Le ipotesi di taglio alla Politica agricola comune (PAC) sono insostenibili in un settore chiave per vincere le nuove sfide che l’Unione Europea deve affrontare, dai cambiamenti climatici, all’immigrazione, alla sicurezza. E’ quanto afferma il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel commentare le proposte di riforma della PAC presentate dal Commissario europeo all’agricoltura, Phil Hogan, che secondo alcune analisi sui dati della Commissione potrebbero far perdere all’Italia circa 2,7 miliardi di euro a prezzi correnti rispetto all’attuale periodo di programmazione.
L’ipotesi di riduzione dei fondi è stata bocciata dal Parlamento Europeo oltre che dagli stessi cittadini dell’Unione che per il 90% – sottolinea la Coldiretti – sostengono la politica agricola a livello comunitario per il ruolo determinante per l’ambiente, il territorio e salute secondo la Consultazione pubblica promossa dalla stessa Commissione europea. Ma soprattutto preoccupa l’impatto negativo di questa riduzione di bilancio sui redditi degli agricoltori impegnati a garantire i migliori standard di qualità, sanitari ed ambientali.
«Occorre – continua la Coldiretti – mantenere il budget al livello attuale in prezzi costanti e garantire una più equa distribuzione delle risorse tra gli Stati superando gli squilibri che hanno caratterizzato il passato. Solo in questo modo si potranno cogliere gli elementi positivi pur presenti nella proposta di Riforma che vanno dal maggiore sostegno ai giovani agricoltori all’importanza della sostenibilità, dall’attenzione al concetto di vero agricoltore fino al maggior peso del lavoro, anche familiare, e dei criteri socioeconomici per la ridistribuzione interna dei pagamenti diretti».
Critiche anche sul fronte dell’ecologia: secondo Ernesto Abbona, presidente Unione Italiana Vini, «l’Unione è convinta che la riforma della PAC e dell’OCM vino rappresentino un’opportunità per migliorare, modernizzare e facilitare l’attuazione dei programmi nazionali di sostegno e rafforzare l’orientamento al mercato del settore. È impellente, inoltre, per l’Italia trovare una visione unitaria per adottare un Piano Strategico Nazionale, fondamentale per assumere una prospettiva di lungo periodo sulla promozione dei prodotti italiani all’estero. In questo senso sarà determinante il contributo del ministero per le Politiche agricole e auspico che il futuro ministro italiano possa avere un ruolo attivo nel negoziato e in generale all’interno dell’Unione Europea».
«Nella proposta della Commissione – continua Abbona – apprezziamo il mantenimento dei Piani Nazionali di Sostegno e la misura promozione verso i mercati extra Ue, che mantengono la specificità finanziaria per il vino, come avevamo richiesto. Le misure dovranno essere finanziate da un budget ambizioso, in grado di far fronte alle future sfide del settore vitivinicolo, in primis internazionalizzazione e sostenibilità. In tal senso, un PNS decurtato del 5%, senza contare gli effetti dell’inflazione, potrebbe penalizzare gli investimenti».
Abbona si rivolge al nuovo governo: «come Unione Italiana Vini, chiediamo di pensare ad un Piano Strategico e di lavorare per non perdere il potenziale viticolo italiano. Sarebbe in questo senso utile pensare di creare una riserva nazionale per recuperare 20.000 ettari di diritti di reimpianto, che altrimenti andrebbero persi. Un’altra questione che ci preoccupa è quella che riguarda la mancanza di una ‘regia unica’ a livello europeo e, nel nostro Paese, il rischio di frammentare la Pac a livello regionale vanificandone lo scopo. A questo proposito – conclude Abbona – vogliamo richiamare l’attenzione del futuro governo, chiedendogli di farsi promotore di una visione unica che ci metta al riparo dai pericoli di una regionalizzazione».