«Chiediamo al Governo di attivarsi per intervenire disponendo lo stop alla libera vendita di cannabis light e dei prodotti derivati, settore pericoloso e in proliferazione, con 422 negozi presenti in tutta Italia ed almeno uno in ogni capoluogo di provincia del Veneto». Questa la richiesta contenuta in una mozione illustrata a Venezia presso la sede del Consiglio regionale del Veneto, dai consiglieri Elena Donazzan e Massimo Giorgetti, entrambi del gruppo Forza Italia – Alleanza per il Veneto, e presentata assieme ai consiglieri regionali Giovanna Negro (Veneto del Fare) e Maurizio Conte (Veneto per l’Autonomia), all’on. Carlo Giovanardi (Gruppo Idea) fino al 2011 sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla lotta alla droga, e alla professoressa Elisabetta Berton, docente di Tossicologia forense all’università di Firenze ed ex presidente dell’Associazione scientifica “Gruppo Tossicologi Forensi Italiani”.
«Con questa mozione – spiega Donazzan – intendiamo fare il punto su una proliferazione, quella dei negozi che vendono prodotti derivati dalla cannabis light, pericolosa dal punto di vista sia della salute che ideologica e che porta con sé un’evidente disinformazione. I dati stimati attualmente vedono infatti 1 persona su 3 di età compresa tra i 15 e i 64 anni aver utilizzato almeno una volta sostanze stupefacenti, e il primato del consumo va alla cannabis, utilizzata almeno una volta dal 33% della popolazione, dato che porta l’Italia al terzo posto per consumo in Europa. Noi vogliamo dire un chiaro “No” alla vendita e al libero consumo e dare il via un processo educativo di dissuasione».
«Quella di oggi vuole essere una dichiarazione di guerra a tutti quei negozi e quelle norme che in qualche modo consentono di far filtrare l’idea che esista anche una canapa che non fa male – prosegue il vicepresidente del Consiglio regionale del Veneto, Massimo Giorgetti -, ma è anche uno stimolo per annunciare una serie di iniziative future legate alla lotta alla cannabis, tra le quali la richiesta di una precisa normativa di legge sull’esempio di quanto già fatto per il gioco d’azzardo, con la prescrizione di norme chiare, ad esempio, sulle procedure per il posizionamento dei locali adibiti alla vendita e le distanze da scuole e ospedali».
«La mia esperienza lavorativa presso un Sert veronese – ha aggiunto Negro – mi porta a sostenere come questo sia un mondo dal quale è veramente difficile uscire. La maggior parte di coloro che hanno avuto problemi con le sostanze stupefacenti ha iniziato il suo percorso proprio dalla cannabis, e il nostro compito è quello di lottare per dare ai giovani un futuro positivo, andando anche contro a quelli che sono interessi economici purtroppo fortissimi».
«La droga non è pesante o leggera, la droga non si pesa – spiega la professoressa Berton – e in una dose di cosiddetta cannabis light allo 0,6% è presente comunque un principio attivo che ne fa una “dose” a tutti gli effetti. Esistono poi purtroppo strumenti estrattori facilmente ottenibili via internet per far uscire dalle sostanze un concentrato facilmente ottenibile e ancora più pericoloso».
«Fino al 2011 – conclude Giovanardi – sono stato impegnato in prima persona nella lotta alle dipendenze, ed eravamo riusciti, con una serie di interventi che definirei di profonda civiltà, ad ottenere un abbassamento delle percentuali di consumo. Di seguito, vi è stata un’inversione di tendenza netta. Il problema della cannabis non deve essere trascurato come accade invece oggi, ma affrontato con una lotta a questi negozi che si presentano come una vera e propria forma di truffa, proponendo i propri prodotti con un falso “scopo collezionistico”. La cannabis “ricreativa” è del tutto da eliminare».