Presentato il festival Vicenza in Lirica, giunto alla sua sesta edizione in programma da domenica 26 agosto a domenica 16 settembre, che quest’anno presenta numerose, interessanti novità.
Un gioiello barocco come l’opera “Polidoro” di Antonio Lotti, proposta al Teatro Olimpico in prima esecuzione assoluta in tempi moderni. Ma anche concerti, recital, masterclass di altissimo livello e un esclusivo workshop dietro le quinte. E, ancora, conferenze-spettacolo, eventi, presentazioni di libri e di rarità discografiche per appassionati, coinvolgendo anche le attività commerciali della città con “Le Vetrine vestono Lirica”, da tre anni suggestiva cornice del festival sempre più incentrato sullo splendore della musica barocca, che richiamerà nella città berica nomi noti come Manuela Custer, Barbara Frittoli, Monica Bacelli, Angelo Manzotti e Maurizio Arena; accanto a loro anche numerosi giovani talenti ai quali, come sempre, il Festival dedicherà uno spazio di primo piano, sia con appuntamenti formativi, sia con occasioni di visibilità e di confronto con il pubblico, mettendo a disposizione di molti di loro anche lo straordinario palcoscenico dell’Olimpico, teatro coperto più antico del mondo.
Ideato e organizzato dall’associazione Concetto Armonico, con la direzione artistica di Andrea Castello, il Festival è realizzato in collaborazione con il comune di Vicenza e le Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari; è patrocinato inoltre da ministero dei Beni e delle attività culturali, Regione del Veneto e Archivio storico Tullio Serafin, con Classica HD e 7 Gold tra i media partner. Una collaborazione speciale è stata stretta quest’anno con Confartigianato Vicenza, che trasformerà l’allestimento del “Polidoro” in un originale “backstage di formazione” per un gruppo di imprese associate. Ma grande sarà il coinvolgimento dell’intera città, che per due settimane – grazie all’attiva collaborazione di numerosi negozianti del centro storico – si vestirà di lirica, fra vetrine a tema, eventi, aperitivi musicali e momenti di intrattenimento, a sostegno di uno degli obiettivi del Festival: puntare sulla sinergia e sulla collaborazione per fare di Vicenza un polo d’attrazione del turismo musicale.
“Polidoro” è stato composto da Antonio Lotti (Venezia, 1667-1740) compositore al centro di una recente riscoperta. La sua tragedia in musica “Polidoro”, su libretto di Agostino Piovene (Venezia, 1671-1733), sarà proposta in prima esecuzione assoluta in tempi moderni al Teatro Olimpico di Vicenza, giovedì 6 e venerdì 7 settembre (ore 20.45). Maestro concertatore e direttore dell’Orchestra “Vicenza in Lirica”, composta da diciotto elementi, sarà il maestro Francesco Erle, che si è occupato anche della delicata revisione della partitura, insieme al maestro Franco Rossi. La “mise-en-espace” è stata affidata a Cesare Scarton, che guiderà un cast di giovani talenti, scelti con apposite audizioni, svoltesi la scorsa primavera in città: Davide Giangregorio (Polinestore), Anna Bessi (Iliona), Federico Fiorio (Polidoro), Danilo Pastore (Deifilo), Luca Parolin ed Enrico Torre (Pirro), Maria Elena Pepi (Andromaca) e Patrizio La Placa (Darete).
Gli sfarzosi costumi settecenteschi sono firmati da Giampaolo Tirelli, il trucco da Riccardo De Agostini e le parrucche da Alessio Aldini. Disegno luci di Andrea Grussu. Come immagine simbolo dell’opera è stata scelta la scultura “Grande slancio”, bronzo del 2004 di Matteo Pugliese.
“Polidoro” debuttò nel Carnevale del 1714 al Teatro Grimani di Venezia, coinvolgendo come interpreti autentiche star del canto dell’epoca: tra loro il mantovano Giovanni Battista Cavana, il suo concittadino Giuseppe Maria Boschi e la bolognese Diamante Maria Scarabelli, detta “La Diamantina”, entrambi acclamati protagonisti della prima di “Agrippina” di Georg Friedrich Händel, nel 1709, e il castrato toscano Francesco Bernardi, detto “Senesino”, anch’egli a lungo collaboratore di Händel.
Ambientata nella città e nella reggia di Sesto, in Tracia, la vicenda narrata si ricollega alla guerra di Troia. Iliona, moglie dell’avido e infido re Polinestore, è figlia di Priamo, un tempo sovrano della città distrutta dai Greci. Nella reggia vive anche suo fratello Polidoro, che come lei, quindi, ha nelle vene sangue reale troiano. Lo stesso può dirsi per Deifilo, figlio di Iliona e Polinestore. Per salvare Polidoro dalle trame dei Greci, decisi ad estirpare ogni traccia della famiglia reale di Troia, Deifilo e Polidoro sono stati scambiati nella più tenera età, ma ne sono entrambi ignari. A Sesto si trova anche Andromaca, vedova di Ettore e innamorata del giovane che tutti ritengono essere Polidoro. La donna è schiava di Pirro, che giunge alla reggia in veste di ambasciatore dei Greci, per chiedere l’appoggio di Polinestore nell’uccisione di Polidoro. Il sanguinoso piano scatena una serie di complesse vicende, fra intrighi di palazzo, strategie politiche e crisi del cuore.
Oltre che all’Olimpico, l’opera di Antonio Lotti sarà al centro di un altro appuntamento del Festival: sabato 8 settembre alle 17 nel cortile delle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, una selezione di arie del “Polidoro” sarà proposta in forma di concerto, con costumi del ‘700, da giovani artisti coinvolti nell’allestimento e dall’ensemble strumentale “Vicenza in Lirica”. Le voci saranno quelle di Michele Perella (Polinestore), Giuseppina Perna (Iliona), Cecilia Gaetani (Polidoro), Daniele Lequaglia (Deifilo), Arlene Miatto Albeldas (Andromaca) e Gino Gobbo (Darete).
Il taglio del nastro di “Vicenza in Lirica” spetterà domenica 26 agosto (ore 21.00) al Teatro Olimpico, al controtenore lombardo Angelo Manzotti, di ritorno al Festival – dopo il successo dello scorso anno, quando presentò “Tanti affetti in tal momento: abbandoni, ire e sospiri nel teatro barocco” – con «Orlando: “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori…” dall’Orlando furioso tra Ariosto e Vivaldi», spettacolo in forma semiscenica che lo vedrà affiancato dal contralto vicentino Valeria Girardello, promessa del canto già messasi in luce proprio a “Vicenza in Lirica”, da alcune voci recitanti e dall’Ensemble ArTime, con i costumi di Giampaolo Tirelli. Il lavoro si rifà alla partitura originale che nel 1727 Antonio Vivaldi compose per il poema di Ludovico Ariosto, scritto nel 1516.