Elezioni in Trentino: a poco più di un mese dalla presentazione delle liste per l’elezione del Consiglio provinciale, la situazione politica inizia ad avere qualche punto fermo. Carlo Daldoss, assessore tecnico della giunta Rossi, ha sciolto le riserve e si candida come presidente alla guida dell’area civica di centro sinistra supportato dal movimento dei sindaci.
Una figura, quella di Daldoss, che potrebbe fungere da aggregatore del centro sinistra superando il “tappo” dell’uscente Ugo Rossi che il Patt sostiene fino allo stremo per non perdere la propria bandiera sullo scranno più alto dell’Autonomia. A giovare alla candidatura di Daldoss un profilo di tecnico, esperto degli enti locali e di urbanistica, un carattere pratico e concreto, propenso alla mediazione, che può fare dimenticare l’esperienza non entusiasmante della giunta guidata da Rossi che pare avviato sul viale del tramonto.
Nell’alveo del centro sinistra, Daldoss potrebbe assurgere a candidato unitario di tutte le anime non oltranziste, allontanando la figura del giornalista in pensione Paolo Ghezzi sostenuto dalle anime di centro sinistra della coalizione uscente: anche il Pd potrebbe convergere sulla figura di Daldoss come momento di sintesi tra la richiesta di rinnovamento e la necessità di una continuità.
Daldoss potrebbe essere anche il candidato giusto da opporre al campione del centro destra, specie se sarà confermata la candidatura del sottosegretario alla sanità della Lega, Maurizio Fugatti, figura che ha dato più di un problema alla creazione della coalizione di centro destra soprattutto sul lato della coesione. Un problema dettato più dalla persona del soggetto, piuttosto che sul programma politico, su cui invece la condivisione è praticamente totale. Dinanzi ad un candidato oltranzista come Fugatti, che a molti piace poco, molti potenziali elettori del centro destra dinanzi all’alternativa dell’astensionismo, potrebbero anche scegliere la via del male minore, optando per Daldoss, confermando così la tradizione moderata e centrista dell’elettorato trentino.
Tra le due coalizioni, a fare da ago della bilancia potrebbe essere la Civica Trentina, realtà politica ideologicamente più vicina al centro destra che al centro sinistra, ma che al momento non trova nella figura del candidato presidente proposto dal centro destra la spinta decisiva alla stipula dell’alleanza. Se la formazione politica capeggiata dai due consiglieri uscenti Claudio Civettini e Rodolfo Borga decidesse di fare gara a sé – cosa che al momento appare esser lo scenario più concreto -, potrebbe fungere da nocciolo aggregatore di tutti gli scontenti dai due maggiori schieramenti, oltre che convincere molti potenziali astensionisti a recersi alle urne.
Secondo gli ultimi sondaggi, Civica Trentina potrebbe conquistare agevolmente un 10% dei consensi, che potrebbero crescere anche di un ulteriore 3-4% se ad essa si aggregassero altre formazioni minori. Con un 15% di consensi, Civica Trentina impedirebbe ai due schieramenti maggiori di conquistare il premio di maggioranza, visto che la soglia del 40% sarebbe di fatto irraggiungibile. La Lega è accreditata in Trentino di un 20-25%, cui s’aggiungerebbe un 3% circa di Agire di Claudio Cia e un 2% circa della lista capeggiata dal transfuga di Forza Italia, Giacomo Bezzi. Al più, potrebbe avvicinarsi ad un 30% dei consensi. Sul fronte opposto, l’esperienza dell’ultima legislatura ha logorato il consenso su Patt e Pd, che risulterebbero praticamente dimezzati rispetto alle elezioni del 2013. Ad una base del 15-20% circa potrebbe aggiungersi un ulteriore 10% dell’area civica del movimento dei sindaci e formazioni minori.
La governabilità è la sfida che tutti gli schieramenti in lizza devono vincere per dare una guida certa all’Autonomia del Trentino. La legge vigente prevede l’assegnazione di 21 consiglieri su 35 se la coalizione supera il 40% dei consensi, in caso contrario potrebbe averne di meno, e con 16-18 seggi è indispensabile fare ulteriori alleanze per centrare la maggioranza. In questo caso, per il centrodestra a guida Fugatti si materializzerebbe un’inutile vittoria di Pirro, anche con l’apporto di Forza Italia e di Fratelli d’Italia, fino all’ultimo riluttanti ad appoggiare un candidato presidente frutto di un’impuntatura del segretario nazionale della Lega, Matteo Salvini, all’indomani della bocciatura di Foa alla guida della Rai da parte di Forza Italia, specie dopo che tutte le forze politiche del centro destra avevano trovato l’accordo sulla figura di candidato presidente di Mara Dalzocchio, la presidente del consiglio comunale di Rovereto.
Un sussulto ormonale tardivo, quello di Salvini, che ha trasformato una possibile facile vittoria del centro destra trentino – specie se avesse imbarcato nella compagine anche Civica Trentina – in una difficile scalata dall’esito tutt’altro che chiaro, specie ora che scende in campo nelle fila del centro sinistra l’ex assessore provinciale Daldoss. E se così fosse, ancora una volta tra le fila del centro destra trentino si dimostrerà che non esistono statisti, ma solo politicanti di bassa lega, attenti più al proprio particolare personale che a centrare un risultato storico.