Elezioni provinciali di Trento: la Lega finisce nel tritacarne

Le alleanze politiche e la figura del candidato presidente al centro delle critiche. L’alleanza con Progetto Trentino e il suo ras Grisenti giudicata innaturale quando solo 10 anni fa la Lega Nord era contro “grisentopoli” e la “magnadora”. Critiche anche per la scelta di un leader che divide invece che unire e allargare l’alleanza di centro destra. 

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Lega finisce nel tritacarne

Sono passati solo pochi giorni da quando venerdì scorso il giovane segretario della Lega trentina, Mirko Bisesti, ha calato le braghe accettando l’imposizione salviniana di candidare alla presidenza della provincia di Trento alle elezioni del prossimo 21 ottobre una figura divisiva e dirompente come l’ex segretario provinciale e attuale sottosegretario alla sanità, Maurizio Fugatti, criticato per la sua incapacità di fare sintesi del centro destra, tanto che ad oggi Forza Italia e Fratelli d’Italia sono fuori, così come l’area centrista delle liste civiche sensibile al centro destra. Una decisione che è risultata incongrua ed indigesta a molti, tanto che le critiche non si sono fatte attendere, facendo finire la Lega nel tritacarne.

Appena quattro giorni dopo, escono dagli armadi gli scheletri della Lega, quegli scheletri che hanno visto protagonista lo stesso Fugatti che dieci anni fa aveva lanciato una campagna ad alzo zero contro uno dei suoi attuali più convinti sostenitori. Avversari politici e critici interni tirano fuori dei cassetti i manifesti in cui criticavano “grisentopoli” o la “magnadora”, che avevano come protagonista l’allora uomo forte delle giunte Dellai, quel Silvano Grisenti dominus dei lavori pubblici e dei contributi ai comuni, coinvolto in numerosi scandali politici e procedimenti giudiziari, schiodato dalle stanze del potere provinciale perché troppo ingombrante per traghettarlo al vertice di Autobrennero, salvo da qui chiudere le sue ambizioni sotto il maglio giudiziario.Lega finisce nel tritacarne

Sono passati dieci anni, ma la memoria è ancora lì a ricordare il conflitto politico netto e senz’appello della Lega di Fugatti, quello stesso Fugatti che ora ha imbarcato tra i suoi alleati quel Progetto Trentino il cui “motore” è proprio Silvano Grisenti.

E che dire del volantino che alcuni leghisti scontenti del nuovo corso bisestiano hanno fatto circolare, unendo il manifesto “scoperchiata la magnadora” realizzato per la camapgna elettorale di 10 anni fa all’effige dell’odierno candidato presidente leghista, dove si ricorda «la memoria extracorta del candidato presidente Fugatti», dove oltre allo slogan netto e deciso del manifesto di 10 anni fa riportante «via le mele marce dalla politica», riferendosi chiaramente all’allora presidente Lorenzo Dellai e al suo braccio destro Silvano Grisenti, si domanda retoricamente «avete ancora fiducia in questi politici?», oggi si risponde retoricamente «noi non abbiamo fiducia in Fugatti».Lega finisce nel tritacarne

Già. Ma non c’è solo la guerra dei cartelloni vecchi e nuovi a dividere il centro destra ed in particolare l’anima leghista: c’è anche la tragica realtà, dove i principali commentatori della politica locale criticano l’impalpabile spessore della classe dirigente leghista, dal neo giovane segretario Bisesti (paracadutato sull’incarico direttamente da Salvini, il quale nei suoi confronti ha maturato fiducia dopo anni di servizio come suo assistente parlamentare a Bruxelles) giudicato alla stregua di “un bocia” privo di sufficiente esperienza per guidare un partito che ambisce ad essere la formazione leader alla guida dell’Autonomia trentina, oppure alla Lega più in generale, che secondo il sindaco di Tione e coordinatore del movimento civico dei sindaci, Mattia Gottardi, «nemmeno la Lega, apparentemente forte, esiste. Qui da noi il Carroccio non ha classe dirigente. Esiste Salvini, la sua immagine». Difficile dargli torto, visto che in quindici anni di gestione del partito il candidato presidente Fugatti da segretario ha fatto piazza pulita di tutti coloro che solo minimamente potessero fargli ombra. Se alle Politiche dello scorso 4 marzo Fugatti ha schierato nelle liste le quattro segretarie del gruppo consiliare (per altro risultate a sorpresa tutte elette assieme a lui e all’assessore di Pinzolo, compare di vecchia data delle vacanze di Salvini in Rendena paracadutato direttamente nel collegio provinciale con elezione ultra sicura), per le Provinciali si vota con la preferenza e si devono schierare ben 35 candidati, i quali dovrebbero portare al partito qualche voto in più rispetto a quello dei familiari più stretti. Difficile schierare personalità capaci e competenti, tanto più che lo statuto della Lega impedisce la candidatura a chi non sia militante con almeno 2 anni di anzianità, militanza che si conquista con qualche anno di gavetta da tesserato semplice. In caso di vittoria di quel che rimane del centro destra a guida Fugatti, sarà un terno al lotto mettere in campo una giunta capace di guidare l’Autonomia, anche ricorrendo alla possibilità di nominare due assessori esterni “tecnici”.

La Lega che si presenta in questo momento alle elezioni provinciali del prossimo ottobre è decisamente fondata sulle sabbie mobili. Il “bocia” Bisesti può ancora dare un segnale di rinsavimento ed invertire il senso degli eventi imboccato con la decisione di lanciare Fugatti. Può ritornare sulle sue orme, ammettendo l’errore di valutazione – sempre possibile in politica, soprattutto per un giovane che deve ancora fare esperienza, trovare un candidato alla presidenza che aggreghi e unisca la coalizione – che era già stato trovato con il gradimento degli alleati e che aveva anche il valore aggiunto di essere una donna in un panorama che vede in lizza, anche negli altri schieramenti, solo uomini – e prepararsi a governare la Provincia dopo decenni di strapotere del centro sinistra autonomista. In caso contrario, quella che potrebbe essere una vittoria molto probabile, rischia di trasformarsi in un successo di Pirro, ostaggio delle altre forze politiche che venderanno caro il proprio sostegno per raggiungere la maggioranza necessaria per governare la Provincia. Ma con il rischio, tutt’altro che infondato, che il centro sinistra autonomista riesca in corner a rimettere assieme i cocci della gestione Rossi e riesca a prevalere, anche se di misura, sulla Lega e suoi alleati. In questo caso, il segretario Bisesti dovrà faticare non poco per fornire argomentazioni convincenti.