Maggiore autonomia per l’Emilia Romagna, le competenze richieste salgono da 12 a 15

La Regione chiede di avere la gestione anche di agricoltura, acquacoltura, protezione della fauna e attività venatoria; cultura e spettacolo e sport, oltre all'ampliamento di alcune fra quelle già definite per poter agire su maggiori tutele per i lavoratori, fiscalità di vantaggio per le aree montane, tutela dell'ambiente e difesa del suolo. 

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autonomia differenziata Maggiore autonomia per l'Emilia Romagna
Il presidente uscente della regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini.

«Domani consegneremo il progetto sulla maggiore autonomia per l’Emilia Romagna alla ministra Stefani, con la proposta di un aumento delle competenze richieste. Alle 12 già definite – ha detto il presidente della Regione, Stefano Bonaccini intervenendo in Consiglio -,  chiediamo di aggiungere la gestione diretta di altre tre: agricoltura, acquacoltura, protezione della fauna e attività venatoria; cultura e spettacolo e sport. Nuove competenze sulle quali ci confronteremo in Assemblea legislativa con tutti i Gruppi consiliari, per continuare ad avere la massima condivisione possibile, con l’obiettivo di ottenere un regionalismo differenziato per l’Emilia-Romagna entro la fine dell’anno, per ottenere ulteriori poteri e risorse certe coi quali continuare a crescere e creare sviluppo e occupazione, in un quadro di unità nazionale per noi intoccabile ma nel quale, per la prima volta, verrebbero premiate le Regioni virtuose e con i conti in ordine, e l’Emilia-Romagna lo è».

Aumentano dunque le competenze che la Regione chiede di poter gestire direttamente, con l’obiettivo di chiudere in tempi rapidi, sempre sulla base di quanto previsto dalla Costituzione che, all’articolo 116, terzo comma, prevede l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori “forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il Governo e la Regione interessata.

«Non condivido la proposta del Veneto di agire attraverso una legge delega al Governo – afferma Bonaccini -. Come Emilia Romagna preferiamo infatti rimanere nel solco tracciato dall’intesa preliminare che passa per l’accordo fra gli esecutivi nazionale e quelli regionali e al successivo progetto di legge governativo presentato alle Camere. In questo modo si sarebbe meno esposti a emendamenti, e verrebbe quindi tutelato il lavoro fatto sinora dalle Regioni, che alle spalle, come nel caso nostro, ha il confronto e la larga condivisione sia dei Gruppi consiliari in Assemblea legislativa sia delle parti sociali nel Patto per il Lavoro, e, soprattutto, temo che con la legge delega si possa arrivare a tempi lunghi, quando invece vogliamo fare presto e bene. In ogni caso, non abbiamo preclusioni, troviamo insieme la procedura più efficace e condivisa per arrivare una legge che il Parlamento possa approvare, a maggioranza qualificata, per dare all’Emilia Romagna quella maggiore autonomia che merita, così come Veneto e Lombardia».

In materia di agricoltura, l’Emilia-Romagna chiede maggiore autonomia decisionale e gestionale anche di fronte agli sviluppi della politica dell’Unione Europea, che potrebbe portare a ridurre il ruolo dei territori spostando l’asse su un partenariato con gli Stati membri. Inoltre, il Governo dovrebbe confermare il fatto di concorrere al finanziamento dell’Agenzia regionale per i pagamenti in agricoltura (AGREA), per garantire la sostenibilità delle attività svolte a favore delle imprese e dell’intero comparto. Maggiori competenze anche su gestione della caccia e della tutela della fauna e sull’acquacoltura, con riferimento in particolare all’istituzione e disciplina delle zone di tutela biologica, comprese le modalità di pesca utilizzabili in queste aree.

Su cultura e spettacolo, l’obiettivo è la gestione delle risorse del Fondo unico per lo spettacolo (Fus) e la competenza diretta per la valorizzazione integrata dei musei dell’Emilia-Romagna (musei locali, musei nazionali, reti museali e tematiche) e per la tutela dei beni librari (manoscritti, autografi, carteggi, incunaboli, raccolte libraie, stampe, libri e incisioni, fotografie, etc.), oltre a poter prevedere un nuovo ruolo dell’Istituto regionale dei Beni artistici, Culturali e Naturali (IBACN) quale cabina di regia tra Regione, ministero per i Beni artistici e culturali e i principali organismi di ricerca.

Sullo sport, anche in relazione alla tutela della salute, la Regione si avvarrebbe di maggiore autonomia per valorizzare l’attività sportiva quale strumento di prevenzione sanitaria e come mezzo di aggregazione sociale, anche diretta a soggetti con diverse abilità; inoltre, agirebbe su regolamentazione e programmazione dell’edilizia e dell’impiantistica sportiva.

Novità anche rispetto alle 12 competenze già definite finora. Fra queste, in materia di lavoro e sostegno ai lavoratori, si chiede la gestione diretta degli Assegni di ricollocazione (Adr), competenza che consentirebbe alla Regione non soltanto di modulare, in una prospettiva di maggiore flessibilizzazione, l’intera gamma delle prestazioni di politica attiva per il lavoro con specifico riguardo alle dinamiche territoriali, ma anche di sottoporre ad una regolazione omogenea e unitaria le varie misure disponibili per i propri cittadini, con conseguenti significativi incrementi di efficacia, efficienza ed economicità.

In tema di sviluppo economico, è di grande importanza strategica per la Regione il tema delle politiche per la montagna: da qui la richiesta delle competenze necessarie per definire un sistema di fiscalità di vantaggio per le aree montane, eventualmente da replicarsi per le aree interne. Maggiori poteri normativi e amministrativi vengono poi chiesti sulla tutela del paesaggio, anche per semplificare gli eccessi burocratici legati alle attuali procedure, per esempio superando l’attuale competenza congiunta con lo Stato nell’adozione del piano paesaggistico e nel rilascio delle relative autorizzazioni. Si aggiungerebbe poi la competenza diretta di svolgere la Valutazione di impatto ambientale di tutte le opere e impianti da realizzare nel territorio regionale, comprese quelle di interesse statale, per contrastare la frammentazione delle competenze amministrative.