«Il lavoro per i giovani in Friuli Venezia Giulia è possibile e realmente alla portata di mano. Ma occorrono scelte formative da parte di ragazzi e famiglie fatte con un occhio concreto al domani. Sul nostro territorio ci sono istituti e centri formativi di eccellenza per farlo: eppure il numero di diplomati è inferiore a quello di cui le aziende abbisognano». Lo afferma con convinzione Saverio Maisto, direttore di Comet Cluster davanti alle previsioni occupazionali in Friuli Venezia Giulia.
Stando ai dati di Federmeccanica, nei prossimi 5 anni il NordEst avrà bisogno di circa 30.000 nuove risorse. «Ci aspettiamo personale formato – sottolinea Maisto – ad alta competenza tecnica: oltre il 22% laureati e fra questi ingegneri, specialisti informatici e della meccanica di precisione; e oltre il 40% diplomati come tecnici in campo ingegneristico, informatico ma anche amministrativo. Le famiglie e i ragazzi hanno davanti a sé una potenzialità determinante per lo sviluppo». Ma, ricorda Maisto, «attualizziamo anche la nostra visione: l’operaio specializzato, oggi, non è una figura di basso profilo. Le sue competenze e il luogo in cui lavora sono completamente diversi rispetto al passato: la qualità del lavoro è decisamente alta e qualificante».
Il direttore di Comet Cluster riporta i dati dell’indagine congiunturale di Federmeccanica recentemente pubblicata: «c’è una fase espansiva nell’industria metalmeccanica – evidenzia Maisto – iniziata nel 2014 e che si sta consolidando tendenzialmente nel 2018. Nel quarto trimestre dell’anno appena trascorso la crescita è stata del 4,3% rispetto allo stesso periodo del 2016. Le esportazioni, con un +6,3%, stanno sostenendo questo trend rafforzatosi del +7% verso l’Europa che assorbe il 55% dell’export diretto complessivo». Ma per stabilizzare questa crescita serve la materia prima fondamentale dell’impresa: le risorse umane.
Il settore della metalmeccanica in Friuli Venezia Giulia rispecchia, se non migliora, i dati nazionali. Però come, e purtroppo forse più del dato nazionale, ha anche il gap sconfortante della mancanza di risorse formate: «ci sono aziende – conclude Maisto – che stanno rinunciando a commesse e a potenzialità di sviluppo perché non riescono a trovare giovani preparati per allargare gli organici». Su oltre 8.500 studenti che si diplomano in Regione, quelli che hanno seguito un indirizzo tecnico professionale di reale e concreto interesse per le aziende non arriva al 19% del totale. Solo in Provincia di Pordenone arriva al 24%. E’ necessario invertire al più presto questi numeri, anche utilizzando meglio i percorsi d’indirizzo formativo, per evitare forti squilibri sociali tra una società con giovani disoccupati perché non formati adeguatamente e imprese che non riescono a crescere perché non trovano le professionalità necessarie.