti, soffermatosi sul quadro politico sociale che aveva preceduto la questione Camera di Commercio, «la mistica dei numeri di Renzi aveva portato a una semplificazione non molto chiara, così come la ratio della riforma del sistema camerale contenuta nel decreto Calenda. Poi – ha aggiunto – altri eventi tra cui gli emendamenti notturni hanno incrementato le distanze innescando status da figli e figliastri e, di conseguenza, una ribellione in tutte le articolazioni sociali della Destra Tagliamento. A noi è spettato il compito di tenere unite quelle istituzioni in una battaglia giusta, non certo contro Udine ma a salvaguardia di un diritto».

Giovanni Da Pozzo, in rappresentanza delle categorie economiche udinesi, ha ringraziato «tutte le categorie e chi si è adoperato con impegno per definire l’accordo tra le due Camere di commercio. Personalmente ho sempre avuto a cuore le istanze degli amici pordenonesi, comprensibili per un territorio che si è sentito penalizzato: la Camera di commercio era sicuramente un nodo importante in un momento particolare. Con questo accordo abbiamo definito percorso rispettoso, non dei numeri ma delle realtà territoriali. Non c’è un vinto né un vincitore, tutti abbiamo lavorato per ottenere il massimo, tutti, da una parte e dall’altra, abbiamo dovuto fare passi indietro. La Regione ha avuto poi un ruolo importante, con l’assessore Bini e il presidente Fedriga, che ringrazio molto. La nuova realtà camerale rappresenterà l’80% dell’economia della Regione, con la piena valorizzazione delle specificità territoriali».
Da parte sua, l’assessore alle attività produttive, Sergio Emidio Bini, ribadendo il senso di responsabilità dimostrato dai protagonisti dell’intesa, ha detto che l’obiettivo della Regione è stato conseguito attraverso il rispetto delle specificità del territorio, aiutando in questo modo le imprese a trovare una nuova casa «grazie all’unione di due forze».

Declinando infine l’esperienza delle Camere di commercio alla prossima riforma degli enti locali, il governatore ha concluso ribadendo la necessità di ridare una rappresentanza istituzionale elettiva ai territori «non con 18 miniprovince» ma attraverso una nuova architettura che ridistribuisca le competenze di erogazione e gestione a un corpo intermedio, lasciando alla Regione le politiche di alta programmazione.