Le Pmi del Centro Nord ed in particolare quelle del NordEst sono tornate a ruggire e trainano la ripresa nazionale assieme a quelle del NordOvest, dove si assiste ad una decisa crescita di nuove attività. I risultati sono contenuti nel terzo Rapporto Pmi del Centro-Nord, curato da Confindustria e Cerved, presentato a Bologna.
Le Pmi del Centro-Nord hanno ritrovato solidità e con essa si assiste ad una ripresa degli investimenti da qui al 2019, all’interno di uno scenario di lento, progressivo miglioramento. Guido Romano, responsabile Studi economici Cerved, illustra alcuni numeri: «se nella prima edizione parlavamo del conto della crisi, oggi siamo a misurare la velocità della ripresa su una platea di 118.000 imprese di capitali (l’81,5% delle 145.000 Pmi presenti in Italia tra i 10 e i 250 addetti) che si conferma la spina dorsale della nostra economia, perché vale 740 miliardi di euro di fatturato, il 13,5% del Pil del CentroNord e oltre 3,2 milioni di occupati».
Analizzando i dati di bilancio dal 2007 al 2016 con proiezioni fino al 2019, la ricerca mette in luce anche alcune ombre. Nonostante i segnali di recupero dell’economia e della fiducia (ricavi in ascesa per il quarto anno consecutivo, miglioramento dei margini, calo dei fallimenti, dei tempi di pagamento e della leva finanziaria, rafforzamento della capitalizzazione), resta ancora ampia la distanza dai livelli di redditività pre-crisi per le Pmi industriali (dai 17 punti del NordEst ai 26 del NordOvest fino ai 39 punti del Centro) e sono marcate le differenze tra le diverse regioni in termini di capacità reattiva. Comune la difficoltà delle nuove imprese (62.000 le “newco” nel 2017) a fare il salto dimensionale da start-up a società strutturata capace di creare ricchezza e occupazione. Sono Trentino-Alto Adige (prima regione per crescita di imprese e ricavi), Veneto e Piemonte i territori con i migliori risultati, mentre la Lombardia si conferma la più solida per apparato produttivo. Umbria e, soprattutto, Lazio sono lontane oltre 40 punti dai margini del 2007.
Secondo Massimo Sabatini, direttore politiche regionali di Confindustria, «sarà il NordEst a trainare l’ulteriore, graduale accelerazione prevista sia per il 2018 sia per il 2019», con un recupero dei margini attorno al 7% sul versante adriatico contro un 5% nel NordOvest e tassi sotto al 4% nel Centro Italia. SI assiste anche ad un miglioramento del rapporto tra debiti finanziari e capitale netto ovunque e tassi di ingresso in sofferenza che torneranno ai livelli pre-crisi, con il risultato che le 51.000 Pmi di capitali classificate da Cerved “a rischio default molto basso” di attivare finanziamenti fino a 94 miliardi di euro per nuovi investimenti. Di queste 51.000 imprese, oltre 10.000 sono realtà industriali ad alta automazione, che potrebbero aumentare in tutta sicurezza l’indebitamento di 30 miliardi di euro e dare così l’innesco a una diffusione capillare della rivoluzione di “Impresa 4.0”.
«Sono numeri che parlano di un potenziale enorme per la ripresa, dopo anni di crisi che hanno decimato le nostre aziende – sottolinea Stefan Pan, vicepresidente per le Politiche regionale e coesione territoriale di Confindustria e presidente di Confindustria Trentino Alto Adige – e che richiedono ora un ulteriore gioco di squadra per dare ossigeno al Patto per la competitività. Noi facciamo la nostra parte, ma vogliamo cominciare a sentir parlare a Roma di programmi di Governo, non di chi governa. E dobbiamo unire le nostre forze con quelle dei colleghi tedeschi e francesi perché a Bruxelles sono in gioco oltre mille miliardi di euro per le future politiche europee».