Solenne bocciatura del centro studi di Confindustria rispetto al reddito di cittadinanza propugnato dal M5S, proposta che ha consentito alla formazione di Grillo di fare cappotto nelle regioni dove maggiore è la sensibilità all’assistenzialismo di Stato.
Secondo Confindustria, il reddito di cittadinanza «potrebbe costare molto (30 miliardi o più secondo varie stime, rispetto ai già elevati 17 miliardi prospettati dal M5S) e comportare uno spreco ingente di risorse pubbliche». Secondo l’analisi, lo strumento che i grillini vogliono introdurre si caratterizza «per una scarsa precisione nella definizione dei requisiti reddituali di accesso e per la mancanza di soglie patrimoniali, fattori che comporterebbero l’erogazione a favore anche di individui che poveri non sono». Insomma, si ripeterebbe quell’infornata di pensioni sociali per invalidità inesistenti stranamente concentrate in certe aree del Mezzogiorno italiano.
Il reddito di cittadinanza prevede un sostegno quattro volte più generoso rispetto al Rei, 780 euro al mese anziché 188. Un importo tanto elevato avrebbe inoltre un effetto negativo per il mercato del lavoro. «Se lo Stato garantisse un reddito di 800 euro al mese – scrivono i tecnici dell’associazione degli imprenditori – sarebbe forte il disincentivo ad accettare un’offerta o mantenere un lavoro che paga meno di questa cifra, ma anche di 1.000 euro (o forse più), dato che, in assenza di meccanismi correttivi, il guadagno netto sarebbe solo di 200 euro».
Di fatto, si assisterebbe ad una nuova infornata tra le schiere dei lavoratori pubblici e parapubblici di nuovi soggetti, così come avvenuto nel passato con i “LSU”, i lavoratori socialmente utili, peggiorando sensibilmente la rigidità del mercato del lavoro.