L’aumento delle aliquote IVA rischia di alimentare una spirale recessiva che compromette i segnali di ripresa dell’agroalimentare, dove i consumi, a fronte di una produzione in crescita, restano ancora al palo. E’ questo l’allarme lanciato a “Nasce Filiera Italia: alle origini del Made in Italy” l’incontro che si è tenuto al Cibus organizzato per il varo di “Filiera Italia”, la nuova realtà associativa che unisce, per la prima volta, la produzione agricola e l’industria italiana che pone al centro della sua missione la difesa dell’eccellenza, l’unicità e l’autenticità del modello agroalimentare italiano, che fonda il suo successo sul legame intimo e virtuoso fra Industria e produzione agricola.
Il pericolo dell’aumento dell’Iva riguarda beni di prima necessità come carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con aliquota al 10% e il vino e la birra al 22% che rappresentano componenti importanti nei consumi delle famiglie con la spesa alimentare che – sottolinea “Filiera Italia” – è la principale voce del budget delle famiglie dopo l’abitazione con un importo complessivo di 215 miliardi ed è quindi un elemento fondamentale per la ripresa dell’economia.
A preoccupare “Filiera Italia” nell’attuale fase di crisi è la mancanza di una presenza italiana autorevole a livello internazionale dove si giocano interessi rilevanti per l’agroalimentare “Made in Italy”. Un settore che pesa per il 17% sull’economia italiana e che è la seconda voce del Pil nazionale. I tagli al bilancio comunitario, appena annunciati, rischiano di costare cari all’Italia e all’agroalimentare nazionale. L’impegno di “Filiera Italia” è rivolto anche alla difesa delle eccellenze nazionali sui mercati esteri dove si è assistito ad un proliferare di attacchi, dall’“italian sounding” al sistema di etichettatura a semaforo che si sta affermando in molti Paesi Europei, con effetti distorsivi sulla concorrenza che vanno fermati. Un sistema sostenuto dalla lobby della chimica che finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole e che hanno reso l’Italia il paese più sano al mondo, per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.
Se le etichette a semaforo sono fuorvianti per il consumatore e discriminatorie sulle reali caratteristiche degli alimenti a danno dei prodotti simbolo dell’Italia, il valore del falso “Made in Italy” agroalimentare nel mondo – sottolinea “Filiera Italia” – ha raggiunto i 100 miliardi sottratti all’esportazioni nazionali. Una pirateria agroalimentare internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale. Un furto di identità che i recenti accordi di libero siglati dall’Unione Europea rischia di legittimare per molti prodotti in numerosi Paesi.
Alla presentazione di “Filiera Italia” ha partecipato il Commissario europeo all’agricoltura, Phil Hogan, ospite dello stand della nuova realtà associativa, che ha ricevuto i vertici della nuova organizzazione promossa da Coldiretti, Ferrero, Inalca/Cremonini, Consorzio Casalasco (Pomì e De Rica), Bonifiche Ferraresi, Ocrim, Farchioni Olii, Cirio agricola, Donna Fugata, Maccarese, OL.Ma, Giorgio Tesi Group, Terre Moretti (Bellavista) e Amenduni.
Presidente di “Filiera Italia” è Luigi Cremonini, mentre vicepresidente è Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti; consigliere delegato è Luigi Scordamaglia. L’eurodeputato Paolo De Castro è il presidente del comitato scientifico.