La provincia di Trento ha diffuso il rapporto sullo stato di salute della popolazione locale aggiornato al 2017, anche con la suddivisione di genere perché la risposta alle condizioni di lavoro e alle patologie tra maschi e femmine è spesso diversa.
Complessivamente, lo stato di salute della popolazione maschile e femminile del Trentino è buono e i determinanti socio-economici della salute rappresentano uno dei molti punti di forza: rispetto alla media italiana, in Trentino ci sono meno problemi sociali, più lavoro, il reddito è maggiore e distribuito in maniera più equa, la qualità dell’istruzione è buona, così come quella del servizio sanitario e l’ambiente naturale è una preziosa risorsa per la salute.
Sarebbe comunque un errore ritenere che non ci siano problemi. Rimane una minoranza di popolazione, consistente e stabile nel tempo, che presenta uno stile di vita rischioso per la salute. Una persona su quattro fuma e una su tre consuma alcol in maniera nociva alla salute. Oltre una persona su tre è in sovrappeso, solo una su otto mangia le 5 porzioni di frutta e verdura come raccomandato e una su sei conduce uno stile di vita sedentario, non raramente in maniera inconsapevole. Per molti di questi fattori di rischio si evidenzia inoltre un gradiente socio-economico che vede penalizzati i ceti meno abbienti o meno istruiti, ponendo anche un problema di equità e di giustizia sociale. Questi fattori aumentano significativamente il rischio di ammalarsi di malattie cardiovascolari, di tumori e di altre malattie croniche o di morire per un incidente, a loro volta alla base della maggioranza dei decessi evitabili che si verificano ogni anno in Trentino (circa 700 decessi/anno entro i 75 anni di età).
Il confronto di genere fa emergere alcune peculiarità in tutti gli ambiti analizzati. Le donne vivono più a lungo degli uomini, ma trascorrono anche più anni in condizioni di disabilità. A questo proposito la raccomandazione dell’OMS è di andare “oltre il vantaggio della longevità” delle donne e concentrarsi maggiormente sugli anni vissuti in buona salute, per aggiungere non solo anni alla vita ma vita agli anni, come recita anche uno degli obiettivi del Piano salute del Trentino.
Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale impegnarsi anche per un miglioramento dei determinanti sociali che si ripercuotono sulla salute. Si tratta quindi, non solo di fornire assistenza sanitaria in caso di malattia, ma anche di promuovere la salute, a partire da quelli che sono i fattori principali che la condizionano come l’istruzione, il lavoro, il reddito, ambiti in cui nel confronto nazionale il Trentino risulta ai primi posti, ma nei quali persistono profonde disuguaglianze tra uomini e donne. Anche in Trentino, per esempio, rispetto ai loro compagni maschi, le femmine raggiungono risultati migliori nell’ambito della lettura, ma hanno maggiori problemi in ambito matematico e scientifico. In generale le donne hanno risultati migliori a scuola e accedono più frequentemente all’università ma questo non si riflette nell’accesso al mondo del lavoro, dove le donne sono piùspesso disoccupate, precarie e impiegate involontariamente in lavori part-time, guadagnando di conseguenza meno degli uomini (ragione della disparità di reddito).
Oltre che dai determinanti sociali, la salute è condizionata fortemente anche dallo stile di vita, vale a dire dai comportamenti individuali legati alla salute come il fumo di tabacco, il consumo di alcol, l’attività fisica e l’alimentazione. In questo ambito, le donne si trovano in una posizione privilegiata, fatto che spiega, almeno in parte, la loro maggiore longevità: rispetto agli uomini, le donne mangiano meglio e sono più raramente in sovrappeso o obese, fumano di meno (ma quelle che fumano fanno più fatica a smettere) e bevono meno alcol (però lo stigma sociale è maggiore per le donne che hanno un problema di alcol e questo rappresenta un possibile ostacolo a una presa in carico).
Importante osservare che oltre alle differenze tra i generi esistono anche forti disuguaglianze all’interno dei due generi in base al reddito e all’istruzione. “Le donne” e “gli uomini” non sono gruppi omogenei, diseguaglianze di genere e gradiente sociale si incrociano: ci sono sottogruppi che meritano particolare attenzione come, per esempio, immigrate e richiedenti asilo, Sinti e Rom, prostitute e detenute.
Le cause di morte più frequenti sono le malattie cardiovascolari per le donne e i tumori per gli uomini, a differenza di quanto percepito della popolazione che di solito attribuisce ai tumori una rilevanza maggiore rispetto alle altre cause di mortalità femminile. Le peculiarità genere-specifiche sono particolarmente importanti a proposito dell’infarto del miocardio e ictus, dove la sintomatologia può essere diversa nelle donne, un fatto di cui sia il personale sanitario che la popolazione devono essere consapevoli per non ritardare la diagnosi. Occorre quindi realizzare corsi di formazione per il personale sanitario e campagne informative per la popolazione.
Importanti differenze di genere si osservano anche riguardo ai traumi, tra le principali cause di accesso in pronto soccorso, di ricovero in ospedale e di decesso. Gli uomini hanno un rischio maggiore delle donne di incorrere in un infortunio di lavoro o in un incidente stradale (in particolare se mortale). Per quanto riguarda la violenza di genere, circa due donne al giorno sporgono denuncia.
Altre differenze sono legate agli aspetti comunicativi. Generalmente le donne parlano più liberamente dei loro problemi emotivi e psicologici con il rischio che eventuali malattie organiche sottostanti vengano tralasciate perché risultano in primo piano aspetti mentali, mentre negli uomini succede l’opposto: non parlano delle emozioni, quindi sindromi depressive non sono trattate appropriatamente. L’aspetto comunicativo potrebbe anche essere alla base delle differenze nella presenza dei sintomi di depressione, più frequentemente registrate nelle donne.