Il Pd esce da una serie di pesanti sconfitte elettorali (dal referendum sulla riforma costituzionale alle elezioni politiche) s’appresta a fare tris alle prossime regionali, ma si conferma insuperabile nella capacità di lottizzazione e di nomine che fanno a pugni con la trasparenza e la competenza.
Dopo avere nominato a capo della comunicazione e relazioni istituzionali dell’Autostrada del Brennero nella figura dell’ex stretto collaboratore del vice presidente della giunta provinciale, il Dem Christian Tommasini, suscitando le motivate proteste dell’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige per la palese mancanza di competenza e di capacità professionale da parte del neo dirigente autostradale, ora tocca al soggetto incaricato di effettuare l’annunciata “operazione simpatia” nei confronti dell’Alto Adige, uscita decisamente ammaccata dopo una serie di sondaggi effettuati sulla percezione del territorio agli occhi dei potenziali turisti, facendo accendere l’allarme rosso negli amministratori provinciali che hanno paura di perdere una delle leve portanti dell’economia locale, il turismo e il suo indotto.
La scelta sulla figura che dovrebbe svolgere il delicato incarico capace di risollevare l’immagine sbiadita dell’Alto Adige è stata difficile: l’Agenzia provinciale per la comunicazione ha pubblicato regolare bando di avviso pubblico, che prevedeva come requisiti la laurea, l’iscrizione all’albo dei giornalisti, una esperienza pluriennale in qualità di giornalista sul territorio linguistico italiano ed una esperienza pluriennale dell’ambito della comunicazione presso agenzie di pubbliche relazioni o simili. La delibera di Giunta indicava anche la missione dell’incarico: «portare avanti la strategia appositamente elaborata presso istituzioni, aziende e media, attraverso attività di pubbliche relazioni e networking».
Alla chiusura del bando, la commissione giudicatrice si è ritrovata solo due candidature, mentre al colloquio si è presentato solo un candidato, per giunta privo di uno dei requisiti che in Alto Adige sono fondamentali per accedere ad ogni sorta di incarico pubblico: quello di essere bilingue italiano tedesco. Nonostante ciò, la commissione giudicatrice ha fatto una deroga, accogliendo l’unica candidatura. Si tratta di Francesca Puglisi, ex senatrice PD, giornalista pubblicista, impegnata prima dell’elezione nel settore del marketing, della comunicazione e delle pubbliche relazioni. Laureata in Economia e commercio, in politica dal 1995 con i comitati Prodi, vive a Bologna, dove è stata consigliera comunale e consigliera provinciale. Oltre a questi requisiti, c’è anche un altro fattore, per cui la Puglisi è più nota al pubblico: quello di essere la compagna di un altro esponente politico di primo piano dell’Alto Adige: Gianclaudio Bressa, ex sottosegretario agli affari regionali del governo Gentiloni, eletto nel collegio blindato di Bolzano e bassa atesina assieme ad un’altra catapultata doc come Maria Elena Boschi.
Secondo le motivazioni dell’affidamento dell’incarico alla ex senatrice Dem (che cosetrà alle casse della Provincia 53.000 euro per emolumenti, 15.000 euro per oneri e 5.000 euro per Irap), la commissione giudicatrice scrive che «risponde ai requisiti di esperienza e curriculum, con esperienza in agenzia di pubbliche relazioni. Conosce l’Alto Adige oltre che per la sua attività parlamentare, anche per aver sviluppato progetti di cooperazione per conto della Ngo “Gvc” in collaborazione con la Provincia di Bolzano. Il suo curriculum, la sua empatia naturale, oltre alla sua esperienza e competenza nel campo delle pubbliche relazioni nel mondo dei media nazionali e presso le istituzioni pubbliche a livello statale, la indicano come candidata ideale per la copertura del posto in oggetto e per l’operazione di rafforzamento e di miglioramento dell’immagine dell’Alto Adige in Italia».
La nomina non è passata inosservata agli occhi del consigliere provinciale di Fratelli d’Italia, Alessandro Urzì, cheha presentato un’interrogazione: «si tratta dell’ennesima nomina scandalosa, che fa il paio con quella ai vertici della comunicazione di Autobrennero. Come in quel caso, anche in questo sono stati in molti, specie tra i giornalisti locali, a segnalarmi come praticamente nessuno abbia saputo del bando, con la conseguente impossibilità a candidarsi alla selezione. Anche le motivazioni che ne hanno portato alla nomina mi sembrano risibili, chiaramente più clientelari che professionali. Con spregio da parte della sinistra dei tanti giornalisti disoccupati locali che un reddito da 53.000 euro semplicemente se lo sognano».
C’è da dire che la prescelta ha dichiarato di «non avere ancora deciso se accettare l’incarico». Ecco, l’auspicio, in un sussulto di decenza, è che non lo accetti e che la provincia di Bolzano rifaccia un bando con maggiori caratteristiche di trasparenza in modo da raccogliere un maggior numero di candidature, magari anche tra i tanti giornalisti locali disoccupati o sottopagati.