Il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha illustrato in Consiglio regionale il programma di governo per la XII legislatura, ovvero per il quinquennio 2018-23.
«Nonostante i dieci anni di attività alla Camera dei Deputati – ha affermato Fedriga in apertura – prendere la parola oggi, in quest’Aula, è per me motivo di profonda emozione. Un’emozione che deriva dall’orgoglio di poter servire la mia terra, ma anche dalla consapevolezza di dover affrontare un compito che, per natura e contesto, reca in dote molti più oneri che onori».
Prima di addentrarsi nell’illustrazione delle linee guida del programma, il governatore ha ringraziato «i cittadini del Friuli Venezia Giulia che, con il loro voto, hanno deciso di riporre la loro fiducia in me e nella coalizione che mi sostiene. Un’ulteriore responsabilità, quella di non tradirla, si somma dunque alle precedenti. Una certezza – ha proseguito Fedriga – corre in mio soccorso: quella di non essere solo. Se, in tale prospettiva, citare la Giunta, il Consiglio e tutti gli organi istituzionali appare pleonastico, ritengo invece doveroso spendere una parola per gli Uffici. Su due cose posso infatti dirmi sicuro: la competenza e la disponibilità di chi, nell’ombra e mai sufficientemente ringraziato, permette all’ingranaggio di funzionare e a noi amministratori di poter dare seguito agli impegni assunti con gli elettori».
«A chi lavora in Regione – ha sottolineato – mi piacerebbe restituire lo stesso orgoglio che avvertiamo noi nel servire la nostra gente, quel senso di appartenenza alle istituzioni che troppo spesso è stato messo in discussione, alimentando una narrazione fortemente negativa nei confronti dei dipendenti». Fedriga ha quindi affermato che «nessun programma di governo può prescindere, ancor prima che dalle questioni di merito, da quelle di metodo». A questo proposito, il governatore ha sottolineato che «gli obiettivi migliori si raggiungono attraverso il dialogo e non con le imposizioni. Un rapporto costruttivo, mirato a riportare serenità nelle istituzioni e a ricucire gli strappi tra la politica e una società sempre più sfiduciata».
Chiedendo, in conclusione di premessa, «la massima collaborazione tanto alla maggioranza quanto all’opposizione, nell’evidente ed esclusivo interesse del Friuli Venezia Giulia», Fedriga ha spiegato quanto sia «fondamentale prendere coscienza che, oggi più di ieri, la funzione della mano pubblica non possa limitarsi a fare freddamente proprie le istanze del territorio ma debba svilupparsi attraverso l’incentivazione di un costante interscambio con i cittadini, le imprese e le categorie economiche al fine di soppesare ogni azione sulla bilancia di chi andrà realmente a incassare i dividendi o a pagare gli interessi sulle decisioni assunte a livello politico».
Nel presentare in Consiglio regionale il programma di governo per la XII legislatura del Friuli Venezia Giulia, il governatore Massimiliano Fedriga ha riservato uno spazio importante agli Enti locali, «non solo in quanto emanazione della volontà popolare ma soprattutto a riconoscimento dell’inoppugnabile: com’è vero che ogni Comune rappresenta il punto di riferimento e primo interlocutore cui si affidano i cittadini, così la Regione non può rinunciare alle proprie prerogative volte a fornire loro risposte adeguate. A questo proposito, Fedriga ha evidenziato la necessità di «risposte che, al pragmatismo, abbinino il rispetto delle identità, cardine della nostra società in generale e del Friuli Venezia Giulia in particolare. La Regione alla quale penso – ha aggiunto – è snella, flessibile e dinamica e, dunque, veste i panni di pianificatrice, disegna le strategie, coordina le attività ma mai prevarica né impone le proprie decisioni su chi è poi chiamato, in una logica di piena cooperazione istituzionale e funzionale, a lavorare quotidianamente sul territorio».
Entrando nel dettaglio, il governatore ha affermato come «misure coercitive e sistemi fondati su penalizzazioni di qualsivoglia natura debbano pertanto essere sostituiti da modelli di area vasta che, indipendentemente dal loro nome di battesimo, poggino sui princìpi di libera associazione, efficientamento dei servizi e salvaguardia delle specificità». Citando una valorizzazione all’insegna «di relazioni e non di isolamento», Fedriga ha sottolineato quanto «il concetto di confine, specie in virtù della storia che in queste terre affonda le proprie millenarie radici», vada legato «a una visione più ampia che faccia sue le preziose esperienze del passato per trasformare le incertezze che si accompagnano al futuro in opportunità».
«La nostra regione – ha quindi concluso sull’argomento – può pertanto essere, a seconda dei punti di vista e delle modalità di intervento della mano pubblica, estrema periferia di un singolo Paese o snodo logistico e commerciale nell’intreccio di dinamiche internazionali».
Evidenziando come il Friuli Venezia Giulia non sia mai stata una regione marginale, Fedriga ha rimarcato nelle dichiarazioni programmatiche della Giunta regionale che «compito dell’amministrazione sarà quello di integrare le strategie in essere per incidere in modo sempre più puntuale sulle capacità attrattive della regione, sfruttando inoltre quel profondo legame che unisce agricoltura e ambiente e che dà vita a prodotti enogastronomici di assoluto livello. Non dimentichiamoci infatti che larga parte della nostra filiera agroalimentare rappresenta un vero e proprio capitale immateriale che dovrà essere adeguatamente valorizzato in un percorso parallelo a quello della promozione dei nostri beni artistici».
Il governatore ha chiarito che «la difesa delle specificità passa anche attraverso la capacità di fare rete. Mettere in campo sinergie con Austria, Slovenia e Veneto non implica affatto cedere quote di mercato, ma è prerogativa utile a disegnare strategie più ampie e condivise a beneficio del territorio. Alla quantità deve tuttavia fare paio la qualità: investire sulla formazione del personale delegato all’accoglienza, coinvolgendo in primo luogo gli operatori e sulle relazioni internazionali, grazie alle quali il Friuli Venezia Giulia e le sue peculiarità disporranno di vetrine sempre più prestigiose, diventa pertanto irrinunciabile a tali fini. Un turismo strutturato sui 365 giorni è dunque un obiettivo che possiamo consolidare lavorando all’integrazione di percorsi di valorizzazione di mare, montagna, Collio, Carso e Laguna che, assieme ai punti di interesse culturale, storico e paesaggistico, ma anche ad aspetti primari quali la salute e il benessere, rappresentano le migliori frecce al nostro arco».
Fedriga ha spiegato che «per fare tutto questo, occorre però un progetto che sia coerente anche sotto il profilo tecnico, non solo in termini di indirizzi politici, e capace di razionalizzare e fondere i numerosi Piani di settore in un unico Piano di Governo del Territorio. Un’idea precisa di ciò che intendiamo lasciare in eredità ai nostri figli, ecco cosa serve. A loro siamo chiamati a consegnare una regione più bella, più vivibile, più pulita, ma anche più prospera. Il recupero di siti inquinati e la dismissione di attività impattanti deve pertanto fare paio con la ricerca di un punto di equilibrio tra la difesa dell’ambiente e la libertà di fare impresa, senza dare luogo a sterili contrapposizioni, ma tentando sempre di salvaguardare i diritti di tutte le parti in causa».
In particolare, secondo il governatore «è necessario superare le vecchie culture industriali del Novecento e promuovere gradualmente nuovi modi di pensare, nuovi stili di vita. La sfida è innanzitutto culturale: dobbiamo abbandonare gli sprechi, consapevoli che le risorse non sono illimitate, e potenziare le fonti di energia alternativa anche attraverso quell’economia circolare che ne favorisce la conservazione. Da qui l’urgenza di un cambio di paradigma per avviare un modello di sviluppo basato su investimenti, ricerca, innovazione e nuove professioni. Il nostro obiettivo è, quindi, la sostenibilità possibile. Un problema complesso quanto fascinoso che investe il processo industriale ma anche l’educazione, l’efficienza, le mentalità, il lavoro, la salute». Nello specifico Fedriga ha evidenziato la necessità di «razionalizzare dunque, ma anche semplificare. Una semplificazione che sia in primo luogo di carattere normativo, con l’approvazione di testi unici e l’istituzione di un nucleo interdirezionale che si faccia carico della sburocratizzazione. Alleggerire la macchina regionale, disporre di una legislazione chiara e garantire tempi certi sono obiettivi ineludibili per una Regione che intenda davvero essere punto di riferimento per cittadini e imprese. Concetti che trovano numerosi ambiti di applicazione: penso ad esempio ai problemi legati al mondo dell’edilizia con un codice, varato nel 2009, che ha meritoriamente già avviato uno snellimento procedurale e che, con nuovi e più decisi interventi, contribuirebbe ancor meglio all’operatività di tutti i soggetti».
Per il governatore però «nulla vale la pena di essere pianificato in assenza di adeguate misure di carattere economico. Il rilancio della competitività, dei consumi e dell’occupazione sono le vere sfide che demarcano il confine tra il successo e l’insuccesso di una qualunque amministrazione e che, in una regione come la nostra, esprimono ancor di più il valore di una vittoria o il peso di una sconfitta. In un quadro economico-finanziario internazionale che mostra una debole ripresa e con un sistema Italia ancora fermo, le politiche economiche regionali vanno delineate in modo da agganciare la ripresa al primo, concentrando gli sforzi sullo sviluppo del PIL e sul sostegno all’occupazione con interventi uniformi tra i diversi comparti. Particolare attenzione andrà inoltre rivolta alla disoccupazione giovanile e a chi, a causa di crisi aziendali, è stato espulso dal mercato del lavoro».
Fedriga ha quindi chiarito di essere «persuaso che giocare la carta dell’innovazione di processo e di prodotto sia imprescindibile per accrescere la nostra competitività sui mercati. Cruciale è in tal senso anche la strategia di internazionalizzazione, basata su alcuni assi d’intervento: il potenziamento dell’export, sostenendo le aziende con incentivi e piani di sistema; la promozione di filiere, che permettano all’indotto di agganciarsi alla ripresa; lo sviluppo delle competenze aziendali, per fornire orientamento qualificato in vista dello sbarco sui mercati esteri».
Infine, il governatore ha confermato che un «ulteriore pilastro è l’accesso al credito: immettere liquidità – con i fondi di rotazione, il sostegno ai Confidi e interventi di private equity da parte della società finanziaria regionale – in un sistema soffocato, permettendo quindi alle aziende di investire per crescere e creare posti di lavoro, è obiettivo inderogabile».
In merito alle attività produttive, Fedriga, ha spiegato che «la chiave di tutto rimane comunque la riduzione della pressione fiscale. Vittima della sua natura di Regione di confine, il Friuli Venezia Giulia paga più di altre aree del Paese lo svantaggio di trovarsi due vicini quali Austria e Slovenia la cui pressione fiscale, loro merito, risulta essere nettamente inferiore alla nostra. Se le delocalizzazioni sono un pericolo da scongiurare più in prospettiva che nell’immediato, impellente è l’esigenza di rilanciare occupazione e investimenti: target che si possono perseguire solo con misure importanti e risolutive».
Secondo quanto spiegato dal governatore «il traino all’economia dovrà pertanto essere garantito da una riduzione dell’Irap, per permettere alle imprese di avere un rapporto più agile con la pubblica amministrazione e soprattutto di impiegare le risorse resesi disponibili sull’innovazione e sull’assunzione di personale, energizzando così il mercato del lavoro. Il taglio delle tasse, abbinato alla sburocratizzazione, mirerà inoltre a richiamare nuovi investitori, invogliando le imprese a puntare sul Friuli Venezia Giulia in virtù di regimi fiscali agevolati, penso a specifiche “Zone Economiche Speciali Regionali”, prospettiva alla quale guardo con grande interesse, oltre ovviamente ai “Punti Franchi” che già adesso rendono il Porto di Trieste unico nel mondo».
Fedriga ha quindi chiarito che «la nostra Regione dispone per legge di competenze che la rendono ancor più responsabile sulle scelte politiche e gestionali: una fiducia che il Friuli Venezia Giulia ha sempre ricambiato con estremo rigore sia in tema di spesa pubblica che in termini di qualità nell’erogazione di servizi ai cittadini. Fattori che tuttavia non sono stati sufficienti a risparmiarci accordi al ribasso, che hanno privato la comunità di ulteriori risorse oltre a quelle già cedute precedentemente allo Stato centrale». Per il governatore «sarà quindi essenziale riprendere le trattative con il Governo centrale, finalizzate a riequilibrare il rapporto funzioni-risorse, pesantemente intaccato, per circa 920 milioni di euro solo nel 2018 tra accantonamenti e riserve, dalle manovre statali susseguitesi nel corso degli ultimi anni, e a rivedere le compartecipazioni, in modo da dare pieno riconoscimento ad una specialità che non diventi solo nominale, ma che sia a tutti gli effetti lo strumento per il rilancio del territorio».
Il governatore ha ribadito che rimane «di attualità il tema della revisione dello Statuto, che dovrà essere adattato ai cambiamenti socio-economici intervenuti nel contesto internazionale e a quelli giuridico-istituzionali nazionali e continentali, attraverso l’affermazione di quel principio pattizio che si pone alla base del nostro rapporto con lo Stato. Anche in questo caso, giocare la partita assieme ad altre Regioni non può che risultare funzionale al conseguimento degli obiettivi. Un discorso che vale per l’autonomia, ma anche per gli investimenti infrastrutturali strategici e l’individuazione di spazi finanziari per specifiche finalità di riqualificazione urbana».
Quanto al tema della cultura, secondo il governatore «il supporto al territorio, con le sue numerose iniziative, alcune delle quali hanno assunto ormai rilievo nazionale, è un modus operandi che deve allargare le braccia alle produzioni teatrali e liriche, alle rassegne di cinema, e al lavoro di promozione dei nostri siti Unesco: punti fermi in chiave turistica ed economica, sui quali ripongo massima fiducia e attenzione». Fedriga ha quindi evidenziato la volontà di «stimolare le progettualità con criteri di premialità per i progetti capaci di coinvolgere più soggetti, istituzionali e non, nella realizzazione delle attività proposte deve diventare ulteriore elemento qualificante da portare avanti con costanza e determinazione».
Relativamente alla attività sportive il governatore ha spiegato che «il Friuli Venezia Giulia ha dato, e auspico dia anche in futuro, tanto allo sport, con i suoi campioni nazionali, europei, mondiali e olimpici di ieri e di oggi e con quelli che stanno crescendo per esserlo. Obiettivo della Regione sarà continuare a camminare al fianco di tutti i giovani che lo praticano nelle sue varie forme, alimentando fin dove possibile i loro sogni, ma soprattutto riconoscere il valore delle discipline quale presidio per una comunità più sana e coesa».
«Il benessere delle persone» al centro dell’azione dell’esecutivo regionale: è il punto guida del programma del governatore del Friuli Venezia Giulia, declinato nei versanti di salute, protezione sociale e sicurezza. Per quanto riguarda la riforma sanitaria varata dalla precedente amministrazione, secondo Fedriga, lo scontro aspro e le polemiche, «ora devono lasciare spazio a idee, per offrire risposte convincenti alle criticità emerse nel tempo». Per far questo occorrono «capacità di ascolto, instaurazione di un rapporto di fiducia e collaborazione, implementazione del senso di appartenenza e della volontà di fare squadra». In questo senso, ha rilevato il governatore, «una nuova riforma non rappresenta in sé e per sé la soluzione per cambiare la rotta» e «qualsiasi intervento deve essere conseguenza di una precisa definizione delle risorse economiche da destinare al Sistema sanitario regionale».
Il contributo dei professionisti e un processo di informatizzazione dovranno essere affiancati – ha detto Fedriga – da «una revisione dell’attuale assetto, individuando una equilibrata e coerente distinzione tra i processi delle strutture ospedaliere e del servizio territoriale, che però, ovviamente, devono mantenere la loro complementarietà. Tutto ciò prevedendo un unico punto di governo per la pianificazione, il coordinamento ed il controllo del Servizio sanitario regionale».
Sotto il profilo delle misure di protezione sociale, il governatore ha affermato che «l’inclusione sociale non deve essere sinonimo di assistenzialismo». Pertanto «una mano responsabile non estrae dalle tasche denaro pubblico per mantenere i figli inattivi, ma per contribuire alla loro formazione e al loro inserimento professionale, mentre interviene con più incisività per risolvere le difficoltà di chi, come nel caso degli anziani o dei disabili, richiede maggiori e più durevoli tutele».
Il governatore ha quindi tracciato in dettaglio la fisionomia di un “welfare nuovo”, articolato in sei punti, a partire dalla ridefinizione dei criteri di accesso ai servizi sociali e all’edilizia agevolata, «attribuendo il giusto peso agli anni di residenza in Friuli Venezia Giulia». In secondo luogo, il governo regionale perseguirà «l’autonomia della misura regionale del sostegno al reddito, anche per destinare parte dei fondi a supporto delle aziende e agevolare percorsi di inserimento o reinserimento lavorativo». La terza azione consiste nel potenziare le scuole dell’infanzia e mirare alla più alta copertura delle richieste, assegnando alla Regione un ruolo di primo piano nella definizione di percorsi mirati, anche sotto il profilo dell’organicità legislativa, ad accrescere la centralità della famiglia quale cardine della società. Altra priorità in ambito sociale indicata dal governatore è la valorizzazione dell’attività dei ricreatori e di tutte le realtà aggregative storicamente radicate sul territorio regionale, riconoscendone le funzioni educative, formative e di accompagnamento delle famiglie.
Infine, tre aspetti: la promozione dell’equità e l’uniformità territoriale del finanziamento regionale alle strutture residenziali per anziani, la ridefinizione e implementazione dell’integrazione fra Enti locali e Aziende sanitarie e un’articolazione più flessibile delle varie forme di contribuzione pubblica per favorire la domiciliarità delle persone anziane. Non è mancato, nell’ottica della prevenzione primaria alla salute delle persone, un riferimento alla Protezione civile regionale «nata dalle macerie della tragedia del 1976 e simbolo non solo della ricostruzione ma, direi forse soprattutto, della grande forza morale e della dignità del popolo friulano nello specifico e del Friuli Venezia Giulia in generale».
«Razionalizzare, ma anche semplificare» sono concetti guida per la nuova amministrazione regionale. «Una semplificazione – ha sostenuto Fedriga – che sia in primo luogo di carattere normativo, con l’approvazione di testi unici e l’istituzione di un nucleo interdirezionale che si faccia carico della sburocratizzazione». Secondo il governatore del Friuli Venezia Giulia, «alleggerire la macchina regionale, disporre di una legislazione chiara e garantire tempi certi sono obiettivi ineludibili per una Regione che intenda davvero essere punto di riferimento per cittadini e imprese».
«Consegnare ai nostri figli una regione più bella, più vivibile, più pulita, ma anche più prospera» è lo scenario indicato dal governatore in cui s’inserisce il programma sull’ambiente e le politiche energetiche. «Il recupero di siti inquinati e la dismissione di attività impattanti – ha indicato Fedriga – deve fare paio con la ricerca di un punto di equilibrio tra la difesa dell’ambiente e la libertà di fare impresa, senza dare luogo a sterili contrapposizioni, ma tentando sempre di salvaguardare i diritti di tutte le parti in causa». Sotto questo profilo «è necessario perciò superare le vecchie culture industriali del Novecento e promuovere gradualmente nuovi modi di pensare, nuovi stili di vita». A giudizio di Fedriga, dunque, «la sfida è innanzitutto culturale: dobbiamo abbandonare gli sprechi, consapevoli che le risorse non sono illimitate, e potenziare le fonti di energia alternativa anche attraverso quell’economia circolare che ne favorisce la conservazione».
Nell’illustrare le linee programmatiche del proprio mandato il governatore ha posto tra le priorità il tema delle infrastrutture, a partire dal sistema porto, aeroporto e rete autostradale. Per Fedriga «le infrastrutture, che devono da un lato offrire sbocchi a un sistema portuale in continua crescita e, dall’altro, stringere la presa in chiave turistica, con l’approdo di nuovi vettori a riempire lo scalo aeroportuale e con un’alta velocità ferroviaria a rappresentare un tassello fondamentale per la mobilità dei passeggeri».
Quanto alla rete autostradale, che per il governatore «nell’ultimo decennio ha già imboccato la via della riqualificazione», vanno ora «coniugate le esigenze degli utenti e delle imprese che realizzano i lavori di ampliamento». Fedriga ha poi posto l’accento sulla necessità di «perfezionare l’iter finalizzato all’ottenimento della futura concessione, oggi gestita da Autovie Venete, per la nuova società costituita di comune accordo con la Regione Veneto: un’operazione che consentirà di dare continuità a tutti i progetti in fase di attuazione, diretti a potenziare e migliorare la viabilità con il completamento della terza corsia».
Sui temi delle partecipazioni nei settori infrastrutturale, stradale, autostradale e aeroportuale definiti «cruciali al fine di posizionare il nostro territorio al centro delle dinamiche internazionali», Fedriga ha aperto ad ogni partenariato, con altri soggetti pubblici o privati, «purché fondato su benefici tangibili per la Regione e i suoi cittadini».
Nel programma di governo della Giunta Fedriga esposto in Consiglio regionale, lo stesso governatore ha evidenziato come «uniti dobbiamo affrontare un’altra delle grandi sfide di fronte alle quali siamo chiamati a dare risposte convincenti: la gestione dei flussi migratori. Un tema che ha acceso il dibattito non solo in campagna elettorale, la cui risoluzione, per ampiezza di portata e complessità, non può naturalmente esaurirsi entro i confini del Friuli Venezia Giulia. Sono tuttavia convinto – ha aggiunto Fedriga – che, anche in un quadro in cui Governo e istituzioni comunitarie recitano la parte dei leoni, la Regione debba tenere il punto, forte del mandato popolare che ha palesato i disagi di una politica di accoglienza diffusa bocciata senza appello da una larghissima fetta della cittadinanza».
Liberando il campo da possibili equivoci, il governatore si è dichiarato «fermamente convinto che ogni essere umano meriti di essere trattato con dignità e rispetto e su questo non tollero speculazioni. Ciò premesso, sono altrettanto consapevole che l’assenza di paletti a delimitare i confini tra il giusto orientamento umanitario di una comunità e l’assurda vocazione di questa a farsi carico di chiunque venga a bussare alle sue porte risulti nociva, quand’anche non potenzialmente letale. Chi entra illegalmente nel nostro Paese – ha quindi spiegato Fedriga – commette un reato» rispetto al quale, ha sottolineato, «non c’è possibilità di smentita. Far sentire la voce del Friuli Venezia Giulia nelle sedi opportune – ha annunciato il governatore – è dunque un compito che intendo assolvere personalmente per non venire meno agli impegni assunti e per lenire le situazioni di conflittualità generate da soluzioni del passato che ritengo, fuori da ogni giro di parole, assolutamente sbagliate».
Nel dettaglio, Fedriga ha parlato di «area di confine con numerosi punti nevralgici – penso in primo luogo al Porto di Trieste ma anche a valichi che, con l’allargamento dell’Europa, hanno perso la loro caratteristica originaria di filtri – e, di conseguenza, un territorio che necessita, ben più di altri, di maggiori attenzioni per prevenire che insorgano e, ove opportuno, vengano tempestivamente soppresse criticità che pongano a repentaglio la sicurezza dei cittadini. In tale prospettiva – ha proseguito il governatore – oltre a chiedere al Governo un maggior dispiegamento di Forze dell’Ordine, anche la Regione può giocare la propria partita, attraverso la valorizzazione della Polizia locale con il rispristino e il potenziamento degli standard minimi di servizio funzionali alla copertura di almeno tre turni, modulati sulle 24 ore per i Corpi che dispongano di più di 100 operatori, per 365 giorni all’anno».
L’ultimo passaggio sul tema ha riguardato l’installazione di telecamere, l’agevolazione delle attività di controllo del territorio, l’estensione alle Polizia Locale dell’esonero dal pagamento del canone di concessione delle frequenze radio e dei pedaggi autostradali sulla rete regionale, la creazione di sale operative, anche intercomunali, attive sulle 24 ore, e l’investimento per il passaggio dalle frequenze analogiche a quelle digitali, considerati «ulteriori tasselli sui quali intendo lavorare per garantire la massima efficienza a un mosaico che ritengo essenziale affinché ogni cittadino del Friuli Venezia Giulia si senta davvero libero in casa propria».
Il governo del territorio è uno dei temi che ha sotteso la definizione delle linee programmatiche da parte di Fedriga. La capacità di fare rete, in campo infrastrutturale, allontana il rischio di isolamento della regione, che, per il governatore, «si combatte anche con la connettività, essenziale per offrire servizi ai cittadini, competitività alle imprese e strumenti efficaci alle pubbliche amministrazioni. Fedriga ha poi parlato di un progetto per dare una visione futura del Friuli Venezia Giulia che sia «coerente anche sotto il profilo tecnico, non solo in termini di indirizzi politici, e capace di razionalizzare e fondere i numerosi Piani di settore in un unico Piano di governo del territorio». In materia di edilizia il presidente ha annunciato una semplificazione a partire dal codice varato nel 2009 «che ha meritoriamente già avviato uno snellimento procedurale e che, con nuovi e più decisi interventi, contribuirebbe ancor meglio all’operatività di tutti i soggetti». Infine, in materia di edilizia agevolata, verranno ridefiniti i criteri di accesso «attribuendo il giusto peso agli anni di residenza in Friuli Venezia Giulia».
«Il rilancio della competitività, dei consumi e dell’occupazione sono le sfide che demarcano il confine tra il successo e l’insuccesso di una qualunque amministrazione». In tema di lavoro, Fedriga ha annunciato «sostegno all’occupazione con interventi uniformi tra i diversi comparti», aggiungendo che «particolare attenzione andrà rivolta alla disoccupazione giovanile e a chi, a causa di crisi aziendali, è stato espulso dal mercato del lavoro». L’occupazione trova stretto legame, nelle parole del presidente, con il tema della formazione e dell’istruzione, punto su cui Fedriga ha annunciato la volontà di attuare il titolo V della Costituzione e la conseguente devoluzione delle competenze dallo Stato alla Regione. Obiettivo è quello di “garantire alle nuove generazioni una preparazione in linea con le richieste di mercato».
L’istruzione è poi stata affrontata tra i temi collegati alla vicinanza della Regione alla famiglia. «Potenziare le scuole dell’infanzia e mirare alla più alta copertura delle richieste» è uno degli obiettivi delineati dal governatore, che intende assegnare alla Regione un ruolo di primo piano nella definizione di percorsi mirati, anche sotto il profilo dell’organicità legislativa, per accrescere la centralità della “famiglia naturale”, ha precisato Fedriga, quale cardine della società.
Il presidente ha infine rimarcato l’intenzione di «valorizzare le attività dei ricreatori e di tutte le realtà aggregative storicamente radicate sul territorio regionale, riconoscendone le funzioni educative, formative e di accompagnamento delle famiglie».
Infine, la Regione darà risposte certe alle aspettative del mondo agricolo per quanto attiene al Piano di Sviluppo Rurale e al potenziamento del fondo di rotazione in materia di risorse agroalimentari e forestali. Fedriga ha sottolineato «la necessità di delineare una politica agricola regionale che non si limiti alla definizione dei soli strumenti operativi imposti dall’Unione Europea ma che supporti le realtà nella loro indispensabile evoluzione». Il governatore ha inoltre annunciato «un intervento straordinario sulle infrastrutture irrigue, sia di riconversione degli obsoleti sistemi a scorrimento – per risparmiare risorse – che di potenziamento delle superfici a sostegno della qualità dei prodotti».
Il presidente ha poi intrecciato un legame inscindibile tra agricoltura, ambiente e valorizzazione del territorio montano partendo dalla necessità di «ripristino delle aree degradate, incentivando la pulizia del territorio, sostenendo la valorizzazione delle zone montane e sviluppando condizioni atte a favorire il miglioramento del benessere animale». Fedriga ha definito la montagna – delega che il presidente ha avocato a sé – come «una risorsa per tutto il Friuli Venezia Giulia, non solo sotto il profilo turistico e imprenditoriale ma anche di riscoperta di profonde radici storiche e culturali».