L’Italia è tra i Paesi europei che potrebbero subire le maggiori conseguenze delle misure di salvaguardia su 23 categorie di prodotti in acciaio in vigore dallo scorso 19 luglio in Ue, introdotte per difendere il mercato europeo dal potenziale arrivo di acciaio da altri Paesi a seguito dei dazi imposti dagli Stati Uniti.
Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi siderweb su dati Eurostat, l’Italia importa oltre il 20% dei volumi di acciaio che annualmente arrivano in Unione europea. Il mercato italiano nel 2016 ha assorbito il 23,3% del totale dell’import continentale di prodotti sottoposti a salvaguardia; nel 2017 il 21,1%; nel 2018 il 22,1% (gennaio-aprile).
Le conseguenze delle misure di salvaguardia potrebbero essere maggiori per sei categorie di prodotti: lamiere magnetiche (quota di mercato dell’import italiano: 78%); fogli e nastri laminati a caldo di acciai inossidabili (69,7%); prodotti stagnati (58,2%); vergelle di acciai inossidabili (53,8%); piani a caldo in acciaio al carbonio (37,6%) e piani a freddo in acciaio inox (37,9% del totale Ue).
Il dazio al 25% sulle 23 categorie di prodotti in acciaio sarà applicato solo quando l’import supererà la media delle importazioni degli ultimi tre anni (2015-17). Il contingente, inoltre, sarà assegnato in base all’ordine di presentazione delle richieste. Una modalità, questa, che secondo l’Ufficio Studi siderweb assicurerebbe un impatto tutto sommato moderato delle misure. Tuttavia, potrebbe causare problemi agli importatori nazionali, che non di rado si rivolgono al mercato con un atteggiamento più legato a singole situazioni temporanee che non seguendo una programmazione di medio/lungo periodo. Ne uscirebbero favorite le imprese che riusciranno a calcolare in anticipo i programmi di acquisto, soddisfacendo il proprio fabbisogno prima dell’esaurimento delle quote senza dazio.