2017 da dimenticare per pesche e nettarine italiane. E’ quanto emerso dal convegno “Forum peschicoltura europea”, promosso dal Cso insieme a Macfrut, in occasione della XXXV edizione della fiera italiana dell’ortofrutta a Rimini.
Una produzione superiore alla media ha fatto scendere il prezzo medio della produzione fino a 0,25 euro al chilo, mettendo in ginocchio i produttori, soprattutto quelli nell’area Adriatica, convincendoli a diminuire o a convertire le superfici dedicate alle pesche. Un problema che non ha coinvolto solo i produttori italiani, dato che cali importanti di prezzo si sono registrati anche in Spagna e in Grecia. Per questo motivo la tematica è stata affrontata mettendo a confronto rappresentanti europei sulle prospettive relative alla nuova stagione 2018, cercando di capire se, a livello europeo, sia possibile lavorare per una programmazione di più ampio respiro che garantisca maggiore soddisfazione al produttore, faccia aumentare i consumi interni e vada alla ricerca di mercati stranieri.
«Il 2017 è stato un anno terribile per gli agricoltori di pesche italiani – ha confermato Elisa Macchi di Cso Italy – con produzioni superiori alla media (+9% di pesche, +26% di percoche e +5% di nettarine). La crescita si deve in gran parte all’incremento della produzione nel Sud Italia. Per quanto riguarda le previsioni relative al 2018, quelle definitive saranno rese note il 24 maggio in Spagna, per ora possiamo dare solo indicazioni di massima che, però, già registrano un calo di produzione rispetto alla scorsa annata e quindi per i produttori potrebbe essere una stagione meno drammatica dello scorso anno. Per il Nord è difficile dare indicazioni perché si parla di 7 o 8 giorni in più di raccolta. Al Sud, invece, stimiamo un -33% di precocissime, un -15% di precoci e un -25% di pesche tardive. Nell’Italia Centrale un -15% di pesche, un 12% di percocche e un -16% di nettarine».
Negli ultimi tre anni l’Italia ha perso il 12% di export nelle pesche e il prezzo è calato del 5%. Anche la Spagna non sta meglio a costo medio di produzione (che ha toccato 0,14 euro al chilo), ma dalla sua parte ha performance di export molto alte e in continua crescita con la Germania come primo paese di destinazione, seguita dalla Francia.
A parlare di squilibrio strutturale è stato Javier Basols (Cooperativas Agro Alimentarias Espana) che ha dato come dato positivo la previsione di un calo del 10% della produzione totale di pesche spagnole. «Ci preoccupa anche il calo dei consumi di pesche in Spagna – spiega Basols – da 7/8 chili all’anno procapite di qualche anno fa siamo passati a 4 chili. E su 50 milioni di abitanti sono milioni di chili di produzione persa. Va tentato di recuperare anche il mercato interno, lavorando sulla qualità e sulla comunicazione».
Restando sul prezzo medio alla produzione, anche la Grecia nel 2017 non è andata meglio. «Grande delusione per i produttori nel 2017 – ha spiegato Christos Giannakakis delle Cooperative agricole di Imathia – che sono arrivati a prendere 0,15 centesimi al chilo con gravi perdite. Per il 2018 anche noi prevediamo cali di produzione dovuti soprattutto alle condizioni meteorologiche avverse che hanno danneggiato almeno 13.000 ettari coltivati a pesche».