Il sindaco di Vicenza Francesco Rucco, espressione di una maggioranza di centro destra, affiancato dall’assessore alla famiglia e alla comunità, Silvia Maino, e dall’assessore alla trasparenza, Isabella Dotto hanno illustrato i contenuti della relazione sull’impatto socio-economico della crisi delle banche venete sul territorio locale.
«Si tratta di un tema che ci sta particolarmente a cuore come amministrazione in quanto ci siamo impegnati fin da subito nel dare sostegno e risposte a tutti i cittadini, privati e imprese, che hanno dovuto affrontare momenti di disagio dopo la crisi del sistema bancario, la quale ha creato numerose difficoltà al territorio, sia a livello sociale che economico – ha spiegato il sindaco Francesco Rucco –. Qualche settimana fa abbiamo incontrato la Commissione d’inchiesta regionale per la crisi delle banche e abbiamo chiesto loro come potevamo dare una mano. Tra gli impegni assunti, abbiamo deciso di compiere un’azione di monitoraggio sul territorio per capire quante persone si sono rivolte ai servizi sociali a seguito della perdita del proprio patrimonio raccogliendo i dati in una relazione che andrà ad integrare quella regionale. Intendiamo, infatti, fare sistema, sia con la Regione che con i parlamentari veneti che ci rappresentano in governo, a sostegno dei danneggiati per dare un contributo reale e fattivo».
Con riferimento alla provincia di Vicenza, la crisi delle banche venete ha coinvolto 39.424 soci, di cui 34.089 famiglie (considerando Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca), con una perdita media per famiglia di 45.000 euro, i cui effetti diretti sono solo ancora parzialmente visibili. La crisi bancaria ha avuto una doppia ricaduta sul sistema del welfare: sulle spese delle famiglie per l’assistenza di persone in condizioni di non autosufficienza, ad esempio gli anziani, e in termini di perdite di posti di lavoro a casa della chiusura delle imprese, soprattutto quelle con fatturati inferiori a un milione di euro.
«Abbiamo fatto molta fatica a reperire i dati dell’effetto della crisi bancaria sul territorio perché il popolo veneto, per tradizione, ha una forma di dignità elevata e fa fatica a rivolgersi ai servizi sociali – ha dichiarato l’assessore alla famiglia e alla comunità Silvia Maino –. È quindi difficile tracciare queste persone e aiutarle: stiamo cercando di fare rete con tutte le agenzie sociali del territorio per invitare le persone a rivolgersi agli assistenti sociali di zona evidenziando il problema in modo da rafforzare, nella prossima programmazione, i capitoli di bilancio che prevedono contributi a persone in difficoltà».
Per quanto riguarda le ricadute sulle piccole imprese, artigiani e commercianti a causa della crisi delle banche venete, il primo degli effetti attesi è stato la chiusura di attività economiche con il conseguente aumento di disoccupati; a seguire, si è verificata la perdita della casa in seguito all’impossibilità di far fronte ai mutui immobiliari e, quindi, la perdita dei risparmi delle famiglie.
La perdita complessiva dello stock di attività finanziarie è stata di almeno 5 miliardi di euro, pari a circa il 3,4% del Pil Veneto. Il 44% di questa perdita riguarda la provincia di Vicenza. La perdita media per socio è stimata in circa 45.000 euro per le famiglie e 57.000 euro per le imprese. Le imprese maggiormente coinvolte si concentrano nella classe di fatturato fino ad un milione di euro. La perdita subìta dalle famiglie è compresa tra i 4 e i 5,3 miliardi di euro.
«La legge finanziaria 2018 ha approvato un fondo di ristoro di 100 milioni di euro ripartiti in 4 anni, dal 2018 al 2021, – finanziato dal fondo interbancario di garanzia e dal fondo dei conti dormienti – che, però, è insufficiente in quanto dovrebbe ristorare, oltre agli azionisti di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, anche quelli delle 4 banche poste in liquidazione (Banca Etruria, Carichieti, Banca Marche e CariFerrara) – ha spiegato l’assessore alla trasparenza, Isabella Dotto –. Chiediamo al governo di stanziare maggiori risorse oltre che di semplificare l’iter per accedervi o con un decreto attuativo della finanziaria 2018 o con la definizione di una procedura che consenta una risposta in tempi ragionevoli ai tantissimi risparmiatori e imprese vittime di questa devastante crisi. Auspichiamo, inoltre, che il processo non venga spostato a Trento in quanto si tratterebbe l’ennesimo danno al territorio».
Quando gli istituti di credito italiani hanno scaricato i maggiori costi sui loro clienti, famiglie ed imprese, si è verificato un crollo del Pil del 10% e della produzione industriale del 25%.
Questo ha messo in ginocchio tante famiglie ed imprese, le quali non hanno potuto far fronte ai debiti contratti con le banche.