Elezioni in Trentino il centrodestra va verso il suicidio politico

L’insistenza della Lega sulla candidatura a presidente del sottosegretario alla sanità Fugatti spacca la coalizione. Forza Italia, Fratelli d’Italia e Civica Trentina si chiamano fuori. Difficilissimo per la sola Lega con il supporto di Udc e liste minori centrare l’obiettivo della soglia del 40%. 

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centrodestra va verso il suicidio politico

Alla fine dopo settimane di lungo tira e molla, in Trentino il centrodestra va verso il suicidio politico, decidendo di abiurare a quella che era data come una facile vittoria sul centro sinistra autonomista fortemente diviso e logorato da decenni di gestione del potere. Un’abiura che vede la Lega come causa della rottura dell’alleanza per avere insistito sulla candidatura a presidente della provincia di una figura divisiva come quella del sottosegretario alla sanita, Maurizio Fugatti, che non ha saputo raccogliere i consensi di tutta la coalizione e, magari, di allargarsi anche al di fuori dei suoi tradizionali confini coinvolgendo la Civica Trentina accreditata di un 8-10% dei consensi (e forse anche di più) per la sua capacità di attrarre il voto dei moderati e dei possibili astensionisti che anche in Trentino risulta essere uno dei principali partiti.

Il giovane neo segretario della Lega trentina, Mirko Bisesti, alla fine non se l’è sentita di mollare Fugatti sull’altare del mantenimento dell’alleanza e del suo allargamento. Un atteggiamento miope, di corto respiro, perché la norma elettorale che regola l’elezione del Consiglio provinciale prevede l’attivazione del premio di maggioranza solo al raggiungimento del 40% dei consensi. Cosa non improbabile con l’alleanza di centro destra integra, che ora diventa difficilmente raggiungibile con Forza Italia e Fratelli d’Italia fuori dall’alleanza e con Civica Trentina che rafforzerà il suo ruolo di battitore libero e di quarto polo che rischia di rendere oltre modo difficile la governabilità del Trentino.

Lungimiranza politica avrebbe dovuto suggerire al giovane segretario leghista Bisesti di fare un passo indietro, proporre un candidato capace di coalizzare, di aggregare e, magari, di aggiungere valore alla coalizione. Così non è stato e con la sua decisione rischia di destabilizzare la governabilità del Trentino, oltre alla possibilità di impedire il cambio della guardia alla guida della provincia di Trento dopo lustri di potere del centro sinistra autonomista. Di più: fa specie vedere la Lega sposarsi a quegli esponenti politici che solo pochi anni fa aveva combattuto aspramente all’insegna dello scandalo della “Magnadora», il cui contributo al successo elettorale di quanto rimane del centro destra è tutto da vedere, ma che potrebbe tradursi in un boomerang, soprattutto a livello d’immagine e di consensi nelle urne.

Da parte loro, Fratelli d’Italia pare intenzionata a fare alleanza con il polo civico, che potrebbe ambire a diventare l’ago della bilancia in una situazione politica parcellizzata da un centro sinistra decisamente in crisi, una formazione autonomista logorata dall’alleanza con la sinistra che spinge sempre più verso una corsa solitaria, un area grillina che potrebbe crescere anche in Trentino, anche se le beghe al suo interno potrebbero depotenziarne il risultato. Storia a sé stante per Forza Italia, che in Trentino Alto Adige, vede la coordinatrice regionale Michaela Biancofiore decisa a giocare da protagonista in prima persona per fare risorgere gli azzurri in Regione anche candidandosi in prima persona se la Lega non addiverrà a più miti consigli cambiando in corsa il candidato presidente.

Tutto finito? Forse non è detta l’ultima parola. I vertici nazionali dei partiti, soprattutto quelli del centro destra (sabato sarà a Bolzano la leader dei Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, mentre giunge voce di un Matteo Salvini decisamente incazzato per l’esito della trattativa) potrebbero decidere di riprendere in mano la situazione per evitare di buttare alle ortiche una vittoria che l’alleanza unita avrebbe potuto centrare con relativa facilità. In ballo c’è anche il seggio alla Camera del collegio della Valsugana che Fugatti dovrà lasciare libero se vuole candidarsi alla guida della Provincia di Trento: Biancofiore ha già messo nero su bianco che la Lega non può pretendere di mantenere il seggio per un proprio candidato se vuole anche la guida della Provincia. Azzerare tutto scegliendo per la guida dell’Autonomia speciale un candidato meno divisivo e disaggregante di Fugatti potrebbe essere uno scenario percorribile che eviterebbe di accendere anche il domino del seggio alla Camera che potrebbe rivelare esiti inaspettati. Fare prevalere la ragione politica sui personalismi potrebbe essere una soluzione percorribile (oltre che auspicabile) ad una decisione locale decisamente autolesionista e, forse, pure antistorica.