Crescono nel NordEst i decessi per la febbre del Nilo

Tra Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia già 7 decessi. Unico rimedio la prevenzione dalle punture delle zanzare infette. Coletto: «non siamo in presenza di un’emergenza sanitaria». 

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febbre dengue West Nile Virus

La diffusione della febbre del Nilo cresce, così come crescono i decessi (ora a quota sette), ma si è ancora lontani da un’emergenza sanitaria vera e propria. L’ultimo soggetto colpito è stato un anziano in vacanza in Val Badia in Alto Adige, un cittadino veronese di 64 anni che ha contratto la patologia prima di arrivare in vacanza nella località altoatesina. Dopo il ricovero all’ospedale di Bolzano dove è stato sottoposto ad una serie di controlli, l’uomo è stato trasferito all’ospedale veronese di Borgo Trento con un quadro clinico grave.

Tutto il NordEst costiero è coinvolto dalla diffusione della febbre del Nilo, specie nelle aree marine e nelle località dove sono presenti acque. In Veneto, secondo il bolettino diffuso alla vigilia di Ferragosto dalla Regione, si registrano 3 morti e 84 contagiati ufficiali (persone prese già in carico dagli ospedali), di cui 25 gravi. Fino al 7 agosto i contagi erano 51, di cui 19 in forma grave neuroinvasiva. In Emilia Romagna i decessi dovuti alla febbre del Nilo sono stati quattro, l’ultimo il 10 agosto. Nella sola Bologna sono 18 le persone che dall’inizio di luglio hanno contratto la “West Nile”. A queste si aggiungono sette donatori di sangue nei quali è stato riscontrato il virus presente in modo asintomatico. A Pordenone, in Friuli, sono invece quattro le persone contagiate. Resta da confermare un quinto caso da “Usutu virus”: sarebbe il primo in regione.

La febbre del Nilo è trasmessa in particolare dalle zanzare del genere Culex, le più diffuse, specie negli ambienti umidi come il Polesine e il litorale veneziano ne ha favorito la proliferazione. A luglio le prime larve di zanzara infette sono state isolate a Ceggia, Caorle e Jesolo, con quest’ultima che ha agito da megafono sulla stampa estera che specie sulla stampa tedesca ha “pompato” il caso inducendo anche le prime disdette da parte dei turisti.

Una situazione che ha indotto l’assessore alla sanità del Veneto, Luca Coletto, a sparare a zero sui media tedeschi e austriaci: «si tratta di un allarme destituito di ogni fondamento, dettato da ignoranza, sensazionalismo o, peggio ancora, da premeditazione a sfondo commerciale. Preconfezionare bufale è una tradizione di certa informazione teutonica come quando, anni fa, un giornale tedesco titolò “Alghenpest” (“la peste delle alghe”), mentre i suoi lettori e i loro connazionali facevano beatamente il bagno sulle coste venete. Le bugie di “oe24.at.” o di “Tiroler Tageszeitung” tali sono e tali restano».

Al momento l’unico rimedio per non sviluppare la patologia è la prevenzione, evitando il più possibile la puntura delle zanzare, utilizzando appositi insetticidi ambientali o repellenti per la pelle quando si è all’aperto e ricorrendo alle classiche zanzariere durante il sonno notturno.