Fusione BPVN-BPI: il tribunale di Venezia ammette c.t.u. sull’impugnazione per dolo

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Venezia. É stato il Tribunale delle imprese del capoluogo lagunare, presieduto dalla giudice Liliana Guzzo, ad ammettere la consulenza tecnica sull’impugnazione per dolo della fusione tra BPVN e BPI.

Sarà il commercialista veneziano Massimo Lanfranchi, nominato consulente tecnico dal Tribunale con l’ordinanza del 18 giugno scorso, ad esprimersi sulla congruità del rapporto di concambio, previsto in occasione della fusione del giugno 2007 tra la Banca Popolare di Verona e Novara e la Banca Popolare Italiana, che ha dato vita al Banco Popolare Soc. Coop., oggi confluito in BPM.

Una perizia di valutazione che Lanfranchi redigerà alla luce della situazione patrimoniale di Banca Italease spa, all’epoca controllata da BPVN, crollata in borsa ad inizio giugno 2007 per l’esplosione nella esposizione in derivati, che avrebbe portato delle perdite per oltre 2 miliardi di euro.

Il provvedimento è stato assunto nell’ambito della causa a suo tempo promossa contro la fusione dal compianto imprenditore Paolo Sinigaglia e dalla società Simod, dichiarata fallita nel 2015. Sinigaglia e Simod, entrambi ex soci BPI, impugnarono la fusione chiedendone l’annullamento per dolo del management di BPVN ai danni dei soci di BPI, con il conseguente risarcimento del danno, oggetto di quantificazione nella perizia da parte del consulente del Tribunale, e che era stato richiesto dalle parti nella misura complessiva di circa 11 milioni di euro.

L’imprenditore Sinigaglia e Simod avevano avviato la causa assistiti dal prof. avvocato Marco De Cristofaro dell’omonimo studio legale padovano. Dopo il fallimento di Simod la difesa della società è stata assunta dall’avvocato padovano Roberto Nevoni, mentre il Banco Popolare è assistito dallo studio legale milanese Gatti-Pavesi-Bianchi.

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