Si mette in moto la macchina elettorale in vista delle elezioni provinciali a Trento e Bolzano con l’ufficializzazione della data delle elezioni per domenica 21 ottobre 2018. In quel giorno, gli elettori eleggeranno il Consiglio ed il presidente di ciascuna Provincia. I decreti firmati dai presidenti delle due province di Trento e di Bolzano saranno poi pubblicati sul Bollettino ufficiale della Regione il 22 agosto.
Una data importante, quella del 22 agosto, che, oltre a rendere ufficiale il giorno delle elezioni, farà scattare alcuni adempimenti. Fra questi la normativa sulla Par Condicio, ovvero il divieto per tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni. Vi è poi la costituzione, entro 5 giorni dalla pubblicazione, dell’Ufficio centrale circoscrizionale, cui spettano importanti adempimenti riguardanti l’ammissione delle candidature e la proclamazione degli eletti.
Il calendario delle operazioni elettorali prevede, poi, le seguenti scadenze: da venerdì 7 a sabato 8 settembre deposito dei contrassegni; da lunedì 17 a giovedì 20 settembre presentazione delle candidature; entro venerdì 21 settembre esame ed approvazione delle candidature da parte dell’Ufficio centrale circoscrizionale; entro sabato 6 ottobre affissione in tutti i Comuni del manifesto delle candidature.
Se la macchina elettorale sta oliando i meccanismi dal punto di vista amministrativo, ancora in alto mare rimane la formazione delle liste elettorali e delle varie alleanze. In Alto Adige solo la Svp ha già chiuso i giochi, con la presentazione della lista e del suo candidato presidente, che è l’attuale governatore della Provincia, Arno Kompatscher. Per questo partito la sfida è conservare la maggioranza assoluta dei consensi degli elettori, arginando l’erosione sul fronte destro che potrebbe portargli i partiti dell’ultranazionalismo tedesco.
Sul fronte degli altri partiti, specie italiani, si è ancora in alto mare, con la Lega che reclama autonomia, mentre da Forza Italia e Fratelli d’Italia si propone di creare una lista unitaria con cui raccogliere il massimo dei consensi per ottimizzare anche il risultato nella ripartizione dei seggi. Si vedrà nei prossimi giorni se avrà la meglio l’individualismo leghista, oppure una strategia politica di più ampio respiro. Se il centro destra dovesse riuscire a presentarsi unito, potrebbe avere più forza nelle trattative con la Svp nella formazione della giunta provinciale, che deve essere formulata rispettando il peso etnico dei vari gruppi linguistici che popolano l’Alto Adige. In caso contrario, specie se non ci saranno tracolli, potrebbe sempre essere il Pd la stampella italiana per il governo monocolore Svp come è accaduto nella legislatura che sta per chiudersi, con un Pd che non è stato mai capace di esercitare un’azione politica di spessore a favore del gruppo linguisti italiano.
Sul fronte trentino, la situazione è decisamente più complicata. Si parte da una maggioranza di centro sinistra autonomista che è ancora frastornata dalle botte prese alle politiche del 4 marzo scorso, dove Pd, Upt e Patt sono usciti con le ossa rotte dinanzi al cappotto centrato dal centro destra a trazione leghista. Un successo che potrebbe ripetersi anche alle prossime provinciali, tanto che le formazioni di centro sinistra stanno disperatamente cercando un nuovo leader, in quanto quello uscente, l’autonomista Ugo Rossi, ha dato ampi ed inequivocabili segnali di essere giunto a fine corsa. Da parte Dem si è cercato e trovato un “papa straniero” nella figura dell’ex direttore di un quotidiano locale, Paolo Ghezzi, un indipendente che si pone sull’ala sinistra dello schieramento e che potrebbe riavvicinare alla maggioranza uscente le formazioni più oltranziste dello schieramento che ora navigano solitariamente. Una proposta che vede il Patt difendere con denti e unghie il proprio candidato presidente, probabilmente destinato al sacrificio finale per arginare il più possibile la probabile sconfitta. E l’aria che tira nelle fila del centro sinistra fa sì che ci sia anche una certa ritrosia a trovare candidati disposti ad immolarsi sull’altare di una sconfitta dai più data quasi per certa.
Sul fronte dei probabili vincitori, il centro destra non ha ancora trovato la “quadra” sul candidato leader della maggioranza. La Lega, azionista di maggioranza della coalizione, vuole proporre un proprio candidato, individuato nella persona dell’attuale sottosegretario alla sanità ed ex segretario di partito locale, Maurizio Fugatti. Una candidatura che è però indigesta a gran parte dei partner di coalizione, con Forza Italia che punta sul proprio candidato di bandiera, la senatrice Elena Testor, mentre dalle formazioni civiche si è già posto il paletto, chiedendo una candidatura alternativa a quella proposta dalla Lega per potere entrare in coalizione. Un’alleanza che è costretta ad aggregare nuove forze anche al di fuori del tradizionale perimetro del centro destra, in quanto per governare in Trentino è necessario superare la soglia del 40% per conquistare il premio di maggioranza. Di qui la necessità per il nuovo segretario della Lega, il giovane Mirco Bisesti, di non rinunciare già in partenza ad un probabile 8-10% di consensi rappresentato dalle liste civiche.
Anche un sondaggio sulle figure dei probabili candidati alla presidenza della Provincia, ha evidenziato come quelli più forti, Rossi e Fugatti, si attestano attorno al 21%, con il leghista lievemente favorito rispetto all’autonomista. Evidenziando una cosa, però: se Rossi è unanimemente considerato un candidato bolso, anche quella di Fugatti non ne esce affatto bene, visto che distacca Rossi solo dell1%. La Lega e il suo segretario Bisesti farebbero probabilmente meglio a cambiare cavallo per cercare un purosangue capace di trainare al galoppo la coalizione oltre la soglia del 40% e vincere il gran premio dell’Autonomia, per la prima volta in cinquant’anni di potere democristiano, prima, e postdemocristiano, postcomunista e postautonomista, poi. Si vedrà nelle scelte che farà il giovane segretario della Lega Bisesti se avrà la stoffa del fine politico (è cresciuto alla scuola dell’attuale leader Salvini facendogli da segretario al Parlamento europeo) capace di guardare al futuro, oppure se preferirà il piccolo cabotaggio, con il serio rischio di mancare un risultato storico. Tanto più che i grillini non stanno con le mani in mano e potrebbero essere il terzo incomodo, oltre ad un astensionismo che potrebbe ampliarsi ancora di più in presenza di candidati poco appetibili.