Da Conftrasporto, oltre agli auguri di rito, il memorandum delle aspettative al neo ministro Toninelli

Uggé: «siamo pronti a collaborare, ma anche a tutelare le imprese del nostro sistema». Le preoccupazioni del settore per un ministro che non ha una specifica preparazione per il settore chiamato a gestire. 

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Il nuovo governo “Giallo-Verde” è nato dopo una serie di tira e molla tra le forse politiche e i poteri dello stato non proprio edificanti, con una forte connotazione di “nuovismo” ma anche di palese incompetenza e di ferreo ricorso al manuale Cencelli in tema di spartizione e di nomine a personaggi di provata fede personale piuttosto che di esperienza.

Al ministero alle Infrastrutture e trasporti va il capogruppo alla Camera del M5S, Danilo Toninelli, uno che nella scorsa legislatura si è occupato di riforme ed affari istituzionali nell’ambito della competente Commissione affari costituzionali. E’ andato a ricoprire un posto cui pareva essere destinato il geologo Mauro Coltorti, stoppato all’ultimo momento per via della sua dichiarata avversione alla Tav.

Conftrasporto fa buon viso a cattivo gioco e preferisce attendere il neo ministro alla prova del fuoco dei fatti: Paolo Uggè, presidente di Fai-Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio, dopo avere fatto gli auguri di rito con un «in bocca al lupo” a Toninelli, lo richiama alla realtà dei fatti: Toninelli «noto a chi segue le vicende della politica, ma poco conosciuto al mondo del trasporto e delle logistica, avrà il non facile compito di rimettere in moto una macchina ferma da alcuni mesi occupandosi di un sistema centrale per l’economia: se le merci non vengono trasportate restano nei magazzini e tutto si ferma. Vogliamo un ministero della logistica e dei trasporti, oltre che delle Infrastrutture».

Uggè traccia una sorta di memorandum per il nuovo ministro. Eccone alcuni punti. «Le motorizzazioni continuano a non essere in grado di fare le revisioni (poi parliamo di sicurezza); Austria e Svizzera lavorano per ostacolare, in assenza di alternative efficienti, il superamento dell’arco alpino (lo attraversano 200 milioni di tonnellate all’anno per un valore di 524 miliardi) il solo blocco dell’Austria oltre a generare inquinamento (i Tir fermi inquinano più di un Euro 6 in movimento) produce un costo, per ogni ora, di 203 milioni al sistema produttivo; le politiche sociali dei Paesi emergenti continuano ad attuare il dumping sociale che penalizza lavoratori e le imprese, (occorre allora ridare slancio ai contenuti della “Road Alliance”);  il costo del gasolio in Italia è il secondo a livello europeo; i trasporti eccezionali sono bloccati da un evidente disimpegno dei decisori locali e nazionali; i contributi per l’autotrasporto non debbono essere tagliati ma riassegnati, caso mai, secondo il principio della sostenibilità ambientale e della sicurezza; il sistema portuale, dell’armamento, dei servizi tecnico nautici non hanno ancora registrato alcun significativo cambiamento».

Un carico da 90 che rischia di schiantare qualsiasi tecnico di settore, figurarsi un politico privo di adeguata preparazione del settore. «Siamo pronti a collaborare – conclude Uggè – ma anche ad assumere ogni iniziativa utile a tutelare le molte imprese del mare, della gomma, dei sistemi tecnico nautici e della logistica che le realtà aderenti al sistema Conftrasporto/Confcommercio chiederanno».

Si vedrà se Toninelli riuscirà a risolvere i nodi della mobilità e delle infrastrutture che pesano sul NordEst, dal rinnovo delle concessioni autostradali “in house” ad Autobrennero ed ad Autovie Venete (in campagna elettorale i pentastellati si erano dichiarati contrari al rinnovo senza gara pubblica delle concessioni), così come lo sblocco del completamento della Valdastico Nord o della Nogara-mare, per non dire della bretella Sassuolo Campogalliano o del Tibre, oltre, naturalmente, al completamento del corridoio Barcellona-Kiev della linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità che attraversa il NordEst da Verona a Trieste. Oltre a difendere a Bruxelles il diritto alla libera circolazione di merci e di persone che è messo in discussione dalle decisioni unilaterali austriache.