Di Giovanni Greto
C’è molta Italia nel cartellone di Verona Jazz, che si snoda in cinque concerti dal 20 al 24 giugno, con inizio alle 21.15, nell’ambito dell’Estate teatrale veronese.
Verona Jazz decolla il 20 giugno con un duo italo-spagnolo formato da Paolo Fresu, alla tromba, al flicorno e all’elettronica e da Chano Dominguez al pianoforte. Entrambi abili improvvisatori, daranno vita ad un incontro tra il flamenco ed il Jazz. Chissà che non si possano risentire i “Flamenco Sketches” di davisiana memoria, o magari qualche melodia della canzone italiana felicemente flamencizzata.
Il 21 sarà la volta di un pianista e cantante italo-americano relativamente giovane (classe 1983), Peter Cincotti, originario di Cervinara, in provincia di Avellino. La sua musica è un easy-listening senza infamia né lode. A Verona si presenterà assieme al bassista Lex Sadler e al percussionista Joe Nero.
Due maturi musicisti italiani, che hanno inciso tre CD per la ECM, animeranno la serata di Verona Jazz del 22. Il sassofonista e clarinettista Gianluigi Trovesi ed il fisarmonicista Gianni Coscia presenteranno un progetto nato dall’amicizia di Coscia con Umberto Eco. Collegandosi al quinto romanzo dello scrittore scomparso, “La misteriosa fiamma della regina Loana”, Coscia ne muta il titolo in “La misteriosa fisarmonica della regina Loana”con il sottotitolo “La misteriosa musica della regina Loana”. Tutto questo per raccontare, non solo in musica, ma anche a parole, in un calembour di ironia e teatralità, storie padane che incuriosiscono e divertono nello stesso tempo.
Il 23 il cantante ed attore Massimo Ranieri salirà sul palcoscenico per interpretare le canzoni dell’album “Malìa. Napoli 1950-1960”, uscito nell’ottobre del 2015. Il termine malìa – magia, incantesimo, fascino, seduzione – che dà il titolo al disco, è scaturito dal testo di “Te voglio bene tanto tanto”, l’undicesima traccia in scaletta. Nel concerto si ascolteranno canzoni napoletane uscite fra la fine degli anni ‘50 e l’inizio dei ‘60, che ebbero molto successo nell’intimità dei Night Club e dei Piano-Bar, alcune addirittura espandendosi nel mercato internazionale. Ranieri sarà sostenuto da un quintetto jazz – Enrico Rava, tromba e flicorno; Stefano Di Battista, sassofoni alto e soprano; Rita Marcotulli, pianoforte; Riccardo Fioravanti, contrabbasso; Stefano Bagnoli, batteria – confermando una tendenza da tempo in uso di parecchi cantanti di musica leggera del passato – vedi ad esempio Gino Paoli – a cercare nuova linfa attraverso il Jazz.
Conclusione di Verona Jazz il 24 con un trio di tutte stelle composto da Dave Holland (contrabbasso), Chris Potter (sax tenore) e Zakir Hussain (tabla). Ci sarà molta libertà improvvisativa, vista l’assenza di una tastiera o di una chitarra e la presenza di un tablista – e che tablista! – al posto di una batteria. Dave Holland ha suonato con molti maestri del jazz – un nome su tutti Miles Davis, nel periodo della svolta elettrica – e ha sempre dimostrato una sapienza intellettiva nel dirigere disparati gruppi come leader. Zakir Hussain è il talentuoso figlio del leggendario Ustad Alla Rakha, conosciuto per esser stato il fedele compagno musicale di Ravi Shankar, oltre a dimostrare un virtuosismo inarrivabile nel percuotere il difficile strumento indiano: una coppia di tamburi di terracotta o legno sui quali è tesa una pelle naturale che permette di creare differenti sfumature sonore. Tra le collaborazioni di Zakir spicca quella nel gruppo Shakti con il chitarrista inglese John McLaughlin.
Chris Potter gode di un lusinghiero successo – è richiestissimo come side man – anche se è leader di numerosi progetti. E’ un sassofonista tecnico, ma nello stesso tempo creativo. E’ dotato di un suono caldo, pastoso, che richiama quello dei grandi protagonisti dello strumento nella storia del Jazz.