Un investimento da oltre 20 milioni di euro, sostenuto in gran parte dalla Regione Emilia-Romagna, per un’opera fondamentale per la vita di un territorio. Sono stati completati i lavori del nuovo impianto idrovoro di Mondine (Mn), il grande nodo idraulico dove confluiscono le acque della pianura reggiana e modenese.
L’impianto è stato totalmente ricostruito e affianca la vecchia struttura, risalente a quasi un secolo fa, che aveva subito gravi danni durante il sisma del maggio 2012. Il recupero è stato portato a termine dal Consorzio di bonifica dell’Emilia-Centrale.
Le nuove elettropompe e più in generale l’infrastruttura di Mondine garantiscono la piena sicurezza idraulica di un’area prevalentemente agroindustriale di 50.000 ettari nelle province di Reggio Emilia, Modena e nei comuni di Moglia e San Benedetto Po in provincia di Mantova. In particolare, lo scolo delle acque, la difesa dalle piene del fiume Secchia e le pratiche irrigue. Un’area nella quale per tutto l’anno è vitale l’attività di bonifica: l’irrigazione durante i mesi estivi e la regimazione dei flussi durante autunno, inverno e primavera.
Il manufatto idraulico, situato nel comune di Moglia, ma che ha soprattutto influenza diretta su ampie zone del reggiano e del modenese, garantirà maggior sicurezza a circa 300.000 abitanti che risiedono nel comprensorio.
All’inaugurazione del rinnovato impianto idrovoro mondine hanno partecipato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, il sindaco di Moglia, Simona Maretti, il commissario del Consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale, Franco Zambelli, il presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi bonifica (Anbi), Francesco Vincenzi.
I consorzi di bonifica hanno realizzato 76 interventi urgenti nell’area del cratere, per un totale di circa 23 milioni di euro. A questi primi interventi completati a tempi di record, sono seguiti 98 interventi per più di 40 milioni di euro per la ricostruzione delle opere pubbliche di bonifica danneggiate, un elemento indispensabile per l’economia e per chi vive e lavora nella pianura padana.
A seguito del terremoto del 20 e 29 maggio 2012, il vecchio impianto aveva subito danni ingenti, in particolare ai fabbricati, ai manufatti di regolazione come le chiaviche emissarie, ad altre chiuse di regolazione, magazzini e case di guardia. Circa 2,2 milioni di euro sono stati investiti per i primi interventi, immediatamente successivi al terremoto, per rendere agibile e parzialmente funzionante il vecchio impianto. I manufatti storici (idrovora, chiavica emissaria e chiavica sfioratore) sono stati inizialmente messi in sicurezza con l’obiettivo di parziale recupero del loro funzionamento. La rimessa in servizio di due pompe su cinque del vecchio impianto ha consentito di fronteggiare gli eventi alluvionali del 2013 e 2014.
In seguito, per garantire la piena sicurezza idraulica di un comprensorio così esteso e popolato, anche considerata l’età avanzata degli impianti e la gravità dei danni subiti, i tecnici del Consorzio hanno avviato la progettazione di un nuovo impianto idrovoro per lo scolo meccanico delle acque per un valore di 12 milioni; di un impianto irriguo e di una nuova chiavica emissaria per ulteriori sei milioni.
Sono stati anche effettuati interventi di messa in sicurezza, riparazione e ripristino della Casa di Guardia e del Magazzino annessi al nodo idraulico per complessivi di 520.000 euro. La progettazione delle opere è stata particolarmente complessa, trattandosi di una zona soggetta a vincoli di natura paesaggistica, ambientale e architettonica, nonché per il ritrovamento di reperti archeologici.