Economia italiana in rallentamento: nel II trimestre 2018 crescono i segnali negativi

La nota mensile diffusa dall’Istat analizza le tendenze dei vari settori manifatturieri. Gli indici anticipatori della fiducia volgono in negativo. 

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Economia italiana in rallentamento

L’economia italiana è in rallentamento: non riesce a innescare quel colpo di frusta che le consentirebbe di uscire da una fase stagnante, con i segnali negativi che iniziano a prevalere su quelli positivi e con attese per l’immediato futuro che volgono al brutto, nonostante la situazione internazionale sia globalmente positiva.

Nel secondo trimestre, secondo la nota mensile diffusa dall’Istat, la crescita dell’economia italiana ha mostrato segnali di rallentamento, come evidenziato nei mesi precedenti dall’andamento dell’indicatore anticipatore. L’aumento congiunturale del Pil è stato pari allo 0,2% (+0,3% nel primo trimestre). La domanda interna ha contribuito positivamente alla crescita mentre la componente estera netta ha fornito un apporto negativo. Il valore aggiunto dell’industria e dei servizi hanno entrambi segnato variazioni positive.

Gli indicatori congiunturali delineano una fase moderata del ciclo economico. La produzione industriale è rimasta stazionaria nel secondo trimestre, nonostante le variazioni positive dei mesi di maggio e giugno. Nello stesso trimestre i principali raggruppamenti di industrie mostrano variazioni congiunturali negative ad eccezione dei beni strumentali (+1,6%).

Anche gli indici del fatturato confermano il quadro di decelerazione. Nel periodo marzo-maggio il fatturato ha segnato un lieve incremento (+0,4%). Nello stesso trimestre gli ordinativi dell’industria hanno mostrato una flessione (-1,1%) nonostante nel mese di maggio si sia evidenziato un significativo recupero degli ordinativi esteri (+5,5% la variazione mensile congiunturale).

Ad aprile e maggio le vendite verso l’estero hanno mostrato segnali di difficoltà (rispettivamente +0,1% e -1,6%). A giugno per la componente extra Ue si  è evidenziata una significativa ripresa (+7,9%, Figura 4) che ha determinato una variazione positiva nella media del secondo trimestre (+1,7%).

Nel settore delle costruzioni gli indicatori disponibili hanno andamenti eterogenei ma con segnali complessivamente negativi nei mesi recenti. Nel 2017 i permessi di costruire, che solitamente anticipano la produzione, sono cresciuti con forte intensità sia per i nuovi fabbricati residenziali (+11,3% il numero di abitazioni e +11,2% la superficie utile abitabile) sia per quelli non residenziali (+28,8% la superficie in mq). Tuttavia tutti gli indicatori mostrano una marcata riduzione congiunturale nell’ultimo trimestre dell’anno.

Anche i dati di produzione forniscono indicazioni negative: nel trimestre marzo-maggio 2018 l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni è diminuito rispetto ai tre mesi precedenti (-2,2%). Nel primo trimestre i prezzi delle abitazioni non hanno evidenziato segnali di ripresa (-0,1% la variazione congiunturale): si sono ridotti i prezzi delle abitazioni nuove (-1,3%) a fronte di un lieve incremento di quelli delle abitazioni esistenti (+0,2%).

Nonostante la flessione registrata a giugno, nel secondo trimestre del 2018 si conferma l’andamento positivo del tasso di occupazione (58,7%, 0,4 punti percentuali in più rispetto al trimestre precedente). La crescita congiunturale degli occupati è consistente (+0,8% rispetto al trimestre precedente, +196.000), trainata dal lavoro a termine (+123.000) e da quello indipendente (+75.000), mentre permane stabile il livello dei dipendenti permanenti. Nel secondo trimestre l’aumento del tasso di occupazione ha coinvolto tutte le persone di età superiore ai 25 anni.

Nel medio periodo la crescita del tasso di occupazione italiano presenta delle differenze per classe di età rispetto alla dinamica dei principali paesi europei. Nel periodo T1 2014-T1 2018, l’incremento del tasso di occupazione italiano è stato guidato da quello della classe 55-64 anni (8,1 punti percentuali la differenza in Italia e 7,3 p.p. nell’area euro) mentre il miglioramento nella classe 25-54 è risultato inferiore a quello dell’area euro (rispettivamente 1,1 p.p. e 2,8 p.p.)

Le prospettive di miglioramento dell’occupazione per i prossimi mesi si mantengono moderate. Alla diminuzione del tasso di posti vacanti nel primo trimestre si associa, in T2, un saldo più contenuto delle attese sull’occupazione nell’industria, nelle costruzioni e nel commercio. L’indicatore mostra un miglioramento per i servizi.

A luglio è proseguita la tendenza al rialzo dell’inflazione: secondo la stima preliminare dell’indice per l’intera collettività (NIC), il tasso di crescita tendenziale è aumentato all’1,5%, con un recupero di un punto percentuale rispetto al minimo di aprile scorso (0,5%). L’accelerazione risulta più intensa se misurata dall’indice armonizzato (+1,9% su base annua) anche se la dinamica dei prezzi continua a collocarsi su ritmi inferiori alla media dell’area dell’euro (+2,1%) e a quelli dei principali partner (Germania, Spagna e Francia) i cui tassi variano tra il 2,1% e il 2,6%. Il divario a favore dell’Italia è determinato soprattutto dalla ripresa più contenuta dei prezzi italiani per il raggruppamento degli energetici, che si associa a un’inflazione di fondo ancora leggermente inferiore rispetto alla media dei paesi dell’area euro. L’aumento dell’inflazione continua a risentire del forte recupero dei prezzi dei beni energetici a seguito dei rincari del petrolio; l’inflazione di fondo (calcolata sul NIC al netto di energetici e alimentari non lavorati) si è leggermente ridotta (+0,7%), caratterizzata della decelerazione della dinamica dei prezzi nei servizi e dalla fase deflativa dei beni industriali non energetici. Le pressioni interne si confermano moderate, per effetto sia di una dinamica retributiva ancora contenuta anche se in recupero, sia delle limitate sollecitazioni provenienti dai prezzi all’importazione e da quelli alla produzione.

Le spinte inflazionistiche dall’estero continuano a essere circoscritte al comparto energetico, mentre per i prezzi dei beni di consumo non alimentari si confermano le pressioni al ribasso (-0,5% la variazione tendenziale in maggio per i prezzi all’importazione) per effetto dell’apprezzamento del cambio dell’euro dei primi mesi dell’anno. Nella fase della produzione, l’inflazione per i prodotti destinati al mercato interno registra in giugno una ripresa (+3,2% da +1,8% di febbraio), con intensità maggiore nei comparti dove il legame con i prezzi delle materie prime importate è diretto. Per la prima volta dalla fine dello scorso anno, l’aumento dei prezzi ha coinvolto, anche se con intensità limitata, i beni non alimentari destinati al consumo (+0,5% da +0,2% a maggio).

Per i prossimi mesi le aspettative degli operatori mantengono una impronta moderata: a luglio per le imprese che producono beni destinati al consumo finale il saldo, tra quanti prevedono prezzi di vendita in rialzo e quelli che ne indicano una riduzione, risulta in diminuzione nel quadro di una netta maggioranza di attese di stabilità dei listini. Nello stesso mese, tra i consumatori prevalgono largamente i giudizi di chi si aspetta prezzi al consumo invariati o in diminuzione per i prossimi dodici mesi.

Quanto alle prospettive di breve termine, a luglio la fiducia dei consumatori e delle imprese rimangono entrambi sui livelli del mese precedente. Il clima di fiducia dei consumatori è lievemente aumentato con un miglioramento dei giudizi sulla situazione economica della famiglia e dell’Italia.

L’indice composito del clima di fiducia delle imprese ha evidenziato un lieve calo, con un peggioramento per le imprese dei servizi e del commercio, mentre per quelle delle costruzioni il quadro è fortemente positivo. Nel settore manifatturiero il clima di fiducia rimane stazionario a seguito del miglioramento delle attese di produzione, bilanciato dal peggioramento dei giudizi sugli ordini, in particolare per la componente estera. L’indicatore anticipatore continua a registrare flessioni, segnalando il proseguimento dell’attuale fase di contenimento dei ritmi di crescita economica.