Una “newco” trentina per gestire acqua e rifiuti. Ma conviene veramente?

Il passaggio “in house” dei servizi comunali di Trento e Rovereto decisamente poco conveniente per il capoluogo lagarino. 

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newco trentina

Di Paolo Farinati, già assessore alle finanze, alle attività economiche ed alle società partecipate del comune di Rovereto dal 2005 al 2010

Leggiamo in questi giorni ampi articoli dedicati al dibattito relativo alla possibile costituzione di una nuova società, appunto una “newco”, tra i comuni di Trento e di Rovereto, interamente pubblica per la futura gestione dei delicati cicli integrati dell’acqua e dei rifiuti. Il progetto, assolutamente rispettabile, è partito qualche anno fa, sull’onda del referendum dedicato alla proprietà pubblica dell’acqua.

E’ una scelta totalmente politica, che rispetto ma non condivido. Ricordo che l’attuale Gruppo Dolomiti Energia è oggi quello che è, grazie ad un percorso lungimirante e coraggioso iniziato a metà degli Anni ’90, con la storica fusione tra le municipalizzate SIT di Trento e la ASM di Rovereto. Ottenendo via via negli anni sempre maggior capacità professionali, maggiori economie di scala, maggiori disponibilità finanziarie e “spalle più larghe” in termini patrimoniali. Ne sono conseguite maggior qualità nei servizi prestati alla nostra comunità e maggiori risorse per gli investimenti e per i soci, soprattutto i due comuni di Trento e Rovereto. Il Gruppo è sotto il totale controllo pubblico, della provincia di Trento e dei due comuni sopra citati. La presenza di soci privati è minoritaria. Ciò significa che la politica e le strategie del Gruppo DE vengono dettate dalle amministrazioni pubbliche, cosi come gli amministratori in grande maggioranza sono indicati dai soci pubblici. Questo per sottolineare che la tutela dei cittadini e dei servizi sono ai massimi livelli.

Questa “newco”, per contro, viene proposta per rispondere all’esigenza posta dal referendum nazionale sull’acqua pubblica. Orbene, ma l’attuale assetto del Gruppo Dolomiti Energia cosa rappresenta per le due maggiori città del Trentino e per gran parte della nostra Provincia? Nel 1998 gli allora sindaci Lorenzo Dellai e Bruno Ballardini, supportati dagli amministratori della ASM di Rovereto e della SIT di Trento, cosa immaginavano di fare sottoscrivendo uno storico accordo con cui costituivano la Trentino Servizi? Da quale visione era animato tale loro ambizioso progetto? La risposta è molto semplice, e ha in sé gli stessi contenuti che oggi, nel 2018, illustrano legittimamente i sostenitori del nuovo piano. Certamente dal 1998 quella iniziale creatura è molto cresciuta, grazie all’intelligenza e alla determinazione anche dei successivi sindaci Pacher e Valduga senior e del presidente della provincia Dellai. Oggi a Trentino Servizi si è sostituito per  il Gruppo DE, che rappresenta una realtà d’impresa pubblica, perché tale è per più del 70% del proprio capitale sociale, tra le maggiori nel settore delle multiutilities in Italia. Annualmente il Gruppo è premiato anche per la qualità offerta nella gestione dei servizi, e questo da parte delle varie Autorità nazionali preposte, come ad esempio l’Autority all’Energia. Oggi il Gruppo DE collaborare con oltre duecento comuni trentini, ha più di milletrecento dipendenti, fattura poco meno di un miliardo e mezzo di euro, controlla tutte le preziose centrali idroelettriche presenti in Trentino con cui si producono quasi cinque miliardi di Kwh di energia rinnovabile e pulita, distribuisce metano in quasi tutto il Trentino e non solo, vanta importanti partnership con aziende pubbliche e private nazionali e estere, è fortemente presente nel settore della “ green economy “ anche con il teleriscaldamento e la produzione di energia solare, assicura annualmente importanti risorse alle nostre comunità con bilanci sempre di grande rilievo, motiva e fa crescere professionalità di altissimo livello, è committente vitale per molte piccole e medie aziende del nostro territorio.

Solo poche affermazioni per dire ai due sindaci attuali di Trento e Rovereto di meditare molto prima di indebolire il proprio Gruppo industriale di riferimento. Desidero sottolineare, inoltre, che le gestioni di servizi quali il ciclo dell’acqua e dei RSU richiedono soggetti con le “spalle molto larghe”, per i significativi investimenti di cui necessitano costantemente e per i minimi margini finanziari che danno. I comuni, attuando di fatto una “ri – municipalizzazione” con oneri elevatissimi, sono certi di avere in futuro le risorse finanziarie indispensabili per garantire la stessa qualità, o non rischiano di abbassarla o di dover ricorrere al consueto estremo aiuto dei cittadini con l’innalzamento delle tariffe? Basti pensare, ad esempio, alla realizzazione in essere, da parte di Dolomiti Energia, dello strategico acquedotto di fondovalle, che tra pochi anni, da Lavis a Mori, metterà in sicurezza idrica all’incirca 180.000 persone: potrà essere ultimato? Si sono chiesti i due sindaci perché i soci pubblici delle grandi e medie aziende multiutilities italiane, da A2A ad Acea, da Iren a Hera e altre, non hanno scorporato i servizi acqua e rifiuti dai loro Gruppi? Ricordo che l’Europa, che norma anche questi settori, non ha sin qui mai parlato e scritto di proprietà pubblica dell’acqua, ma di gestione della stessa da parte di soggetti controllati da enti pubblici. Come per l’appunto è Dolomiti Energia.

Infine, alcune brevi domande. La Provincia di Trento, che in FinDolomiti Energia, la holding che di fatto controlla il Gruppo Dolomiti Energia, ha una quota pari a quella dei due comuni, ovvero del 33,3%, non ha nulla da eccepire nel vedersi depauperata la propria partecipata più ricca patrimonialmente e più virtuosa finanziariamente? Perché non affidare proprio a FinDolomiti Energia la gestione dell’acqua e dei RSU, essendo società totalmente pubblica? Inoltre, i 400 dipendenti di Dolomiti Energia che, si dice e si legge, dovrebbero passare alla nuova società pubblica dei due Comuni, sono sereni e felici di abbandonare un Gruppo solido e florido quale DE oggettivamente è, per passare ad un nuovo datore di lavoro certamente tutto da costruire, con parecchi debito alla costituzione e, pertanto, ad oggi meno affidabile? Noi cittadini, infine, pur richiedendo doverosamente a DE sempre maggior qualità, abbiamo chiare le soluzioni che vengono prospettate per la gestione di due servizi essenziali per il nostro benessere e con cui quotidianamente ci confrontiamo?

In conclusione, mi auguro che tutta la questione abbia ad essere affrontata con l’ausilio di un adeguato piano industriale e da una precisa visione politica. Parimenti, che le conseguenti decisioni beneficino di un aperto e responsabile confronto all’interno dei due Consigli comunali di Trento e Rovereto e del Consiglio provinciale.