Emozioni e suggestioni a Venezia per il festival del Palazzetto Bru Zane dedicato al grande compositore francese.
Di Giovanni Greto
Grande successo per il concerto “Gounod Gotico” interpretato in modo incantevole dal dal coro della Radio fiamminga, diretto da Hervé Niquet nell’ambito dei nove concerti in programma per il festival “Charles Gounod, mistico o sensuale”, proposto dal Palazzetto Bru Zane nella spaziosa sala capitolare della Scuola grande di San Giovanni evangelista.
Il pubblico numeroso ed attento, che circondava i musicisti, posizionati al centro della sala, ha seguito con trasportoil repertorio di musiche sacre eseguito dal coro fondato nel 1937, un gruppo vocale di livello altissimo, applaudito sia in Belgio, sia all’estero e che collabora con il Palazzetto Bru Zane, non solo attraverso gli appuntamenti dal vivo, ma partecipando altresì alle incisioni di vari CD con libro, come l’ultimo, uscito di recente, “Charles Gounod et le prix de Rome”.
In poco più di un’ora di musica, si sono ascoltate la “Messe Vocale” e “ Les Sept Paroles de Notre Seigneur Jésus-Christ sur la Croix”, accanto ad alcune trascrizioni di composizioni di Giovanni Pierluigi da Palestrina (“Paucitas dierum”), W. A. Mozart (“Ave verum”) e J. S. Bach (“Parce et Hosanna sur un choral et une fugue de Bach”).
Come si legge nelle note al programma, stilate da Gérard Condé, Gounod (1818-1893) aveva vinto un primo “ Grand Prix de Rome” nel 1839 e si era da poco stabilito a Villa Medici, allorché scoprì, rimanendone colpito ed affascinato, l’asprezza dei mottetti di Palestrina, cantati alla Cappella Sistina nell’occasione della settimana Santa dell’aprile del 1840. Tale ascolto lo indusse a ritornare alla fede, ipotizzando perfino di prendere i voti e, vedendo che le porte dei teatri non gli si aprivano, decise di non comporre altro che musica religiosa.
La “Messe vocale” (1843) fu composta su commissione per una Messa corale a cappella a 5 voci miste “lavorata quasi – sono parole dell’autore – nello stile della Cappella Sistina”. Ogni preghiera, ad eccezione del “Sanctus” è preceduta da un’invocazione presa in prestito dagli “Alleluia” delle messe e dei vespri dedicati alla Vergine. Si tratta di mottetti intitolati “Coral”, che presentano una melodia armonizzata prima nello stile della corale, per poi riapparire più volte, come un “cantus firmus”, nel corso della preghiera, in relazione a determinate parole.
“Les Sept Paroles de Notre Seigneur Jésus-Christ sur la Croix”, furono composte nel 1855, poco prima del completamento della “Messe solennelle en l’honneur de Sainte-Cecile”. Sono dedicate a Monsignor Sibour, arcivescovo di Parigi, il quale aveva affermato che le virtù della musica palestriniana riguardavano il carattere specifico della musica sacra. Gounod in persona realizzò il libretto, a partire dalla traduzione latina dei vangeli nella “Vulgata”. Ebbe cura di collocare ogni parola elaborando una narrazione ellittica delle ultime ore della Passione di Cristo. La tonalità generale è Fa maggiore; i toni vicini e i loro relativi offrono risorse sufficienti all’economia di una partitura sobria negli effetti. Le sezioni armoniche si alternano a sezioni contrappuntistiche (canoni o imitazioni). La scrittura sillabica e i melismi sono talvolta dettati dal senso delle parole.
Assieme ai 24 cantanti del coro – sei soprani, sei contralti, sei tenori, sei bassi, – ha interagito, con eleganza e classe, impegnato altresì in brani esclusivamente strumentali, l’organista François Saint-Yves, artista richiestissimo, chiamato con regolarità dal Coro della Radio Fiamminga e dalla Brussels Philarmonic, entrambi diretti da Hervé Niquet, per progetti dedicati alla musica romantica francese in collaborazione con il Palazzetto Bru Zane nella collana “Portraits”.