Domenica 20 maggio 2018 (ore 15.30; repliche martedì 22 maggio, ore 19.00; giovedì 24 maggio, ore 20.00; domenica 27 maggio, ore 15.30) “Salome” torna al Teatro Filarmonico, dopo diciotto anni di assenza, l’atto unico di Richard Strauss dalla pièce di Oscar Wilde, considerato il primo grande capolavoro musicale del Novecento europeo.
Con questo titolo la Fondazione Arena di Verona corona una stagione lirica di successo, in attesa che prenda il via il Festival estivo areniano. “Salome” è proposta in un nuovo allestimento affidato alla regia di Marina Bianchi, con le scene di Michele Olcese, i costumi di Giada Masi, i movimenti coreografici di Riccardo Meneghini, il lighting design di Paolo Mazzon e i video di Matilde Sambo.
Nel cast debuttano giovani talenti e artisti internazionali che per la prima volta si esibiranno a Verona con l’Orchestra areniana, a cominciare dal Maestro Michael Balke, giovane direttore tedesco molto attivo in patria, negli Stati Uniti e in Giappone, dove da anni esplora sia il repertorio sinfonico che quello operistico.
“Com’è bella stanotte la principessa Salome!” è il primo verso dell’atto unico di Oscar Wilde, scritto in francese nel 1893 e fiore del Decadentismo di fine secolo, fedelmente trasposto in musica da Richard Strauss nella traduzione di Hedwig Lachmann. E sin dalle prime note il compositore bavarese trasporta il pubblico in una notte orientale, ipnotica e malata, in cui la fremente figliastra di Erode danza seducente al chiaro di luna. Sensualità e presagio di morte convivono per tutta l’opera di Strauss fino alla celebre “Danza dei sette veli”, il solo mezzo che la protagonista conosce e usa per ottenere ciò che più desidera: baciare le labbra di Giovanni Battista, anche facendo mozzare la testa del profeta. Il culmine dell’estasi amorosa, illuminata da un’orchestra ricchissima di colori e nuance, coincide con il macabro rito che costerà la vita alla stessa Salome.
Il soggetto scabroso, riportato anche nei Vangeli, causò non poche difficoltà al compositore, che dovette attendere il 9 dicembre 1905 per la prima rappresentazione a Dresda, dopo numerosi rifiuti da parte di teatri più centrali degli imperi prussiano e austroungarico. Con “Salome” Strauss – che godeva della stima del Kaiser e dei colleghi di tutta Europa, e si era già cimentato in due titoli operistici oltre agli importanti poemi sinfonici tuttora in repertorio – sfidava il pubblico con un contenuto provocatorio, mettendo al servizio dell’opera tutto il suo mestiere di fine orchestratore. Ne uscì un atto unico di incessante invenzione melodica e timbrica, tra sinuose melodie e graffianti dissonanze in perfetto equilibrio, per creare l’alone lunare, seducente e inquieto che circonda la fanciulla, ebbra di desiderio. Nonostante il veto persistente di molti teatri anche all’estero, il successo di Salome, accompagnato dallo scandalo, fu e resta travolgente.
Al Teatro Filarmonico di Verona, “Salome” torna a diciotto anni di distanza dall’unica presenza nei cartelloni di Fondazione Arena e lo fa in una veste tutta nuova. Sul podio, debuttante a Verona e nel titolo ma non digiuno del teatro musicale di Strauss, il Maestro Michael Balke: «Questa è la mia prima Salome, anche se ho già diretto Elektra e Der Rosenkavalier. Amo molto gli autori a cavallo tra Ottocento e Novecento, tra Impressionismo ed Espressionismo, come Schrecker e Korngold. In prova c’è un bel clima e molta energia: è un piacere lavorare con questo cast e questa Orchestra. In particolare stiamo curando molto il testo, indispensabile perché Strauss, in ogni battuta, affida allo strumentale un sottotesto che ne rivela il vero significato o anticipa gli avvenimenti. Voglio esaltare ognuno dei colori dell’ensemble orchestrale e dei Leitmotiv dell’opera, che guidano il pubblico e i cantanti nell’inconscio dei personaggi, tra realtà e sogno, anche quando mentono o non cantano affatto».
La regia è di Marina Bianchi, esperta curatrice del teatro di Strehler, Nekrosius, Cavani, Vick, Ronconi, e già creatrice a Verona di un Dido and Æneas di Purcell. Dopo la ripresa da Vick di Manon Lescaut in marzo, torna per firmare in prima persona questa nuova produzione con le scene di Michele Olcese e il lighting design di Paolo Mazzon e con la collaborazione di giovani artisti, quali la costumista Giada Masi, il coreografo Riccardo Meneghini e la videomaker Matilde Sambo, tutti al loro debutto veronese.
«Salome è il mito femminile, trasgressivo, folle, notturno, magico e inafferrabile – afferma la regista – ma è anche e soprattutto una giovane donna, allevata in un ambiente deviato da una madre incestuosa e lussuriosa, e un patrigno corrotto dalla cupidigia. Come tutti gli adolescenti, non ha ancora delineato in sé esatti confini di genere e brama nell’unico modo che conosce: il desiderio carnale. In quest’opera affollata di triangoli relazionali, Salome desidera Jochanaan, l’uomo puro, l’asceta al di sopra degli impulsi della carne e del vizio, proprio perché il profeta è la nemesi di Erode. La mancata soddisfazione del piacere innesca un cortocircuito di vendetta. Con Michele Olcese, Giada Masi, e insieme a Paolo Mazzon e Matilde Sambo, abbiamo concepito questa notte di incubi e visioni sotto una luna che a poco a poco diventa sangue».
Sul palcoscenico del Teatro Filarmonico la bellezza fatale di Salome sarà portata in scena dal soprano Nadja Michael (20, 24, 27/05), per la prima volta a Verona, e Madina Karbeli (22/05) già apprezzata in ruoli belliniani nelle ultime due stagioni liriche, mentre Jochanaan, il Battista, sarà Fredrik Zetterström, baritono svedese dal vastissimo repertorio, anch’egli al suo debutto al Filarmonico. Anna Maria Chiuri torna nei panni di Erodiade dopo l’acclamata Adalgisa in Norma del 2017. Debuttante con Fondazione Arena anche il giovane tenore veronese Enrico Casari, che interpreterà il capitano Narraboth, follemente innamorato di Salome.
Completano il cast Belén Elvira come Paggio di Erodiade, i Cinque Giudei di Nicola Pamio, Pietro Picone, Giovanni Maria Palmia, Paolo Antognetti, Oliver Pürckhauer, i Due Nazareni di Romano Dal Zovo e Stefano Consolini, i Due soldati di Costantino Finucci e Gianfranco Montresor, l’Uomo della Cappadocia di Alessandro Abis e lo Schiavo di Cristiano Olivieri.
La produzione vede impegnati l’Orchestra e i Tecnici dell’Arena di Verona.