In campo oncologico potrebbe essere prossima alla realtà una vera e propria rivoluzione in campo della diagnosi anticipata di tumore in almeno 10 tipi casi: con un a semplice analisi del sangue, i ricercatori del Taussig Cancer Center della Stanford University sono riusciti ad individuare con largo anticipo sull’inizio della malattia i geni tumorali, permettendo l’attivazione delle opportune azioni di cura ad uno stadio ideale per assicurare la completa guarigione delle persone.
Il test si basa sull’individuazione di piccoli frammenti del Dna rilasciati nel sangue indagato dalle cellule tumorali e potrebbe essere commercializzato entro i prossimi anni, non appena completate tutte le verifiche del caso.
La rivoluzionaria scoperta e i risultati dello studio sono stati presentati alla conferenza annuale dell’American Society of Clinical Oncologists a Chicago. L’esame è risultato attendibile nel 90% dei casi analizzati, tanto che il National Health Service (Nhs), il servizio sanitario inglese, lo adotterà per ottenere diagnosi precise e tempestive. Nello studio americano che ha dato eccellenti risultati sono state coinvolte 1.600 persone, 749 sane e 878 a cui da poco era stato diagnosticato un tumore. Le rilevazioni più accurate sono state quelle del carcinoma delle ovaie e del pancreas, a seguire del fegato e della cistifellea, e ancora di linfoma e mieloma, cancro intestinale e infine cancro a polmone, testa e collo, prostata, stomaco e utero.
Questa metodica di diagnostica anticipata di tumore potrebbe aumentare grandemente le possibilità di guarigione delle persone, oltre che ridurre i costi a carico dei sistemi sanitari. Il costo del test che necessita di 15 giorni per dare il responso ha un costo stimato tra i 700 e i 1.500 euro, permetterebbe di evitare esami decisamente più invasivi e costosi, oltre a ridurre i tempi di intervento e di ricovero nella struttura sanitaria. Una realtà che nella sola Italia vede la scoperta di circa 1.000 nuovi casi di tumore al giorno, 365.000 all’anno, con una percentuale di sopravvivenza dopo le cure del 63% per le donne e del 57% per gli uomini.