Italia maglia nera europea per evasione Iva per 35 miliardi di euro

Il Belpaese si conferma campione europeo dell’evasione Iva secondo l’analisi condotta dalla Commissione europea. L’ammontare dell’evasione consentirebbe di abbattere sia il livello che le clausole di salvaguardia, rilanciando i consumi. 

0
731
lotta evasione fiscale risparmi decreto rilancio evasione

Se l’Italia riuscisse a combattere efficacemente l’evasione fiscale legata all’Iva che secondo uno studio commissionato dalla Commissione europea si attesta a ben 35 miliardi di euro, confermando tra l’altro il belpaese maglia nera europea del dribbling fiscale, si potrebbe con una mossa evitare i costi delle clausole di salvaguardia legate all’aumento dell’Iva (12 miliardi di euro) e anche pensare ad un suo riallineamento alla media europea (19%) rilanciando così i consumi.

Secondo la Commissione europea, in Italia si concentra ben il 23,2% del totale dell’Iva mancante a livello europeo, che si attesta a ben 151,5 miliardi di euro. Il problema è tutto italiano, perché in altri paesi l’evasione Iva è stata notevolmente abbattuta. A partire dalla Spagna dove, nel quinquennio 2011-2015, l’evasione del tributo è passata dal 13,4% al 3,5%. Nello stesso periodo, in Italia il miglioramento è stato decisamente minore, visto che si è passati da 41 a 35 miliardi di evasione.

Qualcosa meglio hanno fatto meccanismi farraginosi come lo “split payment”, ovvero la separazione dell’Iva dovuta al fornitore che è versata direttamente dal cliente all’erario, che nel 2015 ha consentito un maggiore gettito di 7,3 miliardi, 10,6 nel 2016 e 11,1 miliardi di euro nel 2017. Il tutto drenando liquidità circolante dalle imprese, che hanno dovuto inoltrare richieste di compensazione fiscale o a rimborso per circa 3 miliardi di euro annui all’amministrazione fiscale.

Con l’introduzione generalizzata della fattura elettronica a partire dal 1 gennaio 2019 si potrebbe fare un passo avanti, abolendo anche sistemi come lo “split payment”, ma è tutto da vedere la capacità da parte dello Stato e dei suoi bracci periferici nell’adeguare le sue procedure operative, visto che ancor oggi molti dei suoi passaggi avvengono ancora per via cartacea invece che digitale.

Di sicuro, quello che difficilmente verrà intaccato è tutto il mondo del sommerso o dei consumatori finali privati, dove è molto difficile l’emersione del “nero” se non ci sono vantaggi per l’utente finale dal risparmio immediato di una parte del costo sostenuto. Potere scaricare in modo consistente (almeno il 40-50%) del costo sostenuto potrebbe fare emergere l’evasione e generare gettito Iva e Irpef aggiuntivo tale da fare chiudere comune in positivo il bilancio per il fisco.