Il pugno nello stomaco agli operatori telefonici sferrato dalla francese Iliad non poteva rimanere a lungo senza risposte. Cosa che si è puntualmente verificata da parte di uno dei colossi della telefonia europea, Vodafone che ha lanciato la sula “low cost” ho., un logotipo in minuscolo con tanto di punto di cesura.
Per solo un euro in più rispetto ad Iliad. ho. offre lo stesso piano di contenuti offerto dall’operatore francese: minuti e sms illimitati, 30 giga di traffico dati nazionale (oltre ad altri 2 in ambito europeo), servizi inclusi come l’avviso e il trasferimento di chiamata, il messaggio per sapere chi ti ha cercato, il servizio clienti, il call center, ecc, tutti servizi che ormai gli operatori tradizionali offrono solo a pagamento.
Per 6,99 euro/mese, il consumatore può disporre dell’infrastruttura di telecomunicazioni di Vodafone, una delle più capillari e moderne, sia in Italia che in Europa, senza dovere sfruttare in roaming (come fa invece Iliad) quella di altri operatori. Oltre al costo mensile di ricarica, c’è il costo d’acquisto della sim per 9,99 euro, acquistabile sia in rete o in uno dei 3.000 negozi attivi rinvenibili sul sito del nuovo operatore (www.ho-mobile.it). Interessante anche la previsione di alcuna clausola di durata minima di contratto o di penale in caso di cambiamento: ho. Lascia i propri clienti liberi di cambiare operatore in qualsiasi momento, così come non c’è il rinnovo automatico della ricarica: spetta al titolare provvedere a suo piacimento, cosa che può anche essere un problema se ci si dimentica di farlo, rimanendo con il telefono muto.
Con l’arrivo di ho. Salgono a ben sette gli operatori di telefonica attivi in Italia: Vodafone e la sua consociata ho., Tim con Kena, Wind insieme a 3 e Iliad, oltre a tutti gli altri operatori virtuali (quelli che si appoggiano alle reti di Tim, Vodafone e Wind-Tre, le uniche fisicamente presenti sul territorio nazionale), tra cui alcuni forti come Fastweb, Poste e Coop Voce. E c’è da credere che gli 88 milioni di schede sim attive registrate a fine 2017 dall’Agenzia per le comunicazioni saranno destinate a crescere ulteriormente.