In un decennio è crollata la spesa per la manutenzione delle strade e gli effetti si vedono

Secondo l’associazione di settore, Siteb, i consumi di asfalto sono passati dai 45 milioni di tonnellate/anno del 2006 ai 23 milioni del 2017. Allarme per l’aumento dei prezzi del bitume. 

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Nell’ultimo decennio, gli investimenti in manutenzione delle strade italiane sono crollati e così i consumi della materia prima, l’asfalto, con previsioni fosche per il settore, almeno a breve termine.

E il risultato di questo sono sotto gli occhi di tutti, con strade ridotte ad un buco perenne, con voragini che distruggono pneumatici e sospensioni dei veicoli, sconnessioni del manto stradale che ingenerano incidenti anche mortali specie agli utenti di biciclette e motocicli.

L’associazione delle imprese di settore, Siteb, Strade italiane e bitumi, che raggruppa oltre 250 imprese che operano nella produzione e vendita di asfalto e macchine e impianti per la posa denuncia il drastico calo dei consumi di asfalto negli ultimi dieci anni compie la riduzione delle azioni di manutenzione delle strade, passato dai dai 45 milioni di tonnellate del 2006 ai 23 milioni di tonnellate/anno dell’ultimo triennio, calo ulteriormente amplificato anche nei primi cinque mesi del 2018 con un -11,8% rispetto allo stesso periodo del 2017.

Oltre al calo delle commesse pubbliche da parte dei gestori delle strade, il presidente di Siteb, Michele Turrini, evidenzia come per le imprese del settore sia arrivata «un’ulteriore beffa: il costo del petrolio, stabile da anni intorno ai 50-60 dollari al barile, è improvvisamente schizzato a 80, accompagnato da un concomitante deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro. Il risultato è stato un brusco aumento del 20-25% del prezzo del bitume che ha messo in crisi soprattutto le imprese che hanno vinto appalti di lavori stradali di durata pluriennale; negli appalti di opere pubbliche, infatti, la “revisione prezzi” è abrogata dal 1993 – ricorda l’associazione – e nessun adeguamento viene riconosciuto anche a seguito dell’aumento del costo dei materiali da costruzione». Con la conseguenza che con appalti vinti spesso con consistenti ribassi si finisce ora con il lavorare in perdita per via delle mutate condizioni di mercato internazionali.

Turrini rivolge un appello al nuovo governo: «è fondamentale imprimere un deciso cambio di marcia rispetto ai precedenti puntando, per quel che concerne la mobilità su gomma, su una seria politica di manutenzione del patrimonio esistente di 600.000 km di strade e, in particolare, di quelle comunali e provinciali che sono le più disastrate».

A tale riguardo, secondo l’associazione emerge che, a causa del costante blocco dei lavori di manutenzione, oggi occorrerebbero oltre 42 miliardi di euro per rimettere in sesto le strade del Belpaese, ripristinando, ove necessario, anche gli strati più profondi della sovrastruttura stradale. Un costo decisamente elevato, ma necessario per preservare il valore complessivo della rete stradale stimato in 5.000 miliardi di euro. Una bella sfida per l’Anas e i gestori locali.