Addio Confindustria. Firmato Luxottica di Leonardo Del Vechio. Dopo l’uscita del gruppo Fiat del 2012, sono stati in molti gli industriali di peso a seguire l’esempio di Sergio Marchionne, scegliendo di uscire dal sistema di rappresentanza imprenditoriale costituito da quella che fino a poco tempo fa era la più grande ed autorevole organizzazione sindacale degli imprenditori.
In un tessuto produttivo caratterizzato sempre più da piccole e medie imprese, Confindustria assomiglia ad una sorta di moloch ingessato dall’avere al suo interno una base sempre più costituita dai grandi gruppi dell’industria ad azionariato pubblico (come Eni, Enel, Acea, Poste, Terna), che hanno esigenze, politiche ed economiche, spesso differenti da quella di una normale impresa che deve competere su mercati sempre più competitivi.
Dal 2012 ad oggi, gli iscritti a Confindustria sono calati dell’11% e ad uscire non sono stati solo le Pmi, storicamente sottorappresentati all’interno della categorie, ma realtà molto grandi come Salini Impregilo, Amplifon, le Cartiere Pigna, Morellato, Gruppo Ferretti, Kerakoll, Fincantieri. E ora anche Luxottica.
L’uscita dell’industria di Del Vecchio dal sistema confindustriale peserà molto sulle territoriali del NordEst, Trento, Treviso e, soprattutto, Belluno, quest’ultima l’associazione di dimensione più piccola rispetto alle altre, che dovrà fronteggiare un taglio alle proprie entrate aggirantesi attorno al 30% circa. L’addio di Luxottica (che resterà comunque iscritta all’associazione di categoria Anfao per mantenere il contratto di settore) rappresenta l’ennesima, pesante ferita nell’intero sistema confindustriale e sulla sua capacità di rappresentare appieno il sistema produttivo nazionale. A questo proposito, significativa la dichiarazione del vicepresidente del gruppo Luigi Francavilla, nell’argomentare l’uscita da Confindustria: «ci siamo sentiti isolati e dunque continueremo ad esserlo», facendo riferimento ad una sensazione «d’abbandono» che si protrae da anni.
Intanto, per Confindustria Belluno-Dolomiti diventa imperativa la ristrutturazione organizzativa e l’accorpamento con quelle confinanti, ad iniziare da quella di Treviso e Padova che hanno già avvitato le attività di fusione, nell’ottica di arrivare ad un’unica rappresentanza regionale e, in un futuro, in un ottica di rappresentanza macroregionale del NordEst così come ha fatto poche settimane fa la Cna del Triveneto.