Quando Bolzano si chiamava Pons Drusi: inaugurata l’area archeologica romana sotto al Grieserhof

Aperta la struttura nella quale sono visibili preziosi reperti di epoca romana. Rinvenuti una villa e un edificio pubblico con numerose suppellettili. 

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A Bolzano rivive l’antica Pons Drusi attraverso i rinvenimenti romanici di oltre 2.000 anni fa effettuati solo il centro anziani Griserhof appena ristrutturato ed ampliato. Un piccolo tempio, i pavimenti di una villa romana del primo secolo d.C, anfore, monete, statue, colonne, affreschi di pregio, mosaici sono stati rivenuti consentendo di effettuare un vero salto nel passato visitando la nuova struttura museale realizzata al di sotto del Centro per anziani appena inaugurata.

«Credo che siamo la prima casa per anziani in Europa, ad aver un museo al proprio interno, un museo piccolo ma con reperti davvero di pregio», ha detto Christian Klotzner, presidente della Stiftung-Fondazione Elisabeth, che gestisce il centro anziani. «Siamo molto felici – ha aggiunto il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher – di aver dato un contributo per la realizzazione di questo gioiello. Per farlo è stata modificata la legge in modo da consentire i finanziamenti per la realizzazione di strutture museali in accordo con strutture private. I finanziamenti pubblici in questo caso sono arrivati fino al 70%».pons drusi

Nel corso dell’inaugurazione, Klotzner ha ripercorso le tappe che hanno portato all’apertura della struttura: «era il gennaio 2016 quando nel corso dei lavori di costruzione del centro per anziani Grieserhof sono emersi i primi resti. Subito l’Ufficio Beni archeologici ha capito che potevano essere importanti. All’inizio eravamo un po’ disorientati, non si sapeva quanto ci sarebbe voluto, ma poi è stato velocemente riprogettato l’edificio in modo da poter creare questa struttura museale di circa 200 metri quadri». Klotzner e Kompatscher hanno quindi sottolineato che il ritrovamento casuale dei reperti e la successiva musealizzazione «si inseriscono perfettamente nello spirito del Centro, che vuole essere una struttura aperta, una comunità, un’entità aperta alla cittadinanza».

pons drusiQuelli venuti alla luce al di sotto del Grieserhof sono i resti archeologici più significativi finora noti di Pons Drusi, la Bolzano di età romana. «In particolare – ha spiegato Catrin Marzoli, direttrice dell’Ufficio beni archeologici della Provincia – è stato rinvenuto un ricco edificio affrescato di epoca romana risalente al I secolo d.C con una sala impreziosita da colonne». In teche di vetro sono ora visibili pitture di alta qualità caratterizzate da vari motivi figurativi. «Nel cortile interno della villa – ha spiegato Marzoli – è stata rinvenuta una vasca provvista di un mosaico in bianco e nero. A monte dell’edificio si trova inoltre una massiccia fondazione che doveva servire probabilmente da base per un tempio o per un monumento. La fondazione monumentale era originariamente rivestita di marmo, come dimostrano numerosi frammenti di lastre. Della sua dotazione architettonica sono testimonianza i frammenti di colonne, capitelli e listelli di marmo e calcare ammonitico proveniente dal Trentino». L’insediamento si trovava nel punto dove si incrociavano la via Claudia Augusta – proveniente dalla Val Venosta – e la strada per la val d’Isarco, ovvero le arterie di comunicazione tra l’Italia settentrionale e i territori posti a nord dello spartiacque alpino.

«Dal punto di vista amministrativo, Pons Drusi apparteneva alla Regio X Venetia et Histria e dipendeva dal municipium Tridentum», ha specificato Marzoli. Gli oggetti d’uso venuti alla luce permettono di gettare uno sguardo nella vita di tutti i giorni della “Bolzano” di 2.000 anni fa: una chiave di ferro, elementi di bardatura per cavalli, un piccolo cucchiaio, una pinzetta, lucerne, coltelli, forbici, pesi da telaio, vasi, macine e molto altro. «Ceramica fine da mensa, vetri e anfore venivano importati lungo le strade che mettevano in comunicazione l’area italica con il nord delle Alpi», ha spiegato Marzoli. Tra i gioielli spiccano anelli-sigillo, bracciali, fibbie per indumenti, collane di perle di vetro e una rara moneta del 47 a.C. Numerose ossa di animali documentano un abbondante consumo di carne, ma si mangiavano anche molluschi della porpora provenienti dal Mediterraneo.