Le Cciaa di Pordenone e Udine verso la fusione temporanea

Proseguono gli adempimenti imposti dalla normativa in vigora in attesa dell’esito dei ricorsi amministrativi.

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Cciaa di Pordenone e Udine

La Cciaa di Pordenone e Udine costituiranno nel breve, fatte salve le reciproche prerogative di autonomia – anche nella gestione dei rispettivi patrimoni mobiliari e immobiliari, nonché nel mantenimento dei livelli occupazionali – un unico Ente pro-tempore in attesa che la Regione, tramite la costituenda Commissione paritetica, che dovrà essere nominata d’intesa con il Governo, avochi a sé le competenze in materia, determinando definitivamente sorti e pesi del sistema camerale del Friuli Venezia Giulia.

Questa la sintesi di quanto proposto dalle associazioni di categoria pordenonesi a quelle della Sinistra Tagliamento come illustrto dal presidente di Unindustria, Michelangelo Agrusti ai rappresentanti degli enti locali subito dopo il Consiglio camerale, non tenutosi per mancanza del numero legale. Un risultato che, secondo Agrusti e lo stesso presidente della Cciaa, Giovanni Pavan, giunge al termine di una battaglia «necessaria per conservare l’ultima agenzia identitaria del territorio Pordenonese in cui hanno combattuto compattamente tutte le istituzioni di questa provincia a partire dai sindaci, protagonisti di un impegno straordinario. Sono stati loro e la loro mobilitazione – è stato detto ancora – gli elementi decisivi per persuadere chi era più forte».

Ai rappresentanti degli enti locali, Agrusti ha elencato stretti dettagli di cronaca spiegando che il termine ultimo per esprimere i quattro rappresentanti pordenonesi nel nuovo Consiglio, dopo il rifiuto del 9 luglio scorso, era fissato al prossimo 24 agosto, pena il completamento del cappotto, con Pordenone del tutto esclusa dal Consiglio. «La politica Udinese – ha aggiunto Agrusti – si è mossa sulle nostre posizioni comprendendo che si stava creando una crepa importante nel tessuto di questa nostra regione. Abbiamo in questo senso registrato un sostegno diretto dall’assessore regionale Sergio Bini, dal vice presidente, Riccardo Riccardi e dallo stesso presidente della Regione, Massimiliano Fedriga».

La soluzione di mezzo, così come l’ha chiamata Agrusti, prevede una Giunta composta da otto componenti, quattro più quattro tra Pordenone e Udine con presidenza alla Sinistra Tagliamento e vice presidenza vicaria a Pordenone. «La soluzione definitiva, invece, potrà vedere la luce solo quando la Regione, tramite la Commissione paritetica, avocherà a sé, e quindi dentro l’autonomia speciale, il sistema delle Camere di commercio decidendo di conseguenza quante ce ne dovranno essere. Sapendo però sin d’ora che i colleghi di Trieste e Gorizia non accetteranno mai la costituzione di una Cciaa unica, ed hanno in questo senso gli strumenti di legge per non aderire, è ragionevole pensare – ha chiosato Agrusti – che gli enti camerali resteranno tre».

Nella nuova giunta, le risorse dei diritti camerali attualmente di pertinenza di Pordenone saranno gestite in base alle decisioni assunte dai quattro rappresentanti pordenonesi e viceversa. Consiglio e Giunta saranno alternativamente riunite tra Udine e Pordenone ed il patrimonio, mobiliare immobiliare, sarà identificato molto chiaramente, stanti le reciproche appartenenze. ConCentro, l’azienda speciale della Camera di commercio di Pordenone, conserverà la medesima gestione, mentre l’attuale segretario generale di Pordenone assumerà la carica di vice con la responsabilità aggiuntiva del registro imprese di entrambi i territori.

Nella successiva riunione di Giunta, le associazioni hanno formalizzato la proposta poco prima presentata in Consiglio. L’esecutivo, ravvisando la bontà dell’iniziativa, ha quindi deciso di rinunciare all’appello innanzi al Consiglio di Stato (del 30 agosto prossimo). Parallelamente Unindustria Pordenone e Confartigianato Pordenone si sono impegnate a rinunciare alle altre azioni intraprese.