Quanto è sicuro il ghiaccio che galleggia nella bevanda che state sorseggiano con piacere durante una giornata calda ed afosa? L’Inga (Istituto Nazionale Ghiaccio Alimentare) ha presentato i risultati di un’analisi condotta su 125 operatori del settore alimentare svolta in Sicilia in collaborazione con l’assessorato regionale alla salute e le Asp della Regione da cui è emerso che il 25% produce e utilizza ghiaccio contaminato. Un problema, secondo l’Inga, che non riguarda solo la Sicilia ma l’Italia intera. Sono ancora troppo pochi, infatti, gli operatori che non ripongono la giusta attenzione al ghiaccio alimentare.
L’allarme era stato lanciato già due anni fa, quando Inga aveva presentato il primo Manuale di corretta prassi igienica per la produzione di ghiaccio alimentare, documento approvato dal ministero della Salute e redatto, per la prima volta in Europa, per stabilire le buone prassi nella gestione del ghiaccio. E il tema ritorna di fredda attualità con la richiesta sempre più diffusa di ghiaccio alimentare per raffreddare le bevande e non solo.
Tutto dipende dalla qualità dell’acqua utilizzata e dalle modalità di conservazione e di erogazione del ghiaccio. Come sottolinea Carlo Stucchi, presidente dell’Inga, quelli emersi dall’indagine condotta in Sicilia «sono dati che richiedono un’immediata presa di coscienza da parte di tutte le Amministrazioni e di tutti gli Enti preposti ai controlli. Purtroppo la produzione, conservazione e somministrazione di ghiaccio non sono tenute nella dovuta considerazione e nella maggioranza dei casi non vengono incluse nel sistema HACCP. Il Manuale che abbiamo redatto, inedito per completezza, autorevolezza e specificità dei temi trattati, consente a tutti di mettersi in regola e indica per la prima volta tutte le norme necessarie a garantire che il ghiaccio arrivi al consumatore privo di contaminanti fisici, chimici, ma soprattutto biologici. Per questo, ringrazio la Regione siciliana e l’assessorato alla salute per l’attenzione dedicata al tema e chiedo a tutte le altre Regioni di dimostrare la stessa attenzione e sensibilità nelle verifiche».
Serve una nuova consapevolezza che riconosca il ghiaccio come ingrediente alimentare a tutti gli effetti che a seguito di scarsa igiene, mancanza di sanificazione dei macchinari, manipolazione impropria può andare incontro a contaminazioni. Spesso, soprattutto nei piccoli esercizi che autoproducono ghiaccio, non vengono effettuate con continuità le operazioni di sanificazione delle macchine produttrici e delle relative attrezzature utilizzate per lo stoccaggio. Tutto questo espone a gravi rischi visto che il ghiaccio alimentare nasconde possibili contaminanti fisici, chimici e biologici.
Il ghiaccio, se autoprodotto, deve essere considerato nella valutazione dei pericoli e dei rischi svolta con la metodologia HACCP come previsto dal Regolamento CE 852/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio e deve essere oggetto, come tutti gli alimenti, di applicazione di corrette prassi igieniche al fine di evitare contaminazioni e rischi per la salute dei consumatori.