Il Tecnopolo “Mario Veronesi” di Mirandola, nel modenese, cresce e punta, per il futuro, alla nuova frontiera della medicina personalizzata. Realizzato dopo il sisma e inaugurato il 10 gennaio 2015, sarà ora oggetto di un ulteriore potenziamento e di un importante ampliamento che comprenderà due nuovi laboratori, uno chimico e l’altro funzionale ai test di sicurezza dei nuovi prodotti, spazi di co-working e per la realizzazione di prototipi al servizio delle aziende. Di fatto, anche un nuovo incubatore per le start up, con uffici e laboratori dedicati.
L’investimento previsto è di 900.000 euro, più della metà da fondi stanziati dalla Regione Emilia-Romagna. Cofinanziatori anche il comune di Mirandola e la Fondazione Democenter, cui si aggiungono i contributi di Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola, Confindustria Emilia Area Centro e Camera di commercio di Modena. Per la struttura, fino a oggi, sono stati investiti 4.250.000 euro, di cui 3.828.000 euro di risorse da Fondi europei Por Fesr 2007-2013.
L’intervento garantisce il rafforzamento dell’offerta di attività e di servizi, anche grazie a un aumento significativo degli spazi, che passeranno da 600 a 1.000 mq. L’avvio dei lavori è previsto entro il 31 dicembre 2018, con la prospettiva di terminarli nel 2019.
«La scelta di insediare un Tecnopolo in questo territorio ferito dal terremoto si è rivelata quanto mai azzeccata – ha commentato l’assessore alle attività produttive e ricostruzione post sisma, Palma Costi – perché proprio ricostruendo le imprese e rilanciando l’innovazione abbiamo ritrovato e valorizzato la nostra identità. E ora, dopo meno tre anni di attività, la struttura rappresenta un polo assoluto di attrazione in ambito delle biotecnologie con un indiscutibile ruolo di primo piano, su scala nazionale e internazionale. Ora deve continuare a crescere, con la scienza e l’innovazione, per garantire lo sviluppo del territorio, della buona occupazione e della cultura del lavoro».
Il Tecnopolo di Mirandola è parte di un sistema integrato d’avanguardia, unico nel suo genere in Italia, aperto e collegato al mondo, al servizio delle imprese del territorio, con un solido legame con l’Università di Modena e Reggio Emilia. Un “Biomedical village” in grado di catalizzare investimenti e di rispondere al meglio alle esigenze di un sistema sanitario sempre più orientato alla medicina personalizzata e di precisione, all’interno di un cluster di imprese biomedicali tra i più rilevanti nel mondo. Una realtà nella quale, oltre al Tecnopolo, sono nati e si stanno sviluppando i nuovi corsi di formazione post diploma e post laurea, un primo master dell’Università di Modena e Reggio Emilia partirà nel 2019.
L’infrastruttura e i servizi di accelerazione e facilitazione dei processi di innovazione, il collegamento alla Rete regionale dell’Alta tecnologia, le relazioni con network nazionali e internazionali porteranno a potenziare l’ecosistema locale in grado di accelerare le dinamiche di sviluppo, il miglioramento della competitività del settore e l’aumento dell’attrattività per giovani talenti e competenze scientifiche di alto profilo. Le imprese, i laboratori e l’Università producono ricerca industriale applicata e, anche grazie al Tecnopolo, nel distretto biomedicale di Mirandola ora si realizza medicina rigenerativa e si sviluppano nuovi prodotti verso una sanità sempre più centrata sulla persona.
Per Giuliana Gavioli, amministratore delegato di Tecnopolo, «con un moderno laboratorio di usability, un nuovo laboratorio chimico, gli spazi di prototipazione e gli ambienti per l’incubazione delle startup il TPM “Mario Veronesi” assume la veste di una struttura finalmente completa negli spazi e nell’offerta di servizi. Un nuovo punto di partenza saldamente ancorato ai risultati già ottenuti».
Angelo Oreste Andrisano, Rettore Università di Modena e Reggio Emilia, sottolinea come «il Tecnopolo per Unimore è un uno dei punti di forza della sua attività di ricerca. Fin dalla sua costituzione partecipiamo con gruppi che esprimono competenze interdisciplinari che vanno dalla Tossicologia e Proteomica, alla Microscopia Applicata e Biologia Cellulare fino ai Materiali Sensori».
«Abbiamo voluto contribuire a questo importante progetto, finanziando il laboratorio di usability, in cui verranno effettuati test di human factor sui prodotti in sviluppo, in collaborazione con i professionisti del settore sanitario – dice Alberto Vacchi, presidente di Confindustria Area Emilia Centro -. Uno strumento a servizio tutte le aziende (le grandi come le piccole) del tessuto imprenditoriale sul territorio dell’Area Nord di Modena che operano nel comparto biomedicale. Qui è molto diffusa la capacità di ideare e sviluppare nuove idee e quindi nuovi prodotti. Avere modo di testarli con la collaborazione di chi poi andrà ad usarli (il mondo del settore sanitario) rende più efficace il processo di sviluppo e più sicuro il prodotto. E ci consente di essere sempre più competitivi in un campo dove la competizione è davvero globale e gli human factor costituiscono già un requisito di “market access”».