Valorbio: le «mosche soldato» che trasformano gli scarti in fertilizzanti

Ricerca è stata finanziata dalla regione Emilia Romagna con oltre 800.000 euro di Fondi europei realizzata tramite una startup dell’università Modena e Reggio. Obiettivo creare valore da ogni tipo di rifiuto organico. 

0
3010
valorbio mosca soldato

Il Tecnopolo di Reggio Emilia ha ospitato la presentazione dei risultati della sperimentazione del progetto di ricerca industriale Valoribio, dove gli insetti trasformano in materie utili scarti e rifiuti organici, spesso di difficile smaltimento. Si tratta delle “mosche soldato”, diffusissime in natura che saranno allevate nell’impianto pilota realizzato a Reggio Emilia per un esperimento di ricerca industriale volto ad ottenere fertilizzanti agricoli di alto valore nutritivo e bioplastiche azotate partendo dagli scarti della filiera zootecnica, di cui le larve delle mosche sono “ghiotte”.

Il progetto Valorbio è stato selezionato tra i cinque progetti di eccellenza sull’economia circolare in Italia. Sviluppato nei laboratori del centro Biogest-Siteia dell’Università di Modena e Reggio Emilia (centro di ricerca interdipartimentale sulle risorse biologiche agroalimentari) e cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna con oltre 800.000 (fondi europei Por Fesr 2014-2020, su 1,2 milioni di euro complessivi del progetto) l’allevamento sperimentale di “mosche soldato” è pronto per passare dalla fase di ricerca a quello industriale per trasformare le deiezioni animali, in particolare la pollina, in compost di alta qualità da riutilizzare nei campi e in bioplastiche fertilizzanti azotate, con la prospettiva di essere trasformati anche in alimenti a elevato valore proteico e lipidico.

Oltre a produrre materiali ad alto valore da scarti, il processamento abbatte le cariche batteriche patogene, gli odori sgradevoli e pure le infestanti mosche domestiche grazie alla voracità delle larve di “black soldier fly”, innocue da adulte (vivono pochi giorni senza mangiare, giusto il tempo di moltiplicarsi, e quindi non infastidiscono né uomo né animali), ma divorano ogni sostanza organica umida nelle due settimane di sviluppo.

«Il processo, è tutto naturale: da un lato abbiamo un contenitore dove le mosche adulte depositano le uova, circa 500 ognuna; dall’altro un incubatore dove alleviamo le larve su un substrato di pollina addizionato di zeolite (uno scarto di cava) – spiega Lara Maistrello, la ricercatrice a capo del progetto, assieme alle colleghe Augusta Caligiani e Monia Montorsi -. Nel giro di due settimane le larve diventano animaletti grassi e proteici che noi raccogliamo, frazioniamo in proteine, grassi e chitina, un polisaccaride con numerose applicazioni industriali. Così come recuperiamo la pollina “digerita” e inodore, un ottimo compost fertilizzante».

«Innovare – afferma Palma Costi, assessore regionale alle attività produttive – significa incidere concretamente sul sistema produttivo e questo progetto ne è un esempio di alto valore. Da sempre sosteniamo, anche grazie ai contributi europei, la ricerca industriale nel nostro territorio, affinché i risultati siano utili non solo alla crescita economica, ma anche allo sviluppo sostenibile nel rispetto dell’ambiente in cui viviamo».
Dal processo innescato dalle mosche, si potrà ricavare un concime ad alto valore organico per uso agricolo, che permetterà di ridurre l’apporto di fertilizzanti di sintesi grazie alla sua azione di rilascio graduale di sostanze nutritive. Un prodotto di valore anche per l’export, essendo fortemente ricercato per la conversione a uso agricolo di aree semi-desertiche. Inoltre, grazie al progetto saranno ottenute bioplastiche innovative impiegate come teli di pacciamatura biodegradabili che rilasciano azoto nel terreno.

Il progetto Valoribio è stato condotto all’interno della Rete alta tecnologia, l’ecosistema regionale dell’innovazione articolato in diverse sedi fra cui i Tecnopoli, 10 infrastrutture in Emilia-Romagna create con i contributi Por Fesr 2007-2013 che ospitano attività e servizi per la ricerca industriale, lo sviluppo sperimentale e il trasferimento tecnologico alle imprese, nell’ambito della strategia europea S3 di specializzazione intelligente. Hanno collaborato allo sviluppo del progetto anche i centri di ricerca Siteia-Parma, Intermech e Rei, con la collaborazione di Azienda Agricola Sant’Andrea (Gruppo Amadori) e Kour Energy Srl.