Dipartimento delle Finanze: ecco i dati sui redditi del mondo dell’impresa e delle professioni

Cala il numero delle partite Iva causa la crisi. Notai ancora leader incontrastati. Cresce la ricchezza media delle professioni, mentre ristagna il commercio. 

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Il Dipartimento delle Finanze ha diffuso i dati relativi agli studi di settore e alle dichiarazioni dei redditi del mondo delle professioni e del lavoro autonomo relativi all’anno d’imposta 2016. Redditi che crescono in media dell’8%, ma si assiste anche alla fuga delle partite Iva (circa 200.000) dal regime ordinario a quello del forfettario per ridurre oneri ed adempimenti.

I professionisti sfoggiano il reddito medio più elevato (47.780 euro, pari una crescita del 7,9% rispetto al 2015), incalzati dalle imprese manifatturiere (40.460 euro, pari ad una crescita del 8,1%). Nettamente distaccato il settore dei servizi (28.620 euro, +4%), mentre il reddito medio dichiarato più basso è del commercio (23.680 euro, +5,2%). In linea con l’anno precedente il reddito totale dichiarato è pari a circa 107 miliardi di euro

Andando alle singole categorie, tra i professionisti spicca il reddito dei quasi 4.000 notai in servizio nel Belpaese che si confermano i più ricchi con quasi 254.000 euro in media (+16,5%). Distaccati i quasi 122.000 medici (65.900 euro in media, +1,5%) e i circa 36.000 studi odontoiatrici (51.700 euro, +2,6%). Gli oltre 83.000 commercialisti (reddito medio 51.300 euro, +4,9) e i quasi 120.000 legali (44.200 euro, +9,4%) e gli 8.200 periti industriali (36.200 euro, +10,7%) sono quelli che fanno registrare gli incrementi reddituali maggiori. Tutti gli altri professionisti si situano sotto la soglia dei 30.000 euro lordi di guadagno annuo.

A spingere verso l’alto i redditi medi è l’uscita dagli studi di settore verso il regime forfettario delle partite Iva (cui aderisce circa un milioni di contribuenti) che dichiarano normalmente redditi bassi. L’applicazione degli studi di settore nel 2016 ha riguardato circa 3,2 milioni di soggetti (62,2% persone fisiche), in calo del 5,1% rispetto all’anno precedente. Sulla composizione percentuale dei valori dichiarati, le società di capitali a fronte di oltre la metà del totale dei ricavi/compensi (54%) dichiarano solo il 20% circa del totale dei redditi; diversamente, a fronte del 26% dei ricavi o compensi totali, le persone fisiche dichiarano il 57% dei redditi totali. Complessivamente tra ricavi e compensi gli studi di settore per l’anno d’imposta 2016 hanno fatto emergere 723 miliardi di euro, in lieve crescita rispetto al 2015 (+0,7%) con andamenti differenziati tra i settori. Infine, da registrare il calo dello 0,7% delle partite Iva nel NordEst.